Intervista a
Giuseppe Cassavia, sindaco di Tursi nel
periodo 01/12/1993 - 26/03/1997
Un
suo breve cenno biografico.
Meglio
conosciuto come Peppino Cassavia, sono nato a Tursi nel 1945, e mi considero un
Tursitano verace. Felicemente sposato e padre di quattro figli, tre maschi ed
un femmina. Per circa 17 anni ho lavorato nel complesso industriale della
Valbasento a Pisticci, prima dell'esperienza politica alla guida del comune di
Tursi.
Come
è iniziata la sua carriera politica?
È
nata dal desiderio di risolvere gli annosi problemi che affliggevano il mio
amato paese. L'instabilità nel governare, le amministrazioni duravano, infatti,
pochi mesi, ed anche l'incapacità di alcuni amministratori, portarono questo
paese a livelli preoccupanti. Decisi così, pur avendo delle idee di destra, di
creare una lista civica che restasse fuori dalle segreterie di partito e dai
vincoli con i grandi politici che si vedono solo durante la campagna
elettorale. Formammo un gruppo giovane ed eterogeneo, con persone rappresentative
di ogni gradino della scala sociale tursitana: dall'operaio all'imprenditore,
passando per i liberi professionisti e i commercianti. Con un linguaggio
schietto, che arrivò al cuore di tutta la cittadinanza, riuscimmo a ottenere la
fiducia dell'elettorato e così iniziò quell'avventura.
Che situazione trovò dopo
l'insediamento?
Appena
ho iniziato a prendere confidenza con la documentazione comunale, mi accorsi
che il Comune versava in una situazione a dir poco scabrosa. Voglio citare un
esempio su tutti: l'avvocato tursitano Antonio Salerno fece un'ingiunzione al
comune di Tursi, reo di non aver pagato degli espropri nella zona di Panevino
per un ammontare di circa un miliardo di vecchie lire. Dopo una lunga
mediazione, lo convinsi che questa sua azione non era solo contro l'Ente, in
quanto il comune è fatto dai cittadini, quindi da noi stessi, e riuscii a
strappare un compromesso di saldo pari a trecento milioni di lire, spalmati sul
bilancio comunale in tre anni. Tralasciando questo avvenimento, voglio ricordare
come il Comune si trovava sul groppone un mare di debiti, a seguito di una
gestione non certo oculata della cosa pubblica. Cosi facendo, anche l'arredo
urbano veniva trascurato, basti pensare che molte strade erano ancora prive di
asfalto e tutto il centro abitato non era munito di metano. Inoltre, per sopperire
alle perdite che l'ente accusava anno dopo anno, era stata introdotta la tassa
sulle acque reflue, senza però che fosse stato installato un depuratore che
consentisse lo smaltimento di queste acque del centro abitato. Nei primissimi
mesi del nostro mandato, abbiamo installato il depuratore in modo da dare un
senso a questa tassazione, che fino ad allora era del tutto campata in aria. Ancora,
e concludo qui, voglio ricordare la messa in sicurezza della strada a
scorrimento veloce che attraversa la frazione di Caprarico, che versava in
condizioni penose, tanto da mietere in breve tempo tre vittime, proprio del
nostro paese. Abbiamo posto una corretta illuminazione stradale e le barre
sonore per indicare che si era nei pressi di un centro abitato. Insomma,
abbiamo cercato di dare voce a tutti, senza distinzioni e senza tornaconti
personali.
Con
il suo mandato, uno dei più lunghi, cosa ha lasciato in dote alla cittadinanza?
Le
prime cose che mi vengono in mente sono: la realizzazione del campo da tennis a
Santi Quaranta; la riqualificazione del verde in varie zone del centro abitato
e tanto altro ancora; ma soprattutto la valorizzazione del nome e dell'eredità
culturale del più grande poeta tursitano (morto nel 1995, ndr). Da allora,
infatti, non prima, siamo ufficialmente "Città di Albino Pierro". Anzi, preciso,
e ci tengo molto, che tale denominazione, che molti amministratori si sono
affrettati a sbandierare come farina del loro sacco, in realtà è stata voluta
fortemente dal sottoscritto con tutta l'amministrazione. In tal modo abbiamo dato
il giusto riconoscimento a un tursitano, che ha portato in tutto il mondo la
nostra cultura con le sue poesie dialettali, intitolandogli anche la scuola Elementare.
C'e'
qualcosa che cambierebbe nel suo operato e quali avvenimenti si porta nel cuore
di tale esperienza?
Di
tutto il mio operato fatto nei tre anni e mezzo di amministrazione (allora il
mandato durava quattro anni, ndr), non cambierei una virgola, forse perché ho
un carattere fermo, caparbio, tanto che una volta individuato il problema mi ci
butto a capofitto per risolverlo e mi fermo quando tutto è risolto nel miglior
modo possibile. Sicuramente, dentro di me porto le battaglie fatte in consiglio
comunale per l'approvazione del Piano regolatore. Mai nessuna amministrazione
prima di noi era riuscita a far approvare questo strumento urbanistico di
sviluppo e a portarlo avanti. Mi rincresce soltanto una cosa: aver avviato
questo Piano che poi è finito nel dimenticatoio e non se né fatto più nulla.
È
una critica al suo successore: poteva fare di più per Tursi?
"Critiche
non ne voglio fare a nessuno, però, una migliore gestione della cosa pubblica avrebbe
evitato tanti scempi a cui abbiamo assistito in questi anni. Solo questo mi
sento di dire.
Per
concludere, lei è ricordato da tutta la cittadinanza come un sindaco sempre
presente e rigoroso nella gestione della cosa pubblica. Si aspettava, magari,
un maggiore coinvolgimento dopo la fine del suo mandato? Insomma, avrebbe voluto
amministrare altre consiliature?
Dopo
la fine anticipata, ma di poco, del mio mandato, molti ancora oggi mi dicono
che al Comune di Tursi, ci vorrebbe un sindaco come te, con la tua caparbietà e
la tua tenacia. E non nascondo che, l'idea di riprovarci mi affascina e non
poco. Ma, pensandoci bene, so che trovare persone che si battono con onestà e
senza tornaconti personali è impresa ardua, e l'idea di essere "tradito" una
seconda volta per beghe personali, come successo dodici anni fa, mi fa
rabbrividire. Sono letteralmente terrorizzato ripensando di aver dato fiducia
ad amministratori che predicavano bene e razzolavano male, o per meglio dire,
guardavano solo ai loro interessi. Quindi sono felice della mia scelta e non
sono assolutamente pentito, visto che adesso mi godo la famiglia, i nipotini e la
quotidianità.
Salvatore
Cesareo
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