Intervista a
Vincenzo Cavallo, sindaco di Tursi nel periodo 27/5/1975 - 17/7/1978
Cenni
biografici.
Sono
nato nel 1937 a Tursi. Qui ho iniziato gli studi, poi proseguiti fuori regione,
prima a Salerno, dove ho frequentato il Liceo Scientifico, e poi all'Orientale
di Napoli, laureandomi in Lingue. Subito dopo ho cominciato a insegnare in
alcuni paesi della provincia di Matera, San Mauro Forte e Colobraro, quindi a Tursi,
raggiungendo la meritata pensione nel 2004. Felicemente sposato e padre di
quattro figli, Filippo, Nicola, Maria Teresa e Agnese, i primi tre sono già
laureati e lavorano, mentre la più piccola è iscritta al terzo anno di Scienze
per il Turismo. Adesso trascorro le giornate occupandomi della mia amata
campagna, oltre a leggere e studiare, perché nella vita non si finisce mai di
imparare.
Come
è iniziata la sua carriera politica?
Nonostante
i reiterati inviti da parte di vari esponenti della Democrazia Cristiana, e io
sono stato da sempre un convinto sostenitore di quel partito, avevo deciso di
non schierarmi mai apertamente se non avessi conseguito prima la laurea. Pure
facendo questa scelta, già dall'età di 14 anni ho frequentato la segreteria del
partito come "uditore" e, siccome l'analfabetismo era ancora molto diffuso,
davo una mano a chi me lo chiedeva per il disbrigo di pratiche elementari, come
la compilazione dei vaglia postali e cose di questo tipo. La prima volta in
competizione fu nel 1972, eletto con un consenso plebiscitario, tanto da essere
nominato vice-sindaco, proprio in virtù del risultato personale. L'allora primo
cittadino, Vincenzo Di Giura, però dovette dimettersi in quanto, essendo lui
dipendente della Cassa di Risparmio, istituto bancario del quale il Comune si
serviva per le sue operazioni, veniva a crearsi una sorta di conflitto
d'interessi. Cosi nel maggio 1975 divenni sindaco del Comune di Tursi.
Che
situazione ha trovato in un comune dove l'instabilità politica regnava da anni?
Appena
insediato, cercai di portare avanti quello che con il sindaco Di Giura eravamo
riusciti a programmare, se pur con mille difficoltà. Una fra tutte era
rappresentata dal sistema proporzionale, che spesso non garantiva la giusta
stabilità amministrativa e, inevitabilmente, tutto il paese ne risentiva, tanto
che l'aspetto del territorio era lo specchio della situazione politica, come è
facile immaginare. Comunque, a dire la verità: la mia è stata una consiliatura
stabile, che per quegl'anni era un evento più unico che raro.
Il
suo mandato è durato tre anni, comunque uno dei più lunghi. Cosa pensa si aver lasciato
in dote?
Abbiamo
avviato un sacco di opere per rendere migliore la nostra cittadina. Certo
alcune di queste, sinceramente, non le ho potute ultimare per questione di
tempo. Comunque, basti pensare che abbiamo realizzato tutta l'urbanizzazione
del nuovo piano di fabbricazione, cioè del rione Santi Quaranta, oltre alla
grande opera da 750 milioni di vecchie lire, che per l'epoca era una cifra
enorme, per l'adeguamento degl'argini del canale Pescogrosso, precisamente
nella tratta media del torrente, che andava dal rione Santi Quaranta fino alla
periferia del centro abitato. Qualche anno prima avevamo avuto una rovinosa
alluvione che colpì il centro abitato e ci si rese conto che gli argini erano
troppo bassi rispetto al letto del torrente, e cosi furono alzati di oltre un
metro. Ancora, ci adoperammo per il rifacimento di tutte le strade del centro
storico, specialmente nei rioni Petto e San Michele, dove la "pietra viva"
venne sostituita con i sampietrini.
Qualcosa
che cambierebbe nel suo operato e quali avvenimenti si porta nel cuore di tale
esperienza?
Rifarei
tutto quello che ho fatto, perché ho sempre agito in buona fede, senza doppi
fini e senza mai privilegiare alcuno, sia esso familiare o conoscente. Degli avvenimenti
che ricordo volentieri, c'è la lotta che abbiamo fatto, insieme a una
delegazione di genitori, affinché anche a Tursi venisse istituito il triennio
dell'Istituto Tecnico Commerciale. Prima, infatti, chi voleva frequentare un
istituto tecnico, poteva fare il biennio a Tursi e poi il triennio fuori. Con
un'ostinazione fuori dal comune, mi recai a Roma per incontrare il
sottosegretario all'istruzione, che vedendomi cosi determinato, entro la sera
stessa mi diede la lieta novella.
Il
suo successore poteva fare di più?
Le
critiche si possono fare in qualsiasi momento, ma devono avere un fondamento.
Anche io potevo fare di più per Tursi, ma molto spesso, le tue idee e le tue
aspettative, devono fare i conti con quelle degl'altri, anche dei tuoi
amministratori. E se qualcuno non fa il proprio dovere come si deve, è normale
che diventi tutto più difficile. A conferma, le faccio un esempio: un giorno mi
stavo recando a Roma, per avere quel finanziamento per il rifacimento degli argini
del Pescogrosso, quando mi avvisano per telefono che a Matera c'era un incontro
sulla scuola. L'assessore dell'epoca, non era certo molto presente e cosi fu
chiesto a me di sostituirlo, cosa impossibile essendo in partenza, insomma, a
quell'incontro l'amministrazione tursitana fu assente.
La
sua è stata un esperienza politica che non è proseguita. Scelta personale o c'è
dell'altro?
E'
stata senza dubbio una scelta personale. Il fattore determinante che ha fatto
si che questa sia stata la mia unica esperienza politica, è stato in primo
luogo la mia famiglia. Ero diventato padre per la prima volta, ma non riuscivo
a godermi la crescita del mio piccolo, perché avevo ritmi forsennati, dalla
mattina alle cinque fino a notte fonda. Cosi ad un certo punto, decisi di dire
stop, e di tornare al mio mestiere di docente, dando più importanza ai miei
cari. Sono rimasto sempre vicino al mondo politico, ma a livello attivo non mi
sono più voluto cimentare.
Per
concludere, vista la sua ferma adesione decennale alla DC, ha avuto modo di
conoscere qualcuno dei massimi esponenti nazionali del partito?
Certamente.
Tra gli altri, ho conosciuto il Presidente Emilio Colombo e l'onorevole Tantalo. Loro mi hanno
aiutato nell'ottenere qualcosa quando avevo bisogno. D'altronde essendo nostri
conterranei, capivano bene l'importanza di determinate opere, che dovevano
essere realizzate per rilanciare la nostra amata Basilicata.
Cesareo
Salvatore
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