In un’abitazione al limite della zona verde nella parte centrale dell’abitato, una anziana donna, minuta e dolente, sale le scale portando roba da stendere al sole, affiancata da un enorme “boxer inglese”. Dopo un paio di rampe, quello che pareva un curvo bastone scuro per terra si anima e con movenze sinusoidale sale anch’esso i gradini rustici. La signora ha solo un attimo di esitazione, come il cane, che muove appena la coda. Altra scena: in una grotta scavata nella timpa, la caratteristica “Sabbia di Tursi”, usata per tenere al fresco vivande varie, olio e vino in particolare, un signore alto, magro, dallo sguardo vispo e tranquillo, si riposa seduto sull’uscio. Avverte la caduta di polvere su di sé, e non ci fa caso, poi d’improvviso una spessa “matassa avvitata” piomba dall’alto sulle ginocchia e senza scomporsi l’aiuta a trattenersi, sorridendo per il dono ricevuto. Non si tratta di sequenze di un sottogenere cinematografico, tipo “animal’s horror”, e neppure rappresentano l’inedito tagliato di qualche grande film, tipo “Magnolia” di Paul Thomas ANDERSON, nel quale, com’è noto, piovono rane. Sono scene, invece, di ordinaria quotidianità per il pensionato, ma ancora vitalissimo Giuseppe GARIBALDI, 70 anni compiuti a novembre, cinquanta dei quali trascorsi in compagnia dei suoi amici rettili. La sua casa, “realizzata dopo anni di sacrifici”, ha caratteristiche da museo della tassidermia, che avrebbe fatto felice sir Alfred HITCHCOCK, facendo bella mostra parecchi e diversi animali imbalsamati, “lasciati da chi prima li voleva e poi, dopo il lavoro, non si è fatto vivo negli anni”. Nella mansarda incompleta del terzo e ultimo piano, sotto l’abituale tavolo di un attrezzato laboratorio, si annidano almeno otto serpenti vivi, di vario tipo, lunghezza, colore (bianchi e neri), di media età (“possono vivere anche un secolo, desumibile dai segni particolari sulla gola”), “ma nessuno è velenoso”, si affretta a tranquillizzarci, comprendendo la mia esitazione. In effetti, è abbastanza normale vederli in giro o avere a fianco un serpente, sulla poltrona o in salotto. “E’ la paura che, com’è noto, fa brutti scherzi, essendo tutto un pregiudizio. Con il cane “Rocco”, da sempre allevato in famiglia, con Nicola, il mio unico figlio, e on mia moglie Vincenza, che già sapeva di questa mia ‘inclinazione’, presto abituatasi, non abbiamo mai avuto un morso o subito un minimo fatto allarmante”. Come quasi tutti gli affezionati ai rettili, condivide pure l’attrazione per la tassidermia. “Ho frequentato un corso per imbalsamatore a Taranto verso la fine degli anni Sessanta, ma è dai libri che ho appreso i primi trucchi del mestiere. E dovevo essere anche capace se è vero che venivano parecchi da fuori. Gli animali protetti sono quelli più ricercati, utilizzati ed esibiti. La mummificazione, essendo quasi eterna con il liquido mummificante arsenicale (che si inietta in varie parti del corpo), costa(va) più della pomata arsenicale. Non sa con precisione come sia iniziata la fredda, quanto appassionata esperienza, inizialmente verso tutti gli animali. Di certo si rafforzò e maturò dal 1950 in poi, quando ha iniziato a leggere, studiare e documentarsi su libri specifici ed enciclopedie. Infatti, “pur avendoli presi tranquillamente anche da bambino”, ricorda bene che da giovane lavorò prima alla costruenda strada per San Rocco, ricca di serpenti anche nelle belle giornate d’inverno, perché “zona destra, accèr’a lù soue”, e poi a quella per Senise, dove i rettili abbondavano pure lì. “Proprio l’impresa Giovannelli, che aveva problemi di magazzino, diciamo così, perché c’era tanta povertà in giro, mi assecondò nella disponibilità ad occuparmene. Senza fatica ottenni strabilianti risultati e un encomio dalla ditta. Mi bastò mettere fuori del capannone un cartello: ‘E’ severamente vietato entrare agli estranei: pericolo serpenti’. Nessun oggetto scomparve più, naturalmente. Tutti avevano paura, mentre ci giocherellavo, tanto che il capo cantiere mi chiamava per spostare tavole e massi sospetti”. Senza nascondere che possono tornar comodo. “Di ritorno dal lavoro, infatti, viaggiavo sulla corriera, sempre piena e in piedi. Un giorno ero stanco, come il mio ‘amico’ che avevo in tasca. Avendolo notato, con la coda penzolante, da allora tutti mi facevano largo e posto, anzi, da allora ce n’era sempre uno per me. Naturalmente è durato poco, perché ci vuole molta accortezza, dovendo rispettare la stragrande maggioranza della popolazione che ha paura e magari è pure sofferente, e lo schok potrebbe essere rischioso”. Poi mi invita a riflettere: “Strano che si sia dimenticato che i serpenti, in un tempo ancora vicino, non si potevano toccare, o ucciderli, ritenendoli l’incarnazione degli spiriti familiari. E non ricordo di aver mai verificato la sparizione di uova e conigli, come si raccontava, forse c’è un buon ambiente locale, oppure era comodo pensare al serpente ignaro, tacendo la colpa di ‘serpenti’ a due zampe”. Amano il fresco delle adatte cantine, ma oggi nessuno più ne scava nella nostra timpa. Ecco perché salgono e scendono dai muri esterni, sia pure non intonacati, infilandosi nelle fessure”. Pare che dalle nostre parti non siano una rarità quelle specie in grado di scalare pareti verticali, con “squame ventose”, uno spettacolo notato pure dal dirimpettaio, Francesco DE SIMONE, ragioniere, e dal figlio Pasquale, studente di Scienze e tecnologia della produzione animale all’Università della Basilicata a Potenza, anch’egli un notevole esperto di animali domestici e non (anche Silvio . Quindi ci spiega: “Dalle nostre parti si trovano quattro grandi famiglie di serpenti: le vipere, con la testa allungata o a spigola e le bisce d’acqua, entrambe di 50-60 cm, e il guardapassi, circa della stessa lunghezza, del tutto cieco ma con un udito finissimo (entrambi sono velenosissimi e dal morso mortale se si è sprovvisti di siero); la lingua di bue, grande tra i 70 cm e un metro; il serpe a cervone, di vari tipi, “abbastanza comune, il più addomesticabile, perché viene appresso e lo si può tenere in casa senza alcun problema. Da ottobre vanno (sotto il bancone da lavoro) in letargo, che dura tutto l’inverno, fino ai primi tuoni di marzo”. Una curiosità scientifica: Peppino ritiene che dalle nostre parti sopravviva ancora una specie di serpe enorme: lunga quasi due metri o più e con cm 8-10 di diametro di tondità, avvalorata da tante dicerie nel passato e da un altro avvistamento ravvicinato, capitato anche a Rocco BRUNO, storico locale, sopra la Variante, in zona Cognolongo, Infine ci rivela: “Da molto tempo avevo assicurato una specie di pronto intervento, nel caso di serpenti in casa, ospiti non graditi (la vipera preferisce i posti freschi ma riservati delle abitazioni, tipo il tiretto della cassettiera). Ma, alla mia età, mi riservo solo per casi meritevoli. Si possono portare addosso, basta prenderli con delicatezza, accarezzarli. Senza la paura, perché se c’è può far scattare la reazione. Non so spiegarlo razionalmente, ma se uno ama gli animali, questi lo avvertono bene ed anche i serpenti ne hanno l’istinto.La gente non immagina neppure quanta paura hanno i serpenti dell’uomo. Ho conosciuto tante teste calde e pericolose, dei freddi serpenti, invece, posso solo dire un gran bene”.
Salvatore Verde
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