Tursi - Il sindaco e
l'attuale maggioranza di centro-sinistra resteranno in carica, ancora per
alcune settimane e senza patimenti (almeno fino a quando il già adito Consiglio
di Stato ritornerà ad esprimersi definitivamente in particolare sulle surroghe
dei consiglieri comunali dimissionari e poi anche nel merito
dell'intricatissima vicenda, oggetto di deciso appello). L'ultima pronuncia è
della Prima sezione del Tar per la Basilicata che il 21 novembre ha stabilito, nel dispositivo
della sentenza, l'accoglimento "della domanda impugnatoria del ricorso
principale e per l'effetto annulla il Decreto del Prefetto di Matera del 17
marzo 2008, al contempo respingendo l'annessa domanda risarcitoria e il ricorso
incidentale, con le spese compensate". Quella pronunciata dal collegio
giudicante del tribunale amministrativo, composto dal consigliere Giancarlo Pennetti e da Pasquale
Mastrantuono, primo referendario ed estensore, e dal presidente Antonio Camozzi (già autore il 19 aprile di un decreto "inaudita altera parte"
e successivamente, l'8 maggio di un'ordinanza di sospensiva, entrambi i
provvedimenti già favorevoli ai ricorrenti) è pertanto una sentenza attesa, ma che non ha sorpreso
minimamente nessuno dei protagonisti, sia quelli soccombenti (il Ministero dell'Interno, la Prefettura che aveva decretato lo scioglimento del Consiglio
comunale di Tursi e gli stessi nove dimissionari sui sedici assegnati all'ente
oltre il primo cittadino), sia i momentanei vincitori, ovvero i sette
ricorrenti (l'assessore Francesco Marra
non si è costituito): Antonio Giovanni
Alfredo Guida, sindaco, e gli assessori Natale Vallone, Francesco De Simone, Angelo Viviano, Pietro Santamaria,
Tommaso Tauro, e il consigliere Filippo
Palermo, rappresentati e difesi dall'avv. Donatello Genovese di Potenza.
Nell'udienza di giovedì 20,
hanno fatto valere invano le loro ragioni gli avvocati Aldo Loiodice e Ignazio
Lagrotta, docenti universitari a Bari, e Marirosa Panio, Giuseppe Panio e Brigida Caputo, legali difensori dei dimissionari Salvatore Mario Ragazzo, Giuseppe
Modarelli, Rosa Sarubbi e Annibale
Santagata, della stessa maggioranza, oltre ai cinque esponenti dei due
gruppi d'opposizione: Angelo Castronuovo,
Antonio Caldararo e Antonio Lauria,
Salvatore Caputo e Salvatore Cosma.
La labirintica e sofistica
autoreferenzialità dialettico-giuridica, può essere così sintetizzata: la
sostanza (delle indubitabilmente vere dimissioni della maggioranza dei
consiglieri, in data 6 e 14 marzo 2008) e la forma (della presentazione delle
stesse dimissioni, invocata dai ricorrenti minoritari rimasti in carica)
trovano ancora una oppositoria dualità dottrinaria e giurisprudenziale nei
diversi gradi di giudizio, ma che il Consiglio di Stato dovrà portare presto ad
inappellabile sintesi.
Salvatore Verde - da LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
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