INTERVISTA A GIOVANNI
ROMANO, PRESIDENTE DELL'AVIS DI TURSI
Giovanni Romano, presidente tursitano dell'Avis, ci riceve
nella sua abitazione, con il solito fare cortese, per parlarci della sua
associazione, che ha tanto i crismi della bontà sociale.
Presidente Romano, un
suo accenno biografico.
Sono nato nel 1950 a Tursi dove vivo con mia moglie. Ex
dipendente comunale, ora in pensione, mi sono impegnato da sempre nel sociale e
con diversi interessi verso gli accadimenti della nella nostra realtà.
Ci parli dell'Avis
Tursi e di come è cresciuta negli anni.
L'associazione ufficialmente nasce il 5 aprile 1997, fondata
su iniziativa del sottoscritto e di altri commissari. Tuttavia, mi preme
precisare che la prima raccolta di sangue è stata effettuata a Tursi il 17
dicembre 1995, riscuotendo un notevole successo di adesioni. Fu anche questo a
spingerci a fondare l'associazione, cosa che avvenne due anni più tardi. La
prof.ssa Isabella Palazzo, restata in carica per quattro anni, come da statuto,
è stata la prima presidente, poi sono subentrato io per due mandati consecutivi
e, quindi, il testimone è passato alla dott.ssa De Biase. Adesso sono ritornato
in carica di nuovo, nel mio ultimo mandato che termina nel 2013. La speranza è
quella di trovare un nuovo presidente, magari più giovane e perché no, anche
più bello (scherza). Chi mi sostituirà dovrà essere molto tecnico, preparato ed
interessato alla causa dell'associazione, perché non è facile relazionarsi con
tutti gli organi che sono superiori a noi, sia a livello istituzionale che
associativo. I soci attualmente sono 90, quasi la metà donne, e la struttura
dirigenziale comprende anche i vice
presidenti Anna Tauro (dimessasi per motivi personali da poco) e la De Biase.
La
raccolta quest'anno è di 99 sacche di sangue intero e 4 di plasma aferesi,
ossia il sangue frazionato e lavorato nelle sue componenti. Tra le iniziative
più importanti, organizzate dall'associazione negli anni, ricordo i numerosi
convegni dediti a sensibilizzare l'opinione pubblica verso la donazione,
attraverso non solo un convegno "statico", in senso di incontro a tavola
rotonda, ma anche attraverso manifestazioni come quella che organizziamo ogni
anno con l'associazione Atletica Amatori Tursi del presidente Giuseppe
Lippolis, assegnando il trofeo Avis (quest'anno si svolgerà il 29 luglio). Mi
piace evidenziare il forte connubio che sussiste tra noi e l'atletica amatori,
un legame consolidato anche grazie alla perfetta sinergia che vige tra i due
presidenti, come persone capaci e che hanno a cuore l'opera che svolgono. Anche
perché sono dell'idea che sport e volontariato debbano cooperare il più
possibile per infondere, soprattutto nelle nuove generazioni, il concetto di
vita sana, rilanciando una coesione sociale che si sta perdendo negl'ultimi
tempi.
Molto bene. Per
quanto riguarda il rapporto con le istituzioni e con le altre associazioni,
invece, come lo valuta?
Il rapporto con le istituzioni è buono, nonostante che
soprattutto a livello locale le persone con cui interagire si susseguono in
maniera veloce. Alle volte non si ha il tempo di inquadrare il pensiero di un
amministratore/dirigente, che subito devi confrontarti con altri che magari
hanno idee diverse dal suo predecessore e dalle tue. Con le altre associazioni
invece, a Tursi come in altri paesi dell'interland, c'è una situazione un po'
particolare. Bisognerebbe distinguere, infatti, tra associazioni di
volontariato e senza scopi lucrativi dalle altre associazioni, ossia dove si
paga tessera, iscrizione e tutto il resto. Da noi non esiste tessera, non
esiste quota associativa, niente: esiste solo la volontà di donare il sangue e
fare qualcosa di utile per gli altri e creare un modo di vivere diverso.
L'unico introito, se cosi possiamo chiamarlo, di cui gode l'associazione è un
rimborso per ogni sacca di sangue raccolta. Le somme percepite vengono
investite a fini associativi e sottoposti all'attenzione della direzione sia
locale che regionale dell'Avis, quest'ultima eroga i fondi per le sacche
raccolte. Questo magari spiega anche in qualche modo, la frammentazione
dilagante che sussiste sul nostro territorio di associazioni che pur avendo gli
stessi obiettivi, sono animati da contrasti di vedute che portano alla presenza
di doppioni che servono a poco.
I giovani che si
avvicinano alla donazione, quali norme devono seguire?
Innanzi tutto devono godere di buona salute, bisogna non far
uso di sostanze stupefacenti e non abusare dell'alcol. Inoltre, bisogna non
essere esposti a rapporti sessuali occasionali e omosessuali. Una precisazione
che prima non ho fatto è quella che comunque esistono due tipi di donatori:
quelli attivi, che fanno parte dell'associazione, e i donatori "a conservare",
ossia coloro che donano il sangue ma resta anonimo all'interno della nostra
associazione.
Salvatore Cesareo
|