Intervista a
Salvatore Giampietro, presidente della "confraternita" di San Pio di Tursi
Attivo e lucido come un ragazzino, Salvatore Giampietro, 88
anni e non sentirli affatto, ci presenta la libera confraternita "San Pio" di
cui è fieramente presidente e che gestisce con scrupolosa cura e dedizione.
Un'anomalia nel panorama associativo paesano, almeno rispetto ai canoni attesi.
Signor Giampietro, ci parli un po' della sua vita cosi longeva.
Sono nato nel 1924
a Tursi, dove ho sempre vissuto, lavorando come mugnaio
fino alla pensione e saltuariamente anche dopo, prima di ritirarmi
definitivamente a vita privata. Rimasto purtroppo vedovo e senza prole, ho
deciso di dare ancora un senso alla mia vita costituendo questo gruppo di
amici.
Come è nata e in cosa consiste la vostra confraternita?
Parlare di associazione o di confraternita ufficiale non mi
sembra appropriato. Questo è solo un modesto ritrovo dove un gruppo di amici si
riunisce liberamente per stare insieme e parlare delle questioni quotidiane che
ci interessano maggiormente, ma soprattutto della storia (del cambiamento) di
Tursi nel Novecento, della vita che abbiamo fatto e dei nostri vecchi ricordi.
Il tutto in un ambiente assai familiare e tranquillo, allietato da qualche
"cena" popolare. Abbiamo iniziato questa attività circa un ventennio fa, quando
i componenti erano all'incirca una ventina, per giungere agli attuali diciotto,
perché con gli anni qualcuno ci ha lasciato definitivamente (ma annoveriamo
anche soci non pensionati). Da sempre sono il presidente e spero di esserlo
ancora a lungo, a Dio piacendo. La quota associativa è di venticinque euro
all'anno, che viene utilizzata per far fronte alle spese vive che maturano,
quindi affitto del monolocale, elettricità, legna e quant'altro. Il tutto alla luce
del sole e ben rendicontato.
Sul rapporto con l'amministrazione e con le altre associazioni cosa ci
dice.
Noi non intratteniamo rapporti con le altre associazioni e
nemmeno con l'amministrazione locale, che pure ci gratifica di qualche piccolo
riconoscimento, per il semplice fatto che il nostro è un ritrovo tra amici,
senza molte pretese e di fatto senza operatività pubbliche se vogliamo.
Sicuramente rispettiamo tutti, sia a livello politico che a livello
associativo, ma noi amiamo trascorrere le serate come si faceva una volta,
d'inverno vicino al fuoco e con la bella stagione nella strada di fronte,
sempre al lato della Cattedrale e sotto il campanile, a commentare i fatti
sorridendo e a conoscerci meglio, perché ogni persona ha una storia da raccontare
e non si finisce mai di imparare.
Salvatore Cesareo
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