La UILS e l'attuale questione fiscale italiana
Al rientro dalle ferie (ammesso che
si siano godute) non possiamo non affrontare l'argomento principale che sta
vivendo il Paese. La recessione economica e del lavoro sono complici dei
suicidi in Italia. Come se n'esce? Con nuove regole sull'occupazione: Il
"lavoro" va favorito e protetto. L' imprenditore che detiene ed assume
nuova manodopera, non deve avere vincoli di nessun genere. Al contrario va incoraggiato
a sviluppare la sua competitività in Europa. Ciò vuol dire per il nostro Paese,
nuova occupazione, rispetto alla concorrenza, internazionale, e l'avvio di un
nuovo percorso di risanamento economico e produttivo. Per la collettività, sicurezza
economica. L'operaio
che sì e dato fuoco in Piazza Montecitorio perchè rimasto senza lavoro è stato un
vero e proprio messaggio rivolto ai parlamentari! Un messaggio che sembra
suonare così: "Voi non avete nessun problema, percepite stipendi d'oro, pagate
con le tasse dei contribuenti, che vi consentono di vivere agiatamente in
famiglia e non avete problemi per far fronte agli impegni di spesa.
I vostri emolumenti,
sono sproporzionati rispetto a quelli percepiti dai comuni cittadini e li
superano di oltre venti volte, (cosa che potrebbe configurarsi come un furto
legalizzato). Voi non sapete cosa vuol dire avere fame o vivere in continuo
disagio, ritornare a casa e non portare niente per fare mangiare la propria famiglia.
Per questo voglio protestare, e mettere fine alla mia esistenza ed a voi
rimarrà per sempre sulla coscienza il peso del mio gesto ed il dramma che
milioni di cittadini stanno vivendo". In effetti, esiste un abisso fra la
prosperità ed i privilegi della classe dominante ed il disagio sociale e la
povertà in cui, con la politica adottata, è stata ridotta la classe media bassa
della popolazione la quale, in un momento di profonda crisi e d'insicurezza
economica come questa, che ha fatto crescere la fascia dell'autentica povertà
nell'intero Paese, si vede espropriate i propri beni da Equitalia per imposte
non pagate (per il solo motivo che non avevano più risorse per pagarle, mentre
persistono sprechi per prebende e favoritismi compresi gli emolumenti percepiti
dai nostri Parlamentari.
Chi governa perché possano capire le esigenze reali ed
i problemi che quotidianamente i cittadini devono far fronte, sarebbe saggiamente
opportuno che ciascuno di loro provasse lo stesso disagio che vivano milioni di
cittadini assillati da carichi fiscali insopportabili, da appesantimenti
burocratici impensabili e da terzo mondo, la mancanza di lavoro e di
redditività, giovani in cerca di un posto di lavoro senza trovarlo e quindi essere
di peso ai propri famigliari i quali a loro volta non sanno come fare per
arrivare alla fine del mese. Ecco, sarebbe auspicabile che anche la classe
dirigente del Paese vivesse queste esperienze non in modo virtuale, ma le
vivesse, in maniera reale perché solo così potrebbe capire la disperazione ed
il significato del gesto di uomini che arrivano a prendere decisioni estreme,
come chi, non riuscendo ad onorare i propri impegni decide in fine, di
togliersi la vita, per ultimo l'operaio della Sardegna che lavora in miniera,
per disperazione di perdere il lavoro e protestare contro questa classe
politica incapace e indegna di rappresentarci, tenta il suicidio con un
coltello di tagliare le vene del polso.
IL RICATTO DEL DEBITO E LA SPECULAZIONE CAPITALISTICA.
L'Italia
sta vivendo momenti talmente difficili e preoccupanti che non si ricordano a
memoria d'uomo, neppure nel periodo sconvolgente dell'ultimo dopo guerra. Tutti
dobbiamo e possiamo ricordare da dove e come nasce la crisi economica che
stiamo vivendo: i titoli tossici, il fallimento della Lehman Brothers, un
libero mercato ormai privo di vincoli e di regole, le speculazioni finanziarie
di un occultato gruppo della gran finanza mondiale, ritenendo fragile la
politica europea, approfitta della circostanza. Ormai la finanza mondiale è in
grado di controllare l'economia di tutti i Paesi europei (e non solo) ed
approfittando della loro instabilità politica e detenendo la gran parte dei
titoli del debito pubblico ne determina, di fatto, il destino, giocando a suo
piacimento e per il proprio esclusivo profitto sui mercati finanziari
internazionali e determinandone la crescita o il fallimento. La fragilità della
nostra economia sta propria nel forte debito publico accumulato nell'ultimo
ventennio. Spesso i politici per giustificare la loro incapacità politica, attribuisce
la colpa alla prima Repubblica.
Secondo il giornalista Oscar Giannino, dal 1946
al 1992, la Prima
Repubblica ha accumulato un debito pubblico pari a circa
6-700 miliardi di euro. Tutto il restante, ossia i 1300 miliardi di euro che
hanno portato il debito pubblico Italiano a quasi 2 milioni di miliardi di
euro, lo ha fatto la
Seconda Repubblica, e in ordine i governi Berlusconi, Amato,
Ciampi, D'Alema e Prodi. Mentre la Prima Repubblica accumulava una media giornaliera
di 47,5 milioni di euro di debito al giorno, la Seconda è arrivata a oltre
200 milioni di euro al giorno, quasi quintuplicando la cifra. Significativi i
raffronti tra governi di centrodestra e centrosinistra. In assoluto, il record
di debito pubblico accumulato da un governo sono stati i 330 milioni al giorno
accumulati dal governo Berlusconi I. Che nell'ultimo governo non è sceso di
molto: 207 milioni di euro al giorno di debito. La UILS ritiene doveroso rinnovare
al Governo l'invito a prendere in esame la nostra proposta avanzata già da
lungo tempo. Visibile sul nostro sito www.uils.it
La
ricordiamo perché in un momento come questo potrebbe e dovrebbe suscitare
maggiore interesse rispetto a qualche anno fa quando la proponemmo. Innanzitutto
il debito non può essere suddiviso semplicisticamente come fanno le statistiche
per le quali - come è noto - se uno possiede due appartamenti ed un altro non
ne possiede nessuno, in termini statistici è come se ne possedessero uno a
testa. Il debito deve essere diviso tra gli italiani in funzione della loro
ricchezza e del loro patrimonio.
Pertanto
gli ipotetici 30.000 euro pro capite di debito pubblico del nostro Paese potrebbero
essere per qualcuno 300.000 e per altri soltanto 3.000. Fatta quindi un'analisi
della ricchezza e della patrimonialità di ciascun cittadino, lo Stato può
stabilire con corretta legge, fasce di debito per gruppi di cittadini in
relazione al loro stato patrimoniale. Fatto questo dovranno essere previste - a
nostro avviso - tre possibilità:
chi
lo ritenesse possibile potrebbe pagare la sua parte di debito pubblico in unica
soluzione;
chi
si ritenesse impossibilitato a farlo in unica soluzione dovrebbe poterlo pagare
in modo rateizzato con il solo tasso di interesse legale;
chi
infine si trova nell'indigenza e non è in grado di far fronte economicamente al
proprio impegno dovrebbe poterlo onorare con la prestazione di una o più ore
lavorative giornaliere in più sul proprio orario di lavoro concordandolo con il
proprio datore di lavoro. Il Datore di lavoro, in questo caso, avrebbe il
vantaggio di un supplemento d'opera ed il costo di quella prestazione
lavorativa esente da gravami contributivi dovrebbe versarlo all'erario come
contribuzione del lavoratore per l'estinzione della sua quota parte di debito
pubblico.
I lavoratori
non occupati devono avere la possibilità di lavorare per partecipare all'impegno
collettivo
Le
nostre proposte sono indicative e possono essere perfezionate, e poi messe in
pratica. Forse cosi si potranno evitare di svendere altri patrimoni appartenenti
alla comunità. Nel 1999 cominciò la cartolarizzazione che continuando ancora
oggi non ha sortito risultati significativi ed anzi in alcuni casi ha messo in
ginocchio aziende che nell'impossibilità reale di onorare i propri debiti con
lo Stato si son visti pignorare fin anche i loro mezzi strumentali con i quali
lavorare. Di contro il debito pubblico ha raggiunto quota duemila miliardi di
euro. Questo è il risultato politico che a saputo raggiungere la seconda
Repubblica.
La Uils chiede ai cittadini e alle
forze sane e democratiche di farsi promotrici d'iniziative di vera giustizia
sociale, come la intendeva Sandro pertini, il Presidente della Repubblica più
amato dagli Italiani, affinché il governo prenda in esame una proposta di legge
d'emergenza fissando un tetto massimo degli stipendi e delle pensioni che non superano
i 3.000 euro mensili anche per l'attuale Presidente della Repubblica. Questo
sarebbe un segno che andrebbe verso la tanta invocata giustizia sociale, e
sarebbe gradito dai cittadini.
2)
Fare un condono fiscale per i piccoli imprenditori artigiani, commercianti, agricoltori
e comuni cittadini che non sanno più cosa fare per andare avanti. In molti non
anno potuto pagare le tasse ed altri sono inadempienti per mancanza di
disponibilità economica.
3)
Il DURC documento unificato di regolarità contributiva va soppresso per le
piccole attività che allo stato sono arretrati con i pagamenti. Trovano serie
difficoltà a lavorare. Sono destinate a chiudere se le condizioni non cambiano.
Molti
piccoli imprenditori sono stati costretti a ricorrere al mercato del denaro
alternativo per onorare i loro impegni economici e pagare le tasse. Le banche
da anni non finanziano più le piccole imprese in mancanza di garanzie, altri si
sono svenduti i loro beni per evitare che Equitalia li pignorasse e con il
ricavato pagare tasse, contributi ed imposte. Altri piccoli imprenditori e
comuni cittadini cercano di svendere i loro preziosi ed altri beni di valori affettivo
ereditati dai loro cari. Per sopravvivere e pagare le tasse. A parere della UILS
ciò che sta accadendo nel Paese peserà sulla coscienza di chi ci rappresenta
politicamente e chi ci sta governando. All'inizio speravamo che con il governo
tecnico molte cose sarebbero cambiate. La riforma del lavoro riequilibrio delle
risorse e pari dignità tra i cittadini in altre parole più giustizia sociale.
Purtroppo ci dobbiamo ricrederci. Considerata la recessione economica e l'occupazione,
i piccoli imprenditori e comuni cittadini per non aver potuto assolvere i loro
impegni di pagamento, per protesta nei confronti delle nostre istituzioni, hanno
preso decisioni estreme di togliersi la vita, suicidandosi. Questo è stato il
risultato della politica del governo monti.
Questa
è l'opinione della Uils e del presidente Antonino Gasparo
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