Duro attacco di Virgallito,
componente del direttivo, sul neosegretario del Pd. «Figura inadeguata
a gestire l'attuale stato di transizione del partito»
Tursi - E' un fiume in piena Luciano Virgallito,
unico componente del direttivo del Pd di Tursi a partecipare al
congresso ed a non votare il segretario Salvatore Calcagno. "Sui fatti
interni al Pd tursitano - ha detto al Quotidiano - si rafforza la
nostra convinzione: non sarà certo Salvatore Calcagno a traghettare il
Pd locale verso l'auspicato e ineludibile rinnovamento, per evitare un
incipiente processo autolesionistico. Dal neo segretario arriva appena
un vuoto appello elettoralistico e perciò non credibile. Del tutto
privo di esperienza e limitato nell'autorevolezza, il suo è un
linguaggio insincero e banale, che riflette logiche superate e il vuoto
ideale (ha sempre simpatizzato per il centrodestra), oltre che la
mancanza di tensione etica anche priva di analisi politica degli
accadimenti.
Insomma, è del tutto inadeguato a gestire l'attuale fase
di transizione, essendo un segretario "bifamiliare", frutto unicamente
dell'inciucio politico innaturale tra gli ex sindaci Antonio Guida e
Salvatore Caputo (entrambi rivendicano "è un uomo mio"), con la regia
sentimentale e territoriale del senatore Carlo Chiurazzi e del
consigliere regionale Antonio Di Sanza (nel 2005 eletto in Forza
Italia). Non casualmente Calcagno - ha continuato - è arrivato con i
voti determinanti (l'unanimità vera è altra cosa) delle due famiglie: 3
puntelli di Guida (moglie, cugino e un compare d'anello, i superstiti
del gruppo sfaldatosi) e sette di Caputo (moglie, nipoti, cugini e
cugine).
Il Pd era ridotto così, d'altronde bisogna(va) rispettare le
regole statutarie (ignorando, proprio a ridosso delle elezioni di
giugno, la spaccatura profonda che esiste in modo innegabile), e
applicarle all'esito delle già inquinate "primarie" locali. Dopo quelle
di ottobre del 2007, infatti, con la partecipazione di circa 800
elettori, nel mese di gennaio dello scorso anno si recarono a votare in
610 (voti validi 521), nello sconcerto generale, poiché tra le altre
cose allarmanti oltre 200 voti erano attribuibili a elettori neppure di
area, provenivano dalla sinistra (una cinquantina sollecitati da Guida,
sindaco margheritino allora in carica) e da sostenitori conclamati del
centrodestra, di Fi e An (vicini ad alcuni ex assessori comunali,
chiamati a raccolta dall'ex sindaco Caputo), basta scorrere gli elenchi
ufficiali dei votanti. Pur con qualche approssimazione, perché la
campagna acquisti è iniziata dopo (di recente soprattutto, con falsità,
promesse e tradimenti, che prima o poi verranno a galla come
boomerang), l'esito riconobbe 7 rappresentanti ai DS, 12 alla
Margherita e i restanti 13 ai transfughi vicini a Caputo (ex Psdi, ex
Psi, ex FI, ex Mpa-Lega Nord, ex Italia di Mezzo, ex Civico).
La crisi
comunale apertasi con la rovinosa caduta di Guida, a seguito delle
dimissioni di nove consiglieri comunali su 16, e con la firma
determinante proprio di Caputo (rivale sconfitto in una lista civica),
ha scatenato gelose rivalità e carrierismi demenziali, nei quali la
politica è di fatto estromessa da ogni e qualsivoglia valutazione
assennata, a prescindere dalle fantomatiche cordate veltroniane o
lettiane in salsa regionale e localistica, perché il collante è
l'elogio della mediocrità, affaristica, politica e non.
Per oltre un
anno l'assordante silenzio totale dell'intero partito provinciale e
regionale sulla vicenda ha causato gli attuali danni. Inutile invocare
unità adesso, se hanno giocato al massacro di progetti, idee e uomini.
Se pure - ha concluso - le 14 assenze dalla votazione (sui 32 aventi
diritto) sono interpretate ridicolmente dal segretario Calcagno, così
come abbiamo letto, non c'è speranza di un loro cambiamento, ma solo un
salto mortale triplo con avvitamento nel vuoto politico, di se stessi.
Chi è causa del suo mal..."
Pierantonio Lutrelli (Da Il Quotidiano della Baslicata - 30 aprile)
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