Tursi. Rosa Sarubbi
segnala la situazione difficile della cittadina, il disastro della finanza e la
crisi della classe politica
L'amministrazione sta "Putinizzando" la
democrazia, di Rosa Sarubbi
Se
Walter Veltroni ha dichiarato che il governo Berlusconi sta "putinizzando"
l'Italia, allo stesso modo dico che a livello locale l'amministrazione di Tursi
sta "putinizzando" la democrazia a danno
del centro sinistra e soprattutto dello stesso PD locale. Nell'attuale Torre di
Babele, creata ad arte nell' offensiva legale, ci chiediamo che cos'è la
democrazia? Tutti parlano delle
dimissioni (nove consiglieri su diciassette), tutti parlano di formalità e procedure, ma quasi
nessuno sa bene di che cosa si parla.
Proviamo a fare un po' di chiarezza. Il dibattito può assumere anche
toni drammatici quando, si invoca "l'estesa" legittimazione popolare "nell'amministrare
la cosa pubblica" , ma si mette in dubbio la possibilità altrui di esprimere
opinioni e critiche sull'operato sino a giungere alla sfiducia mediante dimissioni
di 9/17 componenti del consiglio (art. 141 del TUEL). In realtà, da sempre non
ho mai risparmiato critiche, usando sempre lo stesso metro democratico di
giudizio, che è una visione solidale della realtà; dimostrazione di ciò sono i
documenti prodotti durante l'opposizione alla passata amministrazione e prima
delle dimissioni da consigliere di maggioranza nonché da assessore (carica
"revocatami" dal Sindaco). Sono fedele al mandato dell' elettorato e ciò mi
porta a giudicare la politica alla luce di quei pilastri che la dottrina
sociale della Chiesa considera fondamentali, in nome di due valori: la
solidarietà e la sussidiarietà. Valori attualmente schiacciati da alcuni "amministratori"
perché a Tursi "il politico" ha una
concezione sempre più leggera della democrazia rappresentativa. Sembra che
basti solo assolvere al dovere del voto e i politici (soprattutto quelli
«nuovi», quelli che non provengono da un partito, ma dalle scuole del
"marketing" ), ritengono che i cittadini abbiano firmato loro una delega in
bianco. Si sentono legittimati a fare tutto ciò che le regole della
soddisfazione dei desideri impongono, quasi che l'esercizio nobile dell'arte
della politica, sia definita dalla migliore e scintillante soluzione dei
desideri di ognuno. Siamo al paradosso che, proprio oggi, quando la politica
sembra aver preso il sopravvento su molte altre attività (al punto che tutti ci
si buttano), la partecipazione popolare
invece cala. È vero che la democrazia rappresentativa si risolve nella
delega. Ma essa è intesa in maniera così forte dall'attuale amministrazione,
che ha relegato in soffitta le regole della stessa democrazia (non si accettano
le dimissioni di nove consiglieri!). Siamo così all'antipolitica, che non è
quella di Grillo o dei girotondi, ma quella della politica intesa come mercato
della soddisfazione dei desideri. La classe politica tursitana, provinciale e
regionale, ha ed avrà, in merito, gravi responsabilità. La democrazia deve
avere una funzione terapeutica, prima che pratica e strumentale, serve a curare
la frustrazione nei rapporti sociali e politici, a rispettare le regole il
tutto al fine di evitare che essa degeneri. Quando diventa inutile, come a
Tursi, allora è lecito avere paura. Quando insieme a Giuseppe Modarelli abbiamo evidenziato alcune disfunzioni nel
bilancio comunale (nota agli atti della delibera di consiglio sugli equilibri
del bilancio dell'ottobre 2007 e trasmessa alla Corte dei Conti), ricordando
che i costi sociali di certe operazioni
che semplificavano eccessivamente la realtà potevano essere, nell'immediato futuro, altissimi per i cittadini di Tursi, non
abbiamo fatto altro che il nostro dovere, a favore del «bene comune» e
soprattutto dei più bisognosi. Oggi, i
cittadini di Tursi è bene che lo sappiano che oltre al disastro della finanza
locale vi è un allarme di convivenza democratica, che non dà voce a chi non ha
voce, a cominciare dalle famiglie e dai più poveri, ecco perché Guida sta
"putinizzando" la democrazia a Tursi.
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