Scritta la
parola fine al Comune di Tursi: il sindaco va a casa, si ritornerà a votare in
primavera
Questa volta
non ci sono più dubbi di alcun tipo. È stata scritta in modo definitivo e
inappellabile la parola fine alla intricatissima e tormentata vicenda
giuridico-amministrativa del comune di Tursi, dove si ritornerà a votare la
prossima primavera. Il Tar per la Basilicata, infatti, con il dispositivo n. 30
del 15 ottobre, ha respinto il ricorso presentato
dal sindaco Antonio Guida, da quasi tutti gli assessori e dai consiglieri
comunali della maggioranza rimasti in carica (sette sui sedici assegnati
all'ente locale), oltre ad alcuni subentrati, costituitisi in giudizio, tutti difesi
dall'avv. Antonello Genovese di Potenza, con l'aggiunta del prof. Franco Scoca,
docente all'Università "La Sapienza" di Roma.
Con una decisone a sorpresa, il
Tar ha di fatto clamorosamente interrotto il lungo braccio di ferro interpretativo con il Consiglio di Stato, che
aveva sostanzialmente sempre dato ragione ai nove consiglieri dimissionari:
Annibale Santagata, Salvatore Mario Ragazzo, Giuseppe Modarelli e Rosa Sarubbi,
già della maggioranza di centrosinistra, assieme all'intera minoranza
consiliare: Salvatore Caputo, Salvatore Cosma, Angelo Castronuovo, Antonio
Caldararo e Antonio Lauria. Questi difeso dagli incisivi avvocati di
Matera Giuseppe Panio e Marirosa Panio, mentre quasi tutti gli
altri (escluso Caputo) erano rappresentati in continuità dai professori Ignazio
Lagrotta e Aldo Loiodice, docenti dell'Università di Bari.
I dimissionari avevano
già ottenuto significative vittorie con gli appelli al massimo organo della
giustizia amministrativa. Lo scontro tra le parti in causa era iniziato con le
dimissioni del 5/6 marzo 2008 (poi replicate anche il 14 marzo) della maggioranza degli eletti nel maggio 2007. La contesa
verteva sulla validità delle dimissioni finalizzate allo scioglimento
consigliare (a norma dell'art.141 del D.Lgs. N. 267/2000). Ritenute illegittime
dal sindaco e dagli altri amministratori in carica perché non autenticate dalla
segretaria comunale, pur avendo lei attestato in seguito l'autenticità delle firme sottoscritte alla
sua presenza. Intanto, tutti i dimissionari erano stati surrogati in due tempi tra
marzo e aprile 2008. Il Tar per la Basilicata con diversi provvedimenti
cautelari e sentenze si era ripetutamente pronunciato per il reintegro del
primo cittadino, annullando il decreto di commissariamento emanato dal Prefetto
Carlo Fanara del 17 marzo 2008.
Tra
ricorsi, controricorsi, ricorsi incidentali, per revocazione ed in opposizione
di terzo, straordinario al Capo dello Stato, per non dire di esposti
all'autorità giudiziaria penale, la vicenda è diventata inutilmente complessa, con
una ventina di opposti pronunciamenti tra Tar e C.d.S. Fino a coinvolgere lo
stesso Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il cui recente decreto
di scioglimento del Consiglio era stato impugnato in ultimo dagli
amministratori superstiti in carica. Chiuso questo conflitto giurisprudenziale, se
ne dovrà riaprire necessariamente un altro: chi pagherà le onerose parcelle dei legali dell'ex sindaco e dei
ricorrenti oggi soccombenti? Si attende l'operato della Corte dei Conti.
Salvatore
Verde
dal quotidiano
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
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