Tursi - Quasi apostrofi volanti di colore giallo ocra sovrastano la scritta “’a camasce”, uno accentua la vocale centrale, sullo sfondo completamente bianco di una copertina che si fa lunga in quattro pagine, contenenti nell’interno la riproduzione grafica in bianco e nero di “‘speed’ 3/8 e 4/8”, sorta di “eterea palude invasiva” dell’artista tedesco Clemens-Tobias Lange. Si presenta così, come un piacere anche visivo, il libro-rivista “’a camàsce”, nel dialetto di Sant’Arcangelo di Potenza. Paese originario del giovane poeta Domenico Brancale, da anni residente a Bologna e tra gli autorevoli fondatori dell’iniziativa editoriale, che ha visitato Casa Pierro. Nel numero 4/2004, anno IV, attualmente in distribuzione esclusiva e con copie numerate, si possono apprezzare anche altri due disegni, “la notte che incombe” di Simone Pellegrini e “il vento che tira” di Giacinto Cerone, ma è la poesia l’essenzialità centrale, visionaria e calamitante di un gruppo di autori straordinari, come Adriano Napoli, Patrizia Cavalli, Franco Loi, Fabrizio Dall’Aglio, Nino De Vita, Enrico Testa, Aurelio Giordano, Arturo Federico, Salvatore Toma (1951-1987), Lorenzo Kasper (1884-1920), Castor Seibel e Hervé Bordas (in francese), oltre ad alcune liriche dello stesso Brancale e con una lettera del 1981 di Luigi Nono a Luigi Pestalozza, negli anni di Prometeo. Un tentativo riuscito di continuare a smuovere il senso dell’essere intellettuale oggi e del “fare” poesia, con un respiro europeo della ricerca, perché, come scrive Jonny Costantino, per tutti “c’è una finestrella nel cuore del mio occhio infartuato”. Salvatore Verde
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