Tursi - Con l'opportuna riproposizione di “Paralipomeni Della Storia Della Denominazione Di Basilicata per Homunculus” di Giacomo Racioppi (nato a Moliterno il 21 maggio 1827 e morto a Roma il 21 marzo del 1908), le Edizioni ArchiviA di Rotondella ottengono almeno tre risultati. Inaugurano la collana “Antica Biblioteca di Lucania Basilicata”, fanno conoscere al pubblico d’oggi un testo pubblicato a Roma dal grande storico conterraneo nel lontano 1875, dalla Tipografia Barbera, e si inseriscono nel mai sopito dibattito storico-culturale e politico sulla legittimazione della denominazione della regione. Anche recentemente ritornato d’attualità, dopo che nella nuova Costituzione della Repubblica italiana si ripristinò nel 1948 quanto cancellato d’imperio da Mussolini nel 1932. Con una “nuova e diversa veste editoriale” (in 125 pagine), il testo è corredato da un’appassionata presentazione di Angela Latorraca, sindaco di Moliterno, e dalla postfazione di Giovanni Caserta, “Prolegomeni alla denominazione di Lucania Basilicata”, che aggiorna con chiarezza i termini della vexata quaestio, ma giungendo alla conclusione che “non resta che accettarli tutti e due, avendo di mira l’unico obiettivo che è quello della facile e inequivocabile comunicazione”. Anzi, suggerisce che “in una eventuale nuova Costituzione dello Stato italiano o nel nuovo Statuto regionale, bisogna che i due nomi compaiano l’uno a fianco all’altro a parità di titolo… Lo scrittore, storico o giornalista che sia, dal suo canto, potrebbe e dovrebbe prenderne atto, assumendo l’abitudine di scriverli sempre ambedue, con o senza la congiunzione ‘o’, magari, all’inizio, con un trattino o sbarra”. Non proprio come il grande, longevo e anche lungimirante storico meridionalista Raciopppi, autore di diversi e numerosi studi e della imprescindibile “Storia dei Popoli della Lucania e della Basilicata” (edita con successo dalla romana Loescher nel 1889). “Paralipomeni…” era stato preceduto l’anno prima dall’opuscolo “Storia della denominazione di Basilicata per Homunculus” (stessa tipografia della Capitale), e con acutezza di riferimenti storico-letterari e ricchezza di citazioni sintetizzava un dibattito interno ma non solo, di quegli anni dell’unificazione del Regno d’Italia, quando l’unica Provincia “di Basilicata”, con sede a Potenza, identificava e comprendeva l’intero territorio regionale. Tutt’altro che marginale, l’accademica e a tratti aspra, ma non oziosa polemica oppose Racioppi, con ironia autodefinitosi “homunculus”, allo studioso Michele Lacava, sostenitore della variazione del nome della Provincia, cioè “di Lucania”. Che, essendo il nome di più antiche origini, poteva meglio delineare l’identità regionale, riferendosi notoriamente alla popolazione dei Lucani o allusivamente ai lupi (lùkoi), ai boschi (luci) e all’immigrazione di un popolo orientale (Lyki). Di derivazione bizantina sarebbe Basilicata, derivato da “basilicus” o “basilici”, i funzionari del “basileùs” o imperatore di Bisanzio, sostenuto anche da Giustino Fortunato e molti altri. A ben vedere, dunque, la semplice denominazione implica il dualistico problema della storia delle origini, in una dinamica e altalenante diacronia temporale, rivisitato dai saperi di ogni contemporaneità. Riflessione utile e metodologia applicabile anche alle vicende storiche locali, minori e sovente date per scontate. Salvatore Verde
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