ALLA RICERCA
DELLE MANSIONI TEMPLARI. ITALIA CENTRALE E MERIDIONALE.
ULTIMO LIBRO DELLA STUDIOSA BIANCA CAPONE
FERRARI.
L'unico capitolo della Basilicata riguarda
Tursi, originato da una intuizione del giornalista
Salvatore Verde
Tursi - La storia
del cavaliere templare di Tursi travalica i confini regionali e si proietta
nella ribalta letteraria non soltanto nazionale degli autorevolissimi studi
sulle vicende italiane dell'Ordine del Tempio. Merito e grazie alla prof.ssa Bianca Capone Ferrari, saggista,
scrittrice, tra le maggiori studiose degli insediamenti templarici in Italia e
nel meridione in particolare. L'autrice di numerose opere (alcune anche di
narrativa) sull'argomento, romana di nascita ma torinese d'adozione, ha appena
dato alle stampe (gennaio 2009) il suo ultimo lavoro "Alla ricerca delle mansioni
templari. Italia Centrale e Meridionale" (162 pagine) per i tipi delle Edizioni Librarie Federico Capone
di Torino (società dello scomparso marito Federico
Capone, adesso gestita dalla figlia Chiara
Capone: www.edizionicapone.com).
Fondatrice e presidente onorario della Larti (Libera associazione ricercatori
templari italiani), la prof. Capone
Ferrari ha svolto in Italia dal 1969 un lavoro pionieristico basato sulle
pochissime documentazioni ancora esistenti (mancavano testi specifici e validi sull'argomento), dedicando una vita a
ricercare ovunque segni, indizi e prove della presenza più o meno stabile, nei
territori poco esplorati dalla storia ufficiale, dei cavalieri del Tempio.
L'ordine cavalleresco dei monaci guerrieri più famosi al mondo fu fondato al
tempo delle Crociate (da ricordare anche i Cavalieri Teutonici e i Cavalieri di
San Giovanni di Gerusalemme, o Giovanniti, detti poi di Rodi e poi di Malta).
I
valorosi Milites Templi con le loro
gesta contro gli infedeli, a difesa
dei pozzi e dei pellegrini che si recavano in Terra Santa, divennero ben presto
eroi leggendari. Scrive l'autrice: "Rientrati
in Europa, dopo la perdita dei Luoghi, i Templari furono coinvolti in subdoli
giochi di potere tramati dalla monarchia francese e dal papato, divenendo il
capro espiatorio. L'Ordine, soppresso nel 1312, finì tragicamente due anni
dopo, con la morte sul rogo dell'ultimo
Maestro Generale, Jacques de Molay,
ingiustamente accusato, con i suoi milites, di eresia e di nefandezze di ogni
genere. In Occidente i Templari possedevano una fitta rete di insediamenti, le domus templi. Erano complessi autosufficienti, detti precettorie o mansioni a seconda
della loro importanza, che, oltre alla chiesa e al convento, possedevano
scuderie, stalle, pozzi, grange per la conservazione delle derrate alimentari,
e grandi appezzamenti di terreno nei quali i fratelli di mestiere
coltivavano i prodotti da inviare in Oltremare".
Durante la
ultratrentennale ricerca archeologico-archivistica di luoghi e di toponimi che
avessero una correlazione con l'Ordine Templare, poi estesa a tuta la Penisola,
si "alternavano speranze, delusioni,
ripensamenti, errori, correzioni ed anche scoperte eclatanti. Ma dopo tanti
anni di ricerche, è emersa solo la punta di un iceberg, perché vi sono ancora
interi territori dove non è stata scoperta alcuna presenza templare, vuoi per
la carenza di ricercatori locali, seri e volenterosi, vuoi per la distruzione
di un gran numero di documenti d'archivio. Tale distruzione non avvenne solo
nel periodo degli arresti e dei processi, ma anche dopo molti secoli,
soprattutto durante la seconda guerra mondiale". Le ultime novità
insediative schedate nelle regioni e inserite in altrettanti capitoli del
testo, riguardano: la Toscana (La
mansione di S. Salvatore di Grosseto), le Marche (S. Giacomo e Santa Cristina di Jesi), l'Umbria (Presenze templari sulla Via Flaminia, I
Templari ad Assisi e La mansione di Sant'Andrea di Todi), il Lazio (I Templari al Ponte di Vulci), l'Abruzzo
(Presenza templare a Scurcola Marsicana e
Corradino di Svevia), il Molise (San
Salvatore di Tappino e San Bartolomeo di Ferrazzano e I templari a San Giovanni
in Galdo), la Campania (L'insediamento
di San Terenziano di Capua e Santa Maria "domus templi" di Maddaloni), la
Puglia (San Vito di Corato, in terra di
Bari), la Calabria (Presenze templari
in Calabria) e la Basilicata (Rinasce da una tomba la storia del Templare
del Ponte Masone di Tursi).
Ben sapendo che il termine Masone, derivato dal francese "maison", designava una domus dei cavalieri Templari, la
studiosa si è imbattuta prima nel Ponte del Masone sul fiume Toce, in Val
d'Ossola (provincia di Novara) e poi, nel 1990, nel Ponte Masone lucano di Tursi, sperando in analoga fortuna. Ma la
sua amica Loredana D'Imperio, che si
trovava in ferie a Campomarino di Maruggio in provincia di Taranto, da lei
inviata in quel territorio tursitano alla ricerca di notizie, rispose che
c'erano solo tre catapecchie. Vuole il destino, però, che a distanza di decenni
la Capone Ferrari incrociasse una casuale lettura: "Nell'articolo di Salvatore Verde,
("Il mistero del tesoro incompreso e
ritrovamenti medievali, diviso in due parti, apparso nel bimestrale "Tursitani" del 9 luglio 2005 e del 17
agosto 2005, e nel quotidiano La
Gazzetta del Mezzogiorno del 12 luglio 2005) giornalista di Tursi, si legge
una strana ed interessante vicenda che vale la pena di essere portata a
conoscenza di quanti s'interessano di ricerche templari ". Il resto è
cronaca nota.
Testimone ancora vivente è l'anziano Giuseppe Manfredi, che assieme a due muratori trovarono una tomba
di un probabilissimo cavaliere templare con la spada e il suo cavallo, e un
contenitore con centinaia di varie monete del secolo XIII-XIV. La sepoltura era
a poca distanza dalla chiesa di San Michele Arcangelo. Tra la località San
Lazzaro e la zona di Ponte Masone, non lontana dalla chiesetta di San Teodoro è
stata ritrovata in anni recenti una moneta con la scritta "HIERUSALEM" (riprodotta nel libro, con i ringraziamenti per la
collaborazione tecnica di Salvatore Di
Gregorio, Oreste Morano, Vincenzo Popia e Luciano Virgallito). Il mistero da leggenda che aleggia sul
ritrovamento alimenta dubbi e ipotesi, però, tutti i ragionamenti si unificano
nella teoria del "templare ignoto". Non si escludono sviluppi clamorosi, con un
po' di fortuna.
Tra le opere di Bianca Capone Ferrari: I
Templari in Italia (Ed. Armenia, 1977), Vestigia Templari in Italia
(Ed. I templari, 1979); Quando in Italia c'erano i Templari (1981-1997),
Sulle
tracce dei cavalieri Templari e Tra le pieghe della storia (2003),
entrambi per le Ed. Capone; con Loredana
Imperio ed Enzo Valentini: Guida
all'Italia dei Templari (Ed. Mediterranee, 1989-1997). Sempre per le
Ed. Capone, sono i romanzi storici coevi: Il Templare di Moncucco (1992-2004);
Clarizia
e i Templari (2000-2005) e Il Rosso e il Bianco (2005); e di
collocazione cronologica successiva: Là, nel magico Salento (1993), Storie
tropicali fra realtà e leggenda (1994).
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