Colobraro: le immagini ritovate (voume II), edizioni Archivia
"Questo libro-raccolta è un prezioso
scrigno che contiene frammenti del nostro passato da conservare con orgoglio",
così il sindaco colobrarese Andrea
Bernardo nella presentazione del libro fotografico Colobraro le immagini ritrovate
(volume II). Realizzato di recente dalla Biblioteca comunale unitamente all'associazione culturale InLoco,
l'elegante volume è curato da Battista
D'Alessandro con la collaborazione di Marisa
Petrigliano, Filomena Mango e Ubaldo Latronico, per l'Editrice
ArchiviA di Rotondella (2009, pp.110 circa, 15 euro).
Sono oltre duecento
fotografie in rigoroso bianco e nero, dagli inizi del secolo trascorso fino alla
soglia del Duemila, cronologicamente e raggruppate per ambiti tematici
socialmente rilevanti (famiglie, matrimoni, centro di cultura popolare, ricordi di
scuola, vita nel borgo). Già esposti nella mostra fotografica permanente della
comunità di Colobraro, e pubblicati in parte nel primo volume del 2008, i
materiali provengono da vari archivi privati importanti e fondamentali per una ricostruzione visiva
dell'antropologia di un luogo tra i più noti della magia lucana e meridionale, anche legato alle vicende del riscoperto Principe Michele Carafa (1787-1872),
musicista europeo di primordine.
Citazione meritoria per i tanti contributi
delle numerose, articolate e ramificate (nelle discendenze delle attuali) famiglie:
Altieri, Barbaro, Bellitto, Bernardo, Bonavita, Boccia- Simeone, Buccolo,
Bruno, Celano, Colavoja, Crispino, D'Ursi, De Pizzo, Di Matteo, Di Napoli,
Ferrara, Ferrauto, Fiorenza, Fortunato, Gialdini, Gulfo, Labriola, Lacanna,
Lateana, Liguori, Lista, Lucarelli, Maimone, Mango, Manolio, Marsico, Mazziotta,
Melfi, Micheli, Modarelli, Orioli, Pesce, Petrigliano, Inchingolo-Rimedio,
Robertazzo, Rondinelli, Scarano. Di grande effetto suggestivo, pure
inevitabilmente nostalgici e di distante tenerezza, alcuni scatti memorabili pur
se non tutti oggi perfetti che si imprimono nella memoria del lettore attento a
scandagliare pose frontali, volti e
sguardi di singoli e gruppi, raramente sorridenti, quasi tutti seriosamente
rapiti dalla magia riproduttiva realistica del mezzo fotografico.
A titolo
meramente cronachistico, ed esemplificativo di un gusto personale, tra le tante
immagini alcune restano davvero impresse
nella nostra memoria: il contrasto del nero che opprime il bianco del letto funebre
dell'angelica Carolina Modarelli, morta prematuramente nel 1929, contornata
dalla rassegnata dignità dei familiari; l'austero portamento di Caterina De
Pizzo, che diede alla luce ben 18 figli; la premonizione della giovanissima e
scura Rosa Lilli, diventata poi suora; l'innocente trasgressione di due
fidanzati che si guardano sentimentalmente rapiti; gli artigiani e i
mestieranti della scomparsa civiltà contadina; le plateali adunate geometriche
del Fascio; i primi piani degli alunni della scuola elementare; l'allora
immancabile presenza dell'on. Emilio Colombo a una manifestazione della DC,
negli anni ‘70; l'ordinazione al sacerdozio (15 luglio 1962) di don Salvatore
De Pizzo e la prima messa (8 agosto 1969) di don Mario Lutrelli; le foto
esterne a Palazzo Venezia di Roma, tra il 1950 e il 1954, che testimoniano
l'incontro della delegazione dell'Unla
(Unione nazionale per la lotta contro l'analfabetismo) di Colobraro con
l'on. Francesco Saverio Nitti, il prof. Pierre Bovet, dell'Università di
Ginevra, e l'avvocato Alberto Virgilio, il più illustre colobrarese della nostra
contemporaneità. Un viaggio non fantascientifico, ma con molti affetti
speciali, nel tempo passato recente che ci appare già lontanissimo e dolorosamente
irraggiungibile.
Salvatore Verde
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