Tursi - Fresco di stampa, arriva “La saggezza delle streghe” (The wisdom of the witches) di John Giorno, uno dei più grandi autori della Pop Art letteraria americana e fra i massimi esponenti della “beat generation newyorchese”. Sconosciuto In Italia ai molti, anche per la totale mancanza di traduzioni dei suoi testi, solo di recente era stato pubblicato il suo “Per risplendere devi bruciare” (edito da Giunti Citylights Firenze, 2005, pp. 224, 12 euro), grazie al quale ha potuto essere finalmente apprezzato dal più ampio pubblico italiano, per il suo stile particolare, che coniuga e alterna sempre brani di alta poesia e prosa autobiografica. Diversa e migliore dovrebbe essere la conoscenza del poeta americano nella nostra regione, che frequenta ormai da anni, impegnato anche in una ricerca incessante delle materne radici lucane. Essendo di antiche origini alianesi (un suo antenato, Don Nicola Maria Panevino, fu “consigliere distrettuale per i Borboni e sindaco di Aliano nel 1807, nonché rockefeller vessatore in combutta coi briganti”, mentre il fratello maggiore Matteo Panevino era deceduto nel 1768), con diramazioni pure tursitane (dove, nell’omonima frazione, ancora si conserva, altrimenti utilizzata, la masseria dei Panevino). Il libro contiene gli ultimi poemi di John, dal 1994 al 2004, da “Just sai no to family values” (Dì un bel no ai valori familiari) a “Welcoming the flowers” (Diamo il benvenuto ai fiori), incrociando “No good deed goes unpunished” (Nessuna buona azione resta impunita, 1999), “Demons in the details” (Demoni in dettaglio, 2000), “There was a bad tree” (C’era un alberaccio, 2001), “Everyone gets lighter” (Ognuno si fa luce, 2002). Proprio la composizione del titolo, “La saggezza delle streghe” (2003), è “ambientato” sulla rocca normanna di Castelmezzano: “… Nelle verdi labbra degli alberi / nei picchi montani delle Dolomiti della Basilicata, / grandi, rotti, denti scheggiati ficcati nel cielo, e una tenue luna crescente…“. Di interesse straordinario pure l’appendice fotografica, con molti protagonisti della beat-generation, e il racconto della vestizione funebre, avvenuta nel 1997, dell’amico William Burroughs (immortalato già nella foto di copertina con F. Clemente, A. Ansen, James Grauerholz, H. Geldzahler, A. Ginsberg e Ira Silverberg). ”Sebbene non sia stato facile dirgli addio, la sua morte è stata una comunione meravigliosa, un puro momento di gioia”, scrive Giorno, meditatore buddista tibetano, con alle spalle, nel 1972, l’esperienza di un cancro al testicolo, che lo ha segnato profondamente. Da allora, per lui è stato un intenso crescendo di impegno e una invasiva attività di versatile performer in tutto il mondo. Questo dono (di Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri Viterbo, pp. 120, 10 euro) è un agevole, ispirato e amichevole tassello della sua arte-vita, curato dal critico cinematografico Jonny Costantino, autore del saggio introduttivo e della lunga intervista congiunta a J.G. e all’amico poeta Domenico Brancale, giovane talentoso di Sant’Arcangelo di Potenza, che ha tradotto i testi poetici dall’anglo-americano, con la collaborazione di Davide Scurzoni. Il dialogo sull’essere artista, nel confronto con la morte (a gennaio del 2004, il poeta aveva perso la madre), è stato registrato nel successivo ottobre, durante lo spostamento in auto da Matera verso Aliano, prima destinazione, dopo aver visitato nei tre giorni lucani Potenza e Lagopesole, oltre Castelmezzano. L’anno successivo, il regista potentino Antonello Faretta ha girato in nove comuni lucani il video d’arte “Nime Poems in Basilicata”, con Giorno protagonista incantevole e declamtore sciamanico delle sue innervate liriche. Leandro Verde
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