Tursi - Meriterebbe una circolazione ampia tra i tanti che a vario titolo si occupano di problematiche socio-psico-pedagogiche e civile-istituzionali, oltre che religiose nelle caratterizzazioni associative e del volontariato in genere, la pubblicazione agevole, interessante ed utile, curata da Donato PARISI, esperto in questioni della formazione e dell’orientamento, che raccoglie praticamente tutta la fase preparatoria e propedeutica del Progetto Civa (acronimo di Come inserirsi nella vita attiva), conclusosi nel 2001, dopo un anno di attività. ”Le Mille Sfide. Adolescenti ‘invisibili’ fra lavoro e non lavoro, nel confronto fra aree marginali del Salento e della Basilicata. Analisi e proposte” è infatti un prezioso strumento conoscitivo di una realtà non minoritaria dell’universo giovanile contemporaneo, “almeno il 25% secondo le stime a livello nazionale, spesso dimenticati dalle ricerche e anche dalle inchieste giornalistiche, che hanno già abbandonato gli studi e di cui si conosce poco”, non tanto da impedire però “facili equazioni del tipo: adolescenti a bassa scolarità uguale devianza giovanile”. Proprio per la scarsità di indagini similari esso rappresenta inoltre un contributo di notevole valore, in attesa di ulteriori futuri approfondimenti allargati. Il volumetto (della Tipografia Marra di Ugento, di circa 120 pagine, s.i.p.) sintetizza così il concorso fattivo e finanziario del Fondo Sociale Europeo - Programma di Iniziativa Comunitaria “Occupazione Youthstart” e del Ministero del lavoro e della previdenza sociale, l’operatività della collaborazione tra i vescovi delle diocesi di Ugento – Santa Maria di Leuca, mons. Vito De Grandis, di Matera – Irsina, mons. Antonio Ciliberti, e di Tursi – Lagonegro, mons. Francescantonio Nolè, oltre che dello Ial Basilicata (della Cisl), con i Centri Civa delle due regioni, e, inoltre, mette a frutto il contributo del prof. Gianfranco Esposito, che ha progettato la ricerca e predisposto gli strumenti di indagine, e di Carlos Simao per la Puglia, Anna Martelli per la diocesi materana-irsinese e Carmela Chiurazzi e Gaetano Salerno per la diocesi “dei due mari”, nella elaborazione dei dati, tutti collaborati da Antonio Campaniello, coordinatore generale del progetto Civa, e Carmela Rabite, coordinatrice regionale lucana. La ricerca ha coinvolto un campione necessariamente “casuale” di adolescenti, tra i 15 e 20 anni di età, usciti dal sistema scolastico precocemente, dagli esperti definiti anche “drop out” per la condizione di non scolarità, in numero complessivo di 316, quasi equamente divisi tra maschi e femmine, e provenienti da 34 comuni. Sul versante lucano, sono 166 in totale gli intervistati e 16 i centri di provenienza (75 dai comuni di Matera, Irsina, Miglionico, Salandra, Montescaglioso, Ferrandina, Pomarico, e 91 da Tursi, Policoro, Senise, Valsinni, Francavilla sul Sinni, San Severino Lucano, S. Arcangelo, Lauria, Latronico). L’indagine, attraverso un questionario semistrutturato di 39 domande, è stata indirizzata all’esplorazione della loro condizione rispetto al mercato del lavoro e alla comprensione dei motivi alla base dei fenomeni di dispersione e di abbandono scolastico, oltre a sondare altre caratteristiche, come i loro percorsi di socializzazione, focalizzati in “tre territori con caratteristiche socio-economiche diverse, accomunati dal fatto di essere considerate, sotto diversi aspetti, aree marginali rispetto ai processi di sviluppo, per la loro condizione di perifericità geografica (Basso Salento) e per la conformazione montana del territorio (diocesi lucane)”. Sorprende positivamente il risultato che smentisce luoghi comuni e visioni catastrofiche, “per cui questi ragazzi sarebbero maggiormente vittime di fenomeni di disagio, che, dove esiste e dove è percepito, non sembra essere una prerogativa di tali ragazzi”. Sono invece confermati altri tratti strutturali sul tema dell’abbandono scolastico, come la necessità di cercarsi un lavoro, pesando gravemente i fattori legati al contesto familiare e sociale di provenienza (scarso livello di scolarità dei genitori e difficoltose condizioni economiche), e la problematicità dell’esperienza scolastica (scarso gradimento dell’offerta formativa della scuola, ma i ragazzi lucani hanno frequentato per un tempo maggiore e perciò più vittime della stessa “selezione dell’insuccesso”), mentre sono quasi sempre gli stessi giovani a decidere l’interruzione e le ragazze hanno una ulteriore difficoltà a trovare lavoro, anche a causa di limitati percorsi formativi professionalizzanti. Scrive Parisi: “Una scuola all’insegna dell’autonomia, proprio per il maggiore radicamento sul territorio, dovrebbe quindi impostare un lavoro didattico nella triplice direzione di incentivare adeguatamente i più bravi, lavorare sulla media dei ragazzi e contrastare la dispersione scolastica, con interventi mirati di interazione sociale”. Salvatore Verde
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