RISTAMPATO DA
SALVATORE DI GREGORIO IL LIBRO DEL 1872
"VIAGGIO
ALLA SIRITIDE E PARTICOLRAMENTE
PANDOSIA.
DIMOSTRATA UNICA PER TEODORO
RICCIARDI DA MIGLIONICO"
Dal periodo
natalizio è più facile procurarsi un libro raro e fondamentale per le vicende
storiche di Tursi, meglio, di Pandosia, la colonia magnogreca dalla quale esso
ha sicuramente avuto origine. Si tratta del testo quasi introvabile "Viaggio
Alla Siritide E Particolramente
Pandosia. Dimostrata Unica per Teodoro Ricciardi Da Miglionico. Napoli
1872", ristampato a cura di Salvatore
Di Gregorio. Questi ha arricchito le novanta pagine con un antico disegno
del sito pandosiano, una raffigurazione del 1600 e una foto dell'inizio del
1900 entrambe del Santuario di Anglona. La feconda lettura del volume è
fondamentale perché risolveva, già allora in modo definitivo, la disputa
sull'ubicazione della città di Pandosia. Proprio sull'omonimo colle, in mezzo
tra i fiumi Agri e Sinni, quasi tutti gli archeologi e gli storici hanno poi
ritenuto collocabile la "Reggia del cuore della Magna Grecia", cioè Pandosia
d'Eraclea, appunto.
Opera preziosa di
un attento archeologo e di un abile scrittore, oltre che filantropo e studioso
di "cose patrie", il saggio del canonico Ricciardi (Miglionico, Matera, 1812-1876) è davvero
unico nel suo genere, per la puntualità delle scoperte, la ricostruzione
meticolosa, la confutazione di errori macroscopici seppure al tempo in voga tra
gli accademici ed esperti. Il testo è apparso esattamente vent'anni dopo
l'ancora fondamentale storia "Memoria Topografica Historica Sulla Città Di
Tursi E Sull'antica Pandosia di Eraclea Oggi Anglona", stampata a
Napoli, dalla Tipografia Miranda nel 1851, da Antonio Nigro, medico e anch'egli archeologo tursitano.
Il
ragionamento di Ricciardi (che cita il Nigro in nota, a pag. 73) è diretto,
articolato e appassionato, con una valida testimonianza del suo viaggiare, dei
reperti trovati o potuti visionare personalmente, sulle orme dei primi che si
avventurarono nelle "terre del silenzio e del ricordo". Una delle sorprese,
subito sottolineata nella breve presentazione di Di Gregorio, è certamente la
rarità del riferimento alla numismatica di Pandosia, monete oggi praticamente
introvabili, come quella del mitico "Dio pane nudo". Ma molte altre sono le novità
scoperte e fissate dall'autore miglionicese, nel fare il consuntivo delle
ricerche storico-archeologiche del XIX secolo sul Metapontino, allora possibile
solo con l'affidabile metodo comparativo. Cosa ancora più stupefacente e
mirabile, poiché le asserzioni fondamentali hanno resistito alla prova del
tempo e affascinano per la sorprendente precisione di date, cifre, luoghi,
nomi, come solo la moderna archeologia tecnica e laboratoriale usa fare da
qualche decennio.
Della regione Siritide o Eracleese e
particolarmente di Pandosia, Ricciardi
fornisce una descrizione geografica e dei popoli che l'hanno abitata,
unitamente alla sua topografia: dalla città di "Leutarnia" al fiume "Cilistaro,
o Cilistarno", da Lagaria al "Siri, Sini ed anche Ciri", dalle città di Siri ed
Eraclea al fiume "Aciri, o Acheronte, oggi Acri". Con maggiore dovizia di
particolari egli afferma: "da Plutarco,
dalle Tavole Eracleesi, e da altri, è provato essere stata Pandosia in
prossimità di Eraclea", fornendoci la "topografia del Colle di Anglona, o di
Pandosia" e la descrizione della "Reggia de' Re Enotri", assieme alla "opinione
degli scrittori calabri sulla Pandosia voluta presso Cosenza, e relativa morte
di Alessandro Molosso", con "documenti relativi a Pandosia ed alla morte del
Re" (Il Molosso) provenienti da Scilace
di Carianda, da Scimno di Chio, Tito Livio, Strabone, Plinio, Giustino o
Trogo Pompeo. Inoppugnabile anche la risoluzione della disputa sul "quesito
proposto dal Luynes nella ricerca di Pandosia fatale ad Alessandro Molosso",
poiché tale questione "si verifica in tutto nella Pandosia sopra di Eraclea,
perché è dessa, non altra, la Pandosia ricercata".
Infine, la parte conclusiva
dedicata per la prima volta alle citate monete ritrovate (stranamente poco
ripresa da altri studiosi in seguito), in quanto "la numismatica di Pandosia
non fa che confermare quanto fin'ora si è detto ". Autore della tragedia Il ferrante (Napoli 1862)
e della storia locale Notizie storiche di Miglionico, precedute da
un sunto storico dei popoli dell'antica Lucania (Napoli 1867),
Ricciardi chiude il suo trattato con il "cenno storico, ed ultimo, delle
reliquie di Pandosia e di Anglona". Insomma, un classico del genere oggi
disponibile grazie alla sensibile lungimiranza dell'edicolante-scrittore Di
Gregorio, coinvolgente poeta premiato e fotografo dotato, oltre che profondo
conoscitore del territorio e genuino cultore della nostra tursitanità (perduta).
Salvatore Verde
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