Tursi - Il farmacista Domenico "Duccio" Camardo, 60 anni, già
sindaco di Tursi per due volte negli anni Ottanta (dal 1/10/1984 al 18/12/1984
e dal 18/10/1988 al 17/07/1989), è
deceduto nella mattinata di giovedì 28 febbraio in una clinica di Atene,
dov'era ricoverato dalla notte di sabato 16 febbraio, quando è stato colto da
improvviso malore (un fatale ictus cerebrale). Solo la prontezza della sua
nuova compagna aveva determinato l'arrivo immediato dei soccorsi, ma le sue condizioni sono apparse subito
gravissime, lasciando appena un esile filo di speranza, rivelatasi purtroppo vana.
Al capezzale era accorsa la sorella farmacista Enrima. Il peggioramento progressivo aveva scongiurato anche il
tentativo di trasporto in Italia, nella sua amatissima Basilicata, affetto che
condivideva con la regione Puglia (era nato a Canosa di Puglia il 30 novembre 1947). Da un quindicennio, per
periodi sempre più consistenti, alternava la permanenza con la Grecia, che voleva come sua seconda patria e dove stava
tentando di ricominciare l'avventura della vita della sua e nostra maturità,
dopo aver a lungo coltivato il sogno di costruire una base turistica nell'isola
di Zante, di foscoliana e celeberrima memoria.
Duccio "Il Barone", come
l'appellavano con profondo affetto i pochi veri amici di sempre, aveva
indiscusse ascendenze nobiliari ed era in asse ereditario con i veri baroni
Brancalasso (l'intera famiglia paterna, quella di don Roberto Camardo, già presidente provinciale dei Farmacisti e
corrispondente della Gazzetta del Mezzogiorno, ha vissuto a lungo nell'omonimo
palazzo del centro storico, in piazza Plebiscito, la stessa costruzione poi
immortalata in una struggente poesia di Albino Pierro, il grande poeta
tursitano). Esponente di spicco della Democrazia Cristiana, ma anche presidente
della locale società calcistica, oltre che figura assai nota e rara in paese, Duccio
"il buono" ha lasciato profonda impressione nella comunità tursitana, che mai
lo ha compreso pienamente, forse perché non abituata a pensare alto (ne è una
metafora il tentativo di volersi inerire nel settore dell'aviazione civile) e a
inseguire grandi progetti (volersi proporre come imprenditore di un grande
villaggio turistico su un'isola), incarnando ideali neoromantici e sogni ad
occhi aperti. Non a caso ha dovuto subire pure molte amarezze, ma sempre con il
sorriso ed un eloquio forbito, per rimarcare un presunta distanza difensiva subito
accantonata da gesti di immensa bontà e generosità, senza eguali. Lo capiremo
adesso: era unico e non ci saranno neppure pallide somiglianze, poiché apparteneva
ad un altro mondo, quello stesso dove adesso potrà riposare in pace e serenità.
Gli stessi sentimenti genuini che, con la gioia di vivere, di certo avrà
trasmesso al suo unico figlio di dodici anni. La "Farmacia Camardo" di via
Roma, d'ora in poi non sarà più la stessa, e noi pure. Continueremo a pensarlo
nel retro, immerso tra i medicinali, vagheggiando un'intelligente amicizia della
quale avvertiamo la dolorosa mancanza.
Salvatore Verde
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