A. DI CONSOLI: LA TRATTA DEI
BAMBINI NELLA BASILICATA DEL XIX SECOLO di Giuseppe GUERZONI
Scartabellando
di qua e di là per archivi, abbiamo ritrovato questo agghiacciante documento
storico firmato da Giuseppe Guerzoni
(1835-1886), scrittore lombardo, studioso di letteratura e fervido garibaldino.
Il testo fu pubblicato in parte nella rivista "Nuova Antologia" (Firenze,
1868), e poi in volume col titolo "La tratta dei fanciulli" (Treves, Milano,
1869). I
n questo esatto documento storico, Guerzoni racconta una triste pagina
della storia lucana, ovvero la tratta dei bambini, venduti o "ceduti" per
povertà dai genitori a sedicenti "impresari" senza scrupoli, che poi
costringevano i loro piccoli schiavi a elemosinare o a suonare in giro per il
mondo (Marsiglia, Parigi, New York, Londra), in condizioni affettive e
sanitarie di mostruosa violenza. Quella raccontata da Guerzoni è una pagina
poco conosciuta della nostra storia, e se la pubblichiamo non è solo per amore
di conoscenza, ma anche per rendere un postumo omaggio - forse inutile - a questi
nostri piccoli conterranei che ebbero la sventura d'incappare nelle maglie del
cinismo, della povertà estrema e del disamore senza scrupoli.
Andrea Di
Consoli
<<Nel
1864 diceva la relazione sulla statistica del compianto Barone Natoli
sull'istruzione primaria "gli estremi della scala della pubblica istruzione
erano rappresentati da una parte dal Piemonte, che su 1000 abitanti ne aveva
573 d'analfabeti, e dall'altra parte dalla Basilicata ove sopra un ugual numero
di abitanti, si contano 912 analfabeti". Le Statistiche posteriori confermano
con leggerissime variazioni questi dati. Fra le 59 provincie del Regno la
Basilicata occupa nel grado d'istruzione dei coniugi il 57° posto, e presenta
89 analfabeti su 100 coniugi, i futuri padri, di certo, de' bambini venduti.
Così
sopra 22,033 nascite annuali la Basilicata dà 414 esposti, cioè il 5 e 50 per %
mentre la proporzione media di tutta Italia è del 2 60 per %. Pure la provincia
spende 175,000 lire all'anno in pubblica beneficenza, a cui dovrebbesi
aggiungere la carità privata e comunale, delle quali 136,000 vanno consumate in
ricovero d'esposti, forse per provare che la Ruota alimenta non diminuisce i Trovatelli.
I
detenuti dell'intera provincia sopra una popolazione complessiva di 508,805
sommarono nel 1864 a 1624, mentre, prendiamo il dato della nostra provincia in
quella di Brescia, una popolazione quasi uguale non ne dava che 468, cioè due
terzi meno. E 1081 soltanto sopra 608,557 abitanti sono i detenuti della
obliata Sardegna, e soltanto la confinante Capitanata vince nella gara delle
carceri la infelice sua vicina.
La
mortalità annua di fanciulli è di 63 per 100 sui fanciulli da 1 a 15 anni, e di
64,77 per 100 sopra i giovani da 1 a 20 anni, maggiore quindi che in
tutte le altre provincie, appena avvicinata dalle Puglie, che hanno il 50 per
cento sui primi, e il 61,16 sui secondi.
Infine,
per chiudere la serie di questi dati, sopra le 177 Casse di risparmio esistenti
nel Regno al finire del 1864 la Basilicata, più umiliata ancora delle Calabrie
e degli Abruzzi, non ne aveva pur una.
In
queste condizioni se la tratta de' bianchi ha scelto per suo terreno la
Basilicata quale meraviglia !
Son
di Basilicata quelle bande di fanciulli che noi dell'alta Italia vediamo
passare per le nostre città più spesso lungo il littorale del Mediterraneo,
questuando il soldo fin dentro i più miseri tugurii, fin sopra le più alte
finestre, ballando grottesche tarantelle, cantando incomprensibili strambotti,
soffiando entro uno stridulo piffero e dimenando un monotono organetto, tortura
de' nostri studi e de' nostri sonni, delizia de' nostri sfaccendati e de'
nostri volghi, accompagnati quasi sempre da un uomo che si vorrebbe dire loro
padre, ma che è quasi sempre il loro padrone; padrone, in tutta la rigorosa
espressione del dominus latino, cioè signore e proprietario. Vengono da
miseri villaggi quasi invisibili sulla carta, da Marsicovetere, da Corleto, da
Laurenzano, da Calvello, da Piccinisco, da Veggiano e vanno alle tre più grandi
metropoli del mondo. Parigi, Londra, New-York sono le loro mète, o piuttosto
quelle de' loro conduttori, le grandi fiere della loro industria, i grandi
sbocchi del loro commercio. Una volta pigliavano più spesso la via del mare e
miravano al porto di Marsiglia; ora sorvegliata e impedita quella strada e quel
porto, pigliano tutti la via dell'Alpi (perché il mare chiuso e la montagna
aperta? - misteri !) più lenta e faticosa sì, ma pure men tormentosa per que'
tapini che non fosse il bastimento d'una volta dove imparavano a conoscere
tutte le torture provate nella stiva del Negriero dai miseri trafficati del
Soudan e del Senegal.
Un
giorno alcuni uomini torvi, sinistri, come il mestiere che esercitano,
compaiono nel villaggio, si presentano alle porte del loro misero abituro,
scambiano alcune parole co' loro parenti, pongono loro nelle mani qualcosa di
sonante che sembra danaro, finchè un cenno del padre, forse, ma forse, una
lacrima della madre li avverte che il contratto è fatto, che essi sono del
forestiere, che devono partire, che la loro ventura incomincia, che la volta
del loro viaggio, di quel viaggio che non ha mai ritorno, per una terra
lontana, per un avvenire ignoto è venuta anche per essi, com'è venuta per tanti
altri che l'anno o forse il mese prima, videro come loro lasciare il villaggio,
accompagnati da un uomo simile, diretti per la stessa strada, verso lo stesso
ignoto. E partono e son guardati partire senza pianti e senza lai, come gente
che accetti un destino imposto colla nascita dalla stessa mano della Provvidenza,
creduto irrevocabile e fors'anco sapiente.
Quanti
sono all'anno? Nessuno lo può dire. Infatti nessuno li conia, ed è naturale che
nessuno lo sappia. Il rapporto stesso parla di alcune centinaia, ma non
precisa veruna cifra. Le nostre Statistiche, come già notammo non ne dicono
nulla. La tabella della emigrazione mostra che la Basilicata ha 8,143
emigranti, di cui 7,967 nel Regno, e 176 all'Estero, poi aggiunge che di quelli
del Regno tornano tutti, e di quelli dell'Estero non ne tornano che 4. Ora chi
vorrebbe dire che fra quei 172 emigranti annui senza ritorno non vi siano i
nostri fanciulli? La statistica è per essi un oracolo; bisogna interpretarla.
Quali
forme hanno i contratti e quali sono i prezzi? A sentire il rapporto sono
generalmente locazioni d'opere, a periodi determinati, mediante il pagamento
d'una somma annua, o d'una somma fissata e pagata prima per tutta la durata
dell'obbligazione; ma qualche volta sono anche contratti di compra-vendita
assoluta, e a perpetuità e allora i parenti li abbandonano interamente nelle
mani de' compratori.
Quanto
ai prezzi il rapporto non afferma alcuna cifra, e nemmeno dai documenti sarebbe
facile ricavarne la media. In un luogo infatti vediamo un allievo suonatore
d'arpa affittato per tre anni al prezzo di otto ducati (40 franchi); in un
altro un giovinetto di nove anni musico anche lui, locato per lo stesso tempo
per 250 franchi! Quello però che è strano, quel che prova come una lunga
tolleranza finisca col parere sanzione di legge persino a' più illeciti delitti
si è che i contratti sono tenuti dai contraenti talmente validi e regolari che
essi reclamano spesso l'assistenza dei Consoli per farli rispettare. "La legge
deve avere il suo corso" scriveva reclamando uno di questi mariuoli, ed aveva
ragione. Se la legge tollerava il traffico, perchè il contratto non avrebbe
dovuto essere legale?!
"Alle
frontiere comincia la vera tratta dei bianchi. Là i conduttori italiani
rivendono a individui abitanti di Parigi o delle altre grandi città proprie
all'industria sia di Francia, sia d'altri paesi. E quivi dopo aver consegnato
la loro mercanzia umana, se ne ritornano in Basilicata a far incetta d'altri
fanciulli, che fanno viaggiare alla stessa maniera e coi documenti stessi che
hanno servito al precedente convoglio".
E
le autorità? Lasciano fare e firmano i passaporti perchè non possono e non
vogliono limitare la libertà individuale! In verità, con questa teoria
ci meraviglia di non veder spalancate le porte di tutte le prigioni!
Fin
qui la colpa degli Italiani: colpa de' genitori che trafficano il loro sangue,
colpa de' funzionari pubblici che in onta alle leggi delle quali sono custodi,
tollerano che sotto i loro occhi si compia un delitto ignominioso, colpa del
Governo che non sorveglia i funzionarii dimentichi del loro dovere, e non fa
eseguir le leggi se sufficienti, e non ne propone di nuove se le vigenti
ritiene inadeguate; colpa infine del pubblico stesso che finora ha assistito da
testimonio silenzioso e impassibile a questo spettacolo che è disonore di tutta
la patria.
Ora
poi incomincia anco la colpa degli stranieri, non meno grande della nostra, e
certo tanto meno perdonabile, quanto maggiore è la pretesa della loro civiltà.
Una
volta che una di quelle grandi voragini che si chiamano Parigi, Londra o Nuova-York
li ha inghiottiti, chi più li ritrova? Un uomo che si dice loro pedagogo, loro
proprietario, loro direttore, e che è loro aguzzino, e qualche volta, orrendo a
dirsi, è una donna, li afferra, li conduce nella suburra più nera, più lurida,
più infame della città dove la carità stessa ha ribrezzo di scendere e da cui
il fiuto della Polizia, avvezzo a tutti i fetori, rifugge; toglie loro il nome
e dà loro per segno di riconoscimento un numero, li educa con una breve
lezione, confortata di frustate, ai grandi precetti della nuova professione e
li scaraventa nel baratro della civiltà alla ricerca della fortuna. Della
fortuna de' padroni, non degli schiavi, giacchè ogni schiavitù è sempre stata
da immemorabile tempo uguale a se stessa, sudore di migliaia a beneficio di
pochi, e i calabresi, cosi son noti in Francia dove è destino che ogni
cosa nostra, la geografia sopratutto, sia orribilmente storpiata, sono
obbligati consegnar fino l'ultimo centesimo della loro questua quotidiana ai
padroni, e guai agli infedeli! Ad essi poi non resta per sostentamento della
misera vita che la crosta di pan nero e la ciotola d'acqua che la carità più
economa o più preveggente lor tiene in serbo, e felici ancora chi la trova, e
meschini più di tutti coloro che tornando a sera affranti per la cerca d'un
bottino destinato ad arricchire altrui, son costretti a sdraiarsi nel loro
canile, collo stomaco lacerato dalla doppia pena del canto e del digiuno.
A
Parigi la dimora di questi infelici è nei dintorni della Place Maubert e del
Pantheon, a New-York ed a Londra nei quartieri di Leather Lane, di Clarkenvell
e di Hundreed Street. [...].>>
Giuseppe
Guerzoni
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