Borghi del
Metapontino, la necessità di fare sistema
Non è difficile pensare ai borghi dell'entroterra
del Metapontino come a un territorio
vivo e dinamico, anche perché le bellezze e le numerose potenzialità sono prontamente percepibili da quanti, anche
giungendo da fuori, attraversano o fanno sosta nei nostri borghi medioevali. Borghi
che mantengono le loro peculiarità architettoniche, storiche ed ambientali
tanto da trarne motivo di interesse
culturale ed essere fonte di attrattiva turistica.
Borghi ricchi
di arte e cultura, paesi pienamente vissuti che stanno riscoprendo tradizioni e
prodotti tipici locali, creando attorno a sé elementi anche di attrazione
dinamica che però, non sono sufficienti a rilanciare l'intero territorio. Un
territorio che negli ultimi anni ha subito pesantemente la propria marginalità
geografica rispetto ai nuovi e moderni assetti urbanistici ed amministrativi.
Borghi che hanno dovuto fare i conti con gli effetti di uno sconvolgimento
sociale ed economico creato dallo spopolamento, dall'emigrazione che ha
contraddistinto la loro storia facendoli diventare villaggi fantasma.
Ecco dunque
che un viaggio ad ampio raggio nei nostri borghi permette di vedere più
realisticamente la loro attuale condizione. Borghi che, però, si congiungono
storicamente e geograficamente con la realtà costiera jonica, antica terra
della Magna Grecia, e con il massiccio del Pollino.
Oggi si
assiste, anche se in modo impercettibile, ad un trend contrario, nel senso che
molti emigrati ritornano nell'amato borgo ristrutturando e/o acquistando case,
perché il legame è duro a spezzarsi. Anche se
queste iniziative hanno recuperato una parte minima delle singole
realtà, resta ben visibile l'effetto provocato dalla mancata presenza
dell'uomo. Una situazione che ha maggiormente interessato i comuni collinari
con problemi di dissesto idrogeologico, che da un lato ha provocato un degrado
di tipo socio economico, mentre dall'altro ha contribuito a conservare
intatto uno scenario storico e paesaggistico di grande valore.
Un territorio
quindi con grandi potenzialità che restano però al momento e per la maggior
parte inespresse, anche se non mancano iniziative di parziale successo (parco
letterario di Valsinni). Tutto questo però non riesce a fare sistema, le poche
eccellenze non sono inserite in una strategia complessiva fatta di scelte
condivise e di obiettivi chiari che
rischiano di rimanere isolati a beneficio di pochi. Oggi si compete a livello
internazionale tra sistemi territoriali ed è necessario, quindi, che la
costruzione di un sistema territoriale venga
prima appreso e poi praticato.
Da questo
punto di vista i nostri borghi hanno l'opportunità e l'occasione, attraverso la
costruzione di un progetto territoriale integrato, di uno sviluppo economico-
sociale ed ambientale attestandosi come modello di crescita sostenibile
utilizzando uno strumento che ha i connotati di un piano territoriale
strategico d'area. Un piano di sviluppo d'area che individui le politiche
urbanistiche e socio-economiche da attuarsi da parte degli Enti locali e di
tutti gli altri soggetti pubblici e privati.
Una
convergenza complessiva che deve trovare una governance che coinvolga oltre ai
comuni dell'entroterra del metapontino (da Bernalda a San Giorgio Lucano),
anche la Provincia di Matera e la Regione Basilicata. Un piano che è il
progetto principale di un'intera area territoriale, un contenitore dentro il
quale si possono inserire tutte le azioni di sviluppo, soprattutto quelle di
iniziativa privata, che mettono a disposizione i propri immobili per lo
sviluppo del territorio. Immobili che possono essere restaurati ed a
disposizione del piano di sviluppo mediante la forma giuridica dell'enfiteusi
ed immessi, per un determinato periodo, sul mercato turistico internazionale.
Questa è una
sfida e, come tutte le sfide, ha bisogno di cavalieri (come i templari) validi
e con forti motivazioni. La rotta è indicata, basta solo seguirla. I nostri
amministratori (di destra, centro o sinistra) devono solo condividerla insieme
a chi ha sempre creduto alla necessità di fare sistema per lo sviluppo dei
nostri territori.
Francesco
Silvio Di Gregorio, architetto.
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