Le toghe non sono tutte nere come sostiene (oggi) qualche
giornalista e nemmeno tutte rosse come sosteneva (ieri) qualcun altro. E la
cosa si ripete per gli avvocati, i salumieri, i giornalisti ed i ciabattini.
Sostenere il contrario equivale a rivendicare l'intangibilità della categoria
ed è questa l'ultima spiaggia cui si ricorre oggi che il sistema giudiziario
italiano viene scosso dalle fondamenta.
Non sono tutti corrotti o collusi.
Qualcuno allo scoperto e molti di più con eccessiva timidezza, tanto da
rasentare la pavidità, hanno tenuta accesa la fiamma della legalità. È la notte
e di notte tutte le toghe sono nere, dice Facci. È vero, ma egli con molti
altri non ha certo contribuito ad illuminare la "scena". Si rileggano gli atti
delle inchieste "Why Not", "Poseidone" e, soprattutto, gli atti dell'inchiesta
"Toghe Lucane" e, immodestamente, si abbia il buon gusto di rileggere il
contenuto di questo blog (http://toghelucane.blogspot.com/2010/05/lanalisi-e-le-inevitabili-conseguenze.html ).
La luce è sempre stata accesa e le toghe nere sono state facilmente
distinguibili dalle altre. Come erano già chiare le consorterie che oggi un
sospetto afflato moralistico chiama con dispregio "P3".
L'operato del CSM non è stato solo opaco,
condizionato, poco chiaro: è stato criminale e come tale va considerato. Resta
solo da vedere se, ricevendo formale denuncia querela il 12 maggio 2010 S.E. Il
Procuratore Generale della Suprema Corte di Cassazione abbia proceduto come per
legge ad iscrivere i membri del CSM nel registro degli indagati ed aprire il
doveroso procedimento penale.
È così semplice distinguere una toga indegna da un
magistrato che compie il proprio dovere che sostenere il contrario è un atto di
vero e proprio sovvertimento dell'ordinamento democratico.
Cosa si aspetta a chiedere scusa e reintegrare nei
loro uffici Gabriella Nuzzi, Dionigio Verasani, Luigi Apicella e Clementina
Forleo?
NP
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