IL CASTELLO DIMENTICATO DI MONTICCHIO
Il Castello di
Monticchio, o quel che resta, si trova in località Sgarroni, su una collina a
più di settecento metri. Quando si arriva nelle vicinanze, la fitta vegetazione
non lascia trasparire alcun sospetto di queste mura, testimonianza storica di un così alto valore,
e di cui si interessò anche Giustino Fortunato.
Ci vuole circa
un'ora di cammino dalla strada. Castagni e faggi si frappongono al cammino,
accompagnato da lontani suoni di campanacci al collo di mucche e buoi.
Quando si arriva in
cima lo spettacolo è di quelli da mozzare il fiato. Da ogni punto cardinale lo
scenario che si scorge è completamente diverso. I punti di osservazione non
sono agevoli, visto che i ruderi del castello sono pericolanti e coperti di
rovi. Gli animali, non solo di allevamento, sono i padroni incontrastati di
questo lembo estremo di Lucania.
Il castello risale ai normanni e fu un avamposto
di Federico II: ci viene così consegnato
dalla Storia, e senza che mai nessuno si sia interessato per un intervento di
recupero e di valorizzazione di un sito un tempo importante per la sua
posizione dominante fra tre regioni.
Dati precisi ce li
forniva il compianto studioso Enzo Cervellino, che, prima di lasciarci, stava
lavorando ad una nuova pubblicazione proprio su questi siti.
Non sono ancora
completamente esplorati - ci diceva- i resti della fortificazione medievale,
che era forse un presidio difensivo dell'epoca normanna,
detto appunto Castello di Monticchio.
Le rovine,
costituite da un'alta torre su base quadrata, dimostrano che doveva essere uno
dei castelli più grandi ed antichi del Vulture.
Gli scavi,
purtroppo interrotti, hanno evidenziato tre diverse fasi di costruzione del
castello, databili dal I al XIV secolo.
E' auspicabile -
sosteneva lo storico rionerese - che si effettuino ulteriori scavi per
accertare le diverse stratificazioni e ricavare utili elementi per comprendere
la cultura del sito.
Sul piano storico,
Giustino Fortunato ha scritto spesso del Castello di Monticchio (Monticulus Normannorum) e ricorda che nel
957 il maniero fu dato in donazione da Tandolfo, principe di Conza, ai
Benedettini della Badia di Monticchio.
Nel medioevo, fino
a quando il castello non fu distrutto dai terremoti come quello devastante del
5 dicembre 1456, fu sempre conteso dai vari feudatari della zona del Vulture.
Nel 1072, Abelardo,
figlio primogenito del conte normanno Umfredo, dopo aver battuto presso Troia
le bande facenti capo a Roberto di Guiscardo, si spinse fin sull'Ofanto per
occupare il Castello di Monticchio e con esso tutto il Vulture e la valle di
Vitalba.
Successivamente
Roberto il Guiscardo riconquistò il Castello di Monticchio "cum omnibus
pertinentis suis" incorporate nel feudo della Badia di Monticchio.
Ecco quanta storia
hanno conosciuto queste antiche mura, ora nascoste da una fitta vegetazione e
dall'incuria della modernità.
Armando Lostaglio
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