La
scomparsa, per di più prematura ed inattesa, di una persona
conosciuta lascia sempre un vuoto ed induce alle più disparate
riflessioni sul senso della vita. La dipartita di Giannino VALLONE
mi induce ad una riflessione cha và fuori dai canoni comuni e
guarda ad un aspetto peculiare della sua esistenza: quello sportivo.
Giannino ha vissuto lo sport come una seconda pelle ed ha avuto un
amore viscerale per il calcio e soprattutto per la sua Juventus (non
aggiungo altro perchè niente renderebbe l'idea del suo essere
Juventino). Ha praticato il calcio agonistico nell'epoca in cui tutto
era un'avventura ed io ho avuto l'opportunità di giocargli
a fianco per parecchi campionati, compreso quello del famoso secondo
posto, era la prima volta che accadeva, alle spalle di un fenomenale
Policoro. Al quale rovinammo la festa della promozione in Quarta
serie (l'attuale serie D), infliggendogli l'unica sconfitta, subita
per 2-1 nel mitico "Angelo Cuccarese" di Santiquaranta. La sua
classe, e ne aveva tanta, era cristallina e lasciava il segno, anche
se, come tutti i campioni, ogni tanto era irriverente nei confronti
degli avversari con la ricerca della giocata ad effetto
(indimenticati i suoi tunnel che esaltavano la platea e
demoralizzavano chi lo subiva). Qualche volta era pervaso da una
certa indolenza, ma gli si perdonava tutto perchè al momento
opportuno era decisivo e gratificava anche chi era costretto ad una
vita da mediano, per dirla alla Ligabue. Oltre all'umana mancanza
della persona, soprattutto nella famiglia, egli ha lasciato un vuoto
nella comunità calcistica tursitana.
Caro
Giovanni, sono certo che entrando in Paradiso avrai divertito anche
San Pietro all'ingresso, praticandogli il tuo colpo preferito: il
tunnel. Ci mancherai. Ciao Giannino.
Luigi
Campese
|