Andrea
PICOLLA si colloca all'epoca della costituzione del primo
Sodalizio religioso. Nel 1617, infatti, padre Alfonso PARISI,
della Compagnia di Gesù, percorse l'intera Diocesi per una
missione apostolica e si fermò anche nella città di
Tursi, dove si costituì il Sodalizio da lui denominato degli
"Intelligenti", poiché, il sabato, gli aderenti si
riunivano per conversare sulle letture dei libri sacri. Nel 1649
venne designato alla direzione di tale Sodalizio il dott. Giulio
Cesare MODARELLI, uomo di grandi virtù, che si attivò
a tal punto da veder premiato il suo sforzo, con l'ordinazione
sacerdotale e l'assunzione per acclamazione delle cariche di
prefetto, confessore e padre spirituale dello stesso organismo. Pur
essendo composto di soli laici, in questa novella comunità
entrarono a farne parte anche dei sacerdoti, indotti a ciò
proprio dalla parola e dall'esempio di don Giulio Cesare.
Il
15 ottobre del 1652, il Pontefice Innocenzo X ordinò la
chiusura di due conventi della città di Tursi, quello dei
Domenicani sotto la regola di San Domenico, che era situato al di là
del ponte della Rabatana, e quello Francescano dei Conventuali,
intitolato a San Sebastiano, che sorgeva nella parte pianeggiante,
all'estremità inferiore del rione Petto. La soppressione, a
cui non sfuggirono numerosi altri conventi, avvenne perché i
padri che vi dimoravano, oltre all'inosservanza della propria
regola, conducevano una vita scandalosa ed oziosa. Il Vescovo
dell'epoca mons. Francescantonio DE LUCA, uomo di nobili
virtù, per riparare al male causato da tanti scandali, chiese
al Papa l'autorizzazione per la fondazione di un nuovo ordine che,
formato da preti secolari, assumesse la denominazione di "San
Filippo Neri", Santo al quale il Vescovo era molto devoto. I primi
aderenti furono quelli del Sodalizio degli Intelligenti. Per
consentire le funzioni ministeriali si costruì la chiesa e si
acquistarono alcuni fabbricati ad essa attigui, a spese del Vescovo
De Luca e di don Giulio Cesare Modarelli, che,con altri, subito vi si
stabilì per convivere assieme al dottore e primo canonico don
Giuseppe GALEAZZO. La novella Congregazione venne inaugurata
con una messa solenne alla quale partecipò tutto il clero
tursitano, compreso mons. De Luca. Una lapide posta nel colonnato di
sinistra dell'ingresso della chiesa, datata 1661 (tutt'ora ben
visibile, ndr.), ne ricorda l'evento. Per il sostentamento, don
Giuseppe BRANCALASSO, nobile della città di Tursi, donò
un appezzamento di terreno alla contrada Golfo nella misura di 23
tomoli ed adatto alla semina. Il Convento, che all'inizio era
composto dalla chiesa e da alcuni vani annessi, venne ampliato tra la
fine del XVII e l'inizio del XVIII secolo principalmente a spese di
Andrea Picolla e del cognato, il Barone Baldassarre DONNAPERNA.
Quarto
di nove figli tra maschi e femmine, Andrea nacque in Tursi il 22
marzo 1666, dal dott. Gioacchino PICOLLA e donna Giulia
MARGIOTTA, che appartenevano alla ricca borghesia. Il loro
palazzo era composto da 30 membri o vani e si sviluppava non distante
dalla chiesa, tra la parte sottostante di via Garibaldi e la
sovrastante via Mazzini (ora detto palazzo è di proprietà
dei LE ROSE, MORISCO, SORIA ed altri).
Ancora
fanciullo, fra l'ammirazione unanime portò a compimento lo
studio della grammatica. Il padre voleva mandarlo a Napoli per
studiare legge, ma egli preferì entrare nel 1679, appena
tredicenne, nella locale Congregazione di San Filippo Neri. Vedendo
la buona inclinazione del figlio, il padre diede facile consenso e lo
dotò di un ricchissimo e vistoso patrimonio. Compiuti gli
studi filosofici e teologici nell'Oratorio di Tursi, per la sua
vasta cultura, l'acuta intelligenza e per il suo grande talento,
Andrea divenne un ottimo ed efficace predicatore.Sulla vita del Servo
di Dio Andrea Picolla, esiste un manoscritto compilato nel 1732 da
parte di Francesco Maria SABBARESE, priore dell'Oratorio, in
possesso dell'erede Oreste FERRAUTO residente a Vicenza. Dal
manoscritto leggiamo che "era tanto grande il suo amore per la
Congregazione che lo portò alla costruzione dell'edificio".
L'istituto, infatti, era ancora così giovane e di
conseguenza povero tanto da avere per abitazione solo alcune piccole
case. Nessuno del resto dei padri aveva in animo di costruire una
casa a mo' di monastero in considerazione delle molte spese, per la
presenza di edifici contigui ed anche per la difficoltà che
presentava l'acquisto degli stessi, i cui proprietari si
opponevano. Tuttavia padre Andrea, avendo fiducia solo in Dio,
studiò, quasi fosse un architetto, il modo in cui si sarebbe
potuto estendere nelle case vicine ed allargare così
l'edificio della Congregazione. Parlando di questo con i signori
Donnaperna, la prima famiglia di Tursi ed assai benemerita verso la
Congregazione stessa, chiese loro la vendita delle case prossime
all'istituto, ma ne ottenne un netto rifiuto, poiché i
nobili intendevano costruire proprio in quel luogo il loro palazzo.
Egli non si perse di fiducia e affidò ogni cosa alla volontà
di Dio. Avvenne, infatti, che poco tempo dopo Baldassarre Donnaperna
sposasse Geronima PICOLLA, sorella di Andrea. Così i
Donnaperna cedettero le loro case alla Congregazione, con il patto di
pagarne il costo dilazionato nel tempo. Pochi anni dopo i padri, non
potendo onorare l'impegno alla nobile famiglia, se la videro
condonare, anche per effetto di alcune grazie ricevute da San Filippo
Neri a cui avevano fatto voto. In tal modo, e impegnando anche il suo
vistoso patrimonio, padre Andrea avviò la costruzione
dell'edificio, assistendo ai lavori continuamente ed insegnando ai
muratori le regole a cui dovevano attenersi. Si narra che
presenziasse pure con la febbre e che non lo distogliessero né
i raggi del sole né i rigori del freddo. Visse una vita
praticamente da Santo. Andrea dimorò nell'Oratorio fino a
marzo del 1730, allorché, nello stesso giorno della nascita,
la morte lo colse al 64° anno, pochi anni dopo aver portato a
termine la costruzione del nuovo stabile. Lo stesso che ancora oggi
si erge maestoso al centro della città, composto di oltre 50
vani, tra piccoli e grandi, con ampio chiostro e cisterna.
I
Ferrauto, eredi dei Picolla, si stanno ancora adoperando per riaprire
"il processo di beatificazione del Servo di Dio Andrea Picolla".
Rocco Bruno
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