Il
Voto: uno schiaffo alla libertà, di Franco Di Gregorio
Il
voto dovrebbe essere una libera espressione di scelta, frutto di meditazione e
di predilezione individuale. L'assalto all'elettore, l'accaparramento del voto
come se si fosse al mercato delle vacche non è degno di un paese civile;
come ogni affare anche il voto è entrato, purtroppo, nelle contrattazioni
dell'economia, infatti si è in presenza
di una "domanda-elettore e di una offerta-candidato". Bandire concorsi, procedere ad appalti -
incarichi, in prossimità di competizioni elettorali, è diventata una
consuetudine e una "utilità" politica in funzione di un voto che si dovrà
esprimere. Nella nostra Italia
repubblicana di "compravendita" di voti si parla dalla notte dei tempi.
Da
molto tempo, infatti, soprattutto nel nostro sud, la politica ha perso valore, il
clientelismo e il cosiddetto voto di scambio sono così caduti in desuetudine da
non costituire, nella costituzione materiale di questo sud, nemmeno remotamente
reato. Tutti i politici sanno che promettere ciò che in realtà è impossibile è
immorale, ma tutti, o quasi, lo fanno. Fare proposte sostenibili e progetti
realizzabili è un comportamento leale, sincero e virtuoso di un candidato politico verso
l'elettorato. E' fuor di dubbio che in Italia, in alcune realtà, il voto non
solo è controllato ma è ben presente il cosiddetto voto di scambio anche se è
difficile individuarlo a causa di una situazione feudale della politica e del
decadentismo sociale (stato di bisogno permanente). Nelle nostre comunità locali,
in occasione di elezioni amministrative, il fenomeno del "voto influenzato" è
più diffuso rispetto alle elezioni politiche
o europee, il motivo è dovuto al rapporto diretto tra candidato ed
elettore; in pratica chi detiene il potere, "il bastone del comando", in
occasione delle elezioni amministrative, assume un comportamento condizionante,
immorale/amorale: interventi su strade, anche private, promesse di posti di
lavoro, incarichi di consulenza, avanzamento di carriera negli enti pubblici,
accelerazione di pratiche burocratiche, appalti etc.. sono tutti esempi da
manuale di degenerazione della politica, purtroppo tollerati sino al punto da
diventare un comportamento normale. Eppure se chiediamo ad un qualsiasi
elettore notiamo che per cinque anni si è lamentato delle inefficienze e dei
comportamenti eticamente censurabili dei rappresentanti politici, però in
occasione delle competizioni elettorali si lascia trascinare dall'onda del
malcostume. Fino a quando l'etica di noi
elettori resterà schiava di questo modello che calpesta la nostra dignità, sarà
molto difficile incidere con il voto sul livello di efficienza delle nostre
amministrazioni; invocare la questione
morale dei nostri rappresentanti politici, senza praticarla dal basso, col
nostro voto, diventa un esercizio retorico.
Arch. Francesco Silvio Di Gregorio
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