La generosità dei doni di Armando Lostaglio
Quei treni che viaggiavano
di notte
L'Italia
per noi cominciava a Foggia. Si partiva alle nove di sera da quella stazione
approdo e partenza per quei tanti che la raggiungevano dalla parte nord della
regione, da Potenza in su, ma anche dall'Alta Irpinia e dall'Alto Bradano.
Una
stazione come tante altre, poco accogliente, dove oggi non c'è più nemmeno la
sala d'attesa; ma da sempre quella stazione rimane il punto iniziale dei lunghi
viaggi verso il nord. Migliaia, forse milioni di uomini e di donne, famiglie
intere, generazioni dopo generazioni hanno attraversato i binari di quell'ormai
storico Tronco Sud, diretti comunque oltre Bologna: Milano, Torino, il Veneto,
e ancora più su, la Germania, la Svizzera, la Francia. La partenza, da farsi
subito la croce: una notte lunghissima, spesso insonne, o da risvegliarsi con
le ossa rotte; vagoni a scompartimento con sedili che si allungavano al punto
da respirare gli odori consueti delle estremità del prossimo. Viaggiatore anche
lui, emigrante anche lui, o familiare di chi aveva trovato fortuna in
quell'altrove già tempo prima. Le cuccette erano costose, di più i
vagoni-letto.
Ora
quei treni della notte non ci sono più, sono costosi, le cuccette non rendono e
meno ancora i vagoni-letto. Di notte viaggiano ormai solo le merci. Da Foggia
ce n'è solo uno per Milano. Per il resto, il cambio d'obbligo è la stazione di
Bologna, quella ferita a morte, oltraggiata in quell'agosto dell'80, mentre ci
passavano migliaia di emigranti di ritorno al sud per le ferie. Ora a Bologna si
arriva a notte fonda, che non è ancora l'alba. E lì si aspettano le coincidenze
per le altre destinazioni. Quei treni della notte avevano nomi persino poetici:
treno del Sole, Freccia del Sud; quei treni hanno cucito una nazione, era un
servizio universale a tutti garantito, si discuteva in quegli scompartimenti
fino alla noia; si mangiava, si dormiva, si curiosava, erano in pochi a leggere
ma si poteva fare anche altro. "Il treno è l'unico posto al mondo dove un
povero può sedersi per parlare e pensare; è l'unico posto in cui può sentirsi
borghese". Lo scriveva il secolo scorso un pensatore anarchico, Llawgoch.
La
politica dei tagli ha reciso prima i "rami secchi" (chi ricorda più le Ferrovie
Ofantine"?); poi è toccato ai treni della notte. E con questi si è interrotta
anche una letteratura e un cinema che si nutrivano di viaggi notturni. Agatha
Christie ha fatto risolvere al suo Poirot diversi omicidi in quel Orient
Express, mentre Totò litigava con l'onorevole Trombetta in quel vagone a
cuccette; in "Intrigo internazionale" Hitchcock fa entrare in galleria Cary
Grant ed Eva Marie Saint. Sempre fra una galleria e l'altra il timido soldato
Nino Manfredi occhieggia la bella vedova dalle gambe velate di nero, prima che
si faccia notte.
Avevano
un loro fascino le luci notturne degli scompartimenti che sfrecciavano fra case
illuminate e stazioni sonnolenti, brughiere nebbiose quando si arrivava in
Pianura Padana, piatta e algida, talvolta ostile. Ora tutto è cambiato, i treni
lunghi viaggiano di giorno perché in viaggio si possa lavorare, computer e
cellulari sempre accesi; di notte viaggiano i bus a lunga percorrenza. E'
la fine di un'epoca. A quei viaggiatori di un tempo vanno le note e i versi di
Fossati, " I treni a vapore".
Armando Lostaglio
OLA CHANNEL ha vinto il
Teletopi 2012 per la categoria "denuncia"
Reggio
Emilia. E' una notizia di grande rilievo, specie per gli amanti del web, dei
cineoperatori, e per chi fa delle riprese uno strumento di coinvolgimento
sociale. OLA CHANNEL ha vinto il Teletopi 2012 per la categoria "denuncia". Ce
lo comunica il responsabile, il venosino Vito Lerario dall'Aula Magna
"Manadori" dell'Università di Modena e Reggio Emilia, dove ha avuto luogo la
premiazione, ambito riconoscimento che riceve dalle mani della giornalista
Carmen Lasorella, presidente del Premio. Nella motivazione del prestigioso
premio attribuito ogni anno alla migliore web Tv che opera in Italia, il
riconoscimento "dell'impegno a favore dell'ambiente con un coinvolgimento
partecipato ed attivo del territorio, delle associazioni e dei comitati. Ola
Channel si è caratterizzata in particolare per aver fatto conoscere al grande
pubblico del web le iniziative che riguardano una regione interessata dalle
estrazioni petrolifere e non solo, i cui risvolti sono stati al centro di
video-inchieste e documenti-denuncia".
L'ambito riconoscimento - afferma Vito
L'Erario, responsabile Ola Channel - ci onora di un premio che porta la Basilicata a pieno
titolo tra le regioni al top del panorama delle web Tv, con video-inchieste non
generaliste destinate ad approfondire problematiche poco conosciute in Italia.
Dedico questo premio alla mia terra - dice emozionato Vito L'Erario - che non
vuole un futuro nero, ma una economia sostenibile che preservi le vere
vocazioni dei territori che le compagnie minerarie invece vogliono piegare per
il proprio profitto. Ola Channel - nata nell'aprile 2009 - è un progetto
no-profit della Organizzazione Lucana Ambientalista (OLA) quale strumento
informativo a disposizione delle comunità. Ma sottende anche l'ambizione, sul
modello del giornalismo anglosassone, di fungere da "watchdog" del territorio,
ovvero "cani da guardia. Ha collaborato, fra glia altri, anche con il CineClub
"V. De Sica" di Rionero, nella realizzazione di un documentario sull'abbandono
della settecentesca Villa Granata.I Teletopi (l'opposto dei Telegatti di
berlusconiana memoria) sono divenuti autentici oscar delle web tv italiane.
Il
premio è stato assegnato da una giuria composta da otto giornalisti, esperti di
nuovi media e critici del mondo della carta stampata, tv e web: Alessandra
Comazzi (La Stampa),
Luca De Biase (Nòva24-Sole24Ore), Mirella Poggialini (Avvenire), Antonio Sofi
(Rai3), Francesco Soro (Next-tv.it), Riccardo Staglianò (La Repubblica), Maria
Volpe (Corriere della Sera). La giuria è presieduta per il terzo anno
consecutivo da Carmen Lasorella, storica giornalista di origini lucane. I premi
per le web TV erano suddivisi in 13 categorie: informativa, di denuncia,
turistica, amarcord, giovane, sportiva, da community, universitaria, realizzata
dalla Pubblica Amministrazione, realizzata dalla TV locale, aziendale esterna o
detta anche brand TV, aziendale interna o detta anche business TV e infine
piattaforma digitale green. Teletopi 2012 ha assegnato anche 4 menzioni speciali
(per il miglior format, per il miglior modello di business, per il miglior
modello di social TV e per il miglior modello di mobile TV), 3 premi speciali
per progetti legati al video che nel 2012 si sono dimostrati innovativi
incidendo nell'agenda della Rete e un premio speciale espressione del voto
della Rete - che rappresenta la novità assoluta dell'edizione di quest'anno -
con il quale anche i navigatori hanno potuto esprimere la loro preferenza.
Armando Lostaglio, (CineClub
"V. De Sica"- Cinit - BasilicataCinema)
Bentornato Vinicio
Sono
di quegli eventi che restano per sempre. E di questo va dato ampio merito ad
associazioni come Vulcanica, che in questi anni si è spesa per portare qui, ai
piedi del Vulture, musicisti di levatura internazionale: Allevi, Bollani, Rava,
Einaudi, solo per citarne qualcuno. E in tale contesto, spiccherà un'altra
personalità, ben più eclettica, nel panorama della musica e della
sperimentazione poetica: Vinicio Capossela. Semplicemente immenso. Sarà a
Rionero (domenica 18, teatro Vorrasi) con Rebetiko gymnastar tour, intinto di
etnologia greca.Bentornato
Vinicio, bentornato in questa terra che un po' ti appartiene... Calitri,
dove affondano le sue radici, è solo al di là dell'Ofanto, quel borgo sulla
collina che si vede da Monticchio. Ma tanta strada questo poeta senza tempo ha
già fatto. "Sembra più grande degli anni che ha" ci ripeteva una signora mentre
assistevamo alla presentazione-concerto del suo libro, anni fa alla Feltrinelli
di Bari.
Quel corposo volume che è un vero diario del nostro tempo, rivisto
senza ammiccamenti e conformismi, a partire dal titolo "Non si muore tutte le
mattine". E' pur vero che dai suoi
testi, dalle canzoni emerge una padronanza di linguaggi che solo gli anni e
l'esperienza conferiscono. Vinicio Capossela è un artista davvero unico. Sono "lampi
di circo e di poesia per dare una mano ai sogni", con questo verso lo
identificava Gianni Mura qualche tempo fa. E' armonia, è storia di strada, è
compagni di vita e di vino, è tutto un mondo compatto dai colori notturni, è
"un pendolare della vita e della musica, un randagio con molte radici". Poeta e
scrittore, musicista e folk-singer, Capossela sa mescolare straordinariamente
cronaca e surrealismo, valzer e jazz, il pianoforte e la fisarmonica, con una
voce particolare, nuda ed armonica come poche nel panorama della musica moderna.
E' un autore che viene da lontano, compagno di strada più di Tom Waits che di
Paolo Conte (di cui qualcuno ne immagina l'eredità).
Ma
c'è anche Buscaglione e le ballate della pizzica salentina e della taranta o
comunque mediterranee. E' un autore completo, fertile quando è contagiato da
quella vena poetica più autentica. Parla
di marginalità come pochi altri, di migrazioni e ritorni. Lui che ha tante
radici e che in lui convivono come in una Babele della tolleranza. Nasce ad
Hannover da genitori di Calitri, cresciuto nelle colline del Reggiano e vive a
Milano in una zona (riferisce sempre Mura) "da dove molti traslocano perché ci
sono troppi immigrati". Sono storie del
nostro tempo quelle di Vinicio, un tempo che attraversa a piedi o in macchina,
in treno come in nave: bello il passo del suo libro nel quale descrive il
viaggio da Bari a Bar, sull'altra costa dell'Adriatico.
Abbiamo
ascoltato in auto, a passo d'uomo, intorno a Lago piccolo di Monticchio, in un
pomeriggio d'autunno, quel gioiello di "Ovunque proteggi", una vera
"benedizione laica"; in compagnia del regista Giambattista Assanti che girerà a
breve un film anche da queste parti: sono rarissimi i momenti di elevata
commozione che si potranno mai associare ad una canzone così straordinaria. Capossela
ha l'ironia e la grazia fuori dal tempo. E' un funambolo da circo di paese, un
cantastorie, di quelle poesie-ballate che restano dentro, vere o inventate,
dure quanto leggere. Di quelle che ci piacerà sempre ascoltare.
Armando Lostaglio
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