La gestione del territorio
Per
poter continuare il discorso sul territorio (dopo urbanistica partecipata e
condivisa) è necessario prima considerare e fare propri una serie di fattori
che, anche se apparentemente indipendenti, sono determinanti e naturalmente
concatenati. Se analizziamo le infrastrutture realizzate sul territorio
italiano notiamo che la maggior parte di esse sono vulnerabili, ciò è causato
principalmente da comportamenti umani e scelte pianificatorie e progettuali
errate, quali edificazioni intensive, scavi, costruzioni di infrastrutture in
elevazione e sotterranee, opere di consolidamento e restauro inadeguate. Tali
interventi modificano l'assetto naturale e in molti casi i versanti collinari e
fluviali, impermeabilizzando il suolo,
basandosi solo su una "coesione apparente" con i terreni sottostanti.
Molte
volte non viene realizzato uno studio approfondito per mettere in luce il
comportamento dei terreni una volta sottoposti ad una costante e diversa
pressione statica. I fenomeni di dissesto idrogeologico sono, quindi, sintomo
di un poco attento uso del suolo in quanto non si analizzano preventivamente le
limitazioni imposte dalle caratteristiche fisico-meccaniche dei suoli e dal
grado di pendenza dei versanti.
I
nostri anziani, mediante piccoli accorgimenti, proteggevano le abitazioni
regolamentando la portata delle acque
convogliandola in modo naturale nei pozzi che servivano per
l'irrigazione e/o il fabbisogno familiare, piantavano alberi per il contenimento dei pendii, realizzavano manualmente
dei terrazzamenti per coltivare terre altrimenti inaccessibili (ora
abbandonate). Oggi, nonostante la disponibilità di mezzi meccanici e di
"esperti", non si fanno terrazzamenti, ma riempimenti con altro materiale, e su
pendii aventi caratteristiche tecniche, fisico-meccaniche molto diverse
rispetto al terreno naturale, si
realizzano insediamenti su colline a rischio idrogeologico senza alcun intervento di protezione.
Così
nascono i dissesti strutturali, le frane e, purtroppo, le tragedie come a Senise,
Messina, Sarno etc. La colpa è per il 90
% dell'uomo e non certamente della morfologia del sito che subisce
trasformazioni che non rispettano lo stato naturale dei luoghi. Nella maggior parte dei casi mancano opere di
drenaggio, sostegno naturale, pulizia degli alvei, opere di rimboschimento dopo
gli incendi, sistemazione dei corsi d'acqua, divieto di costruzione su aree a
rischio frana etc., semplicissimamente non ci sono opere "naturali".
Prevenire
e tutelare il nostro territorio significa salvaguardare e valorizzare le nostre
ricchezze turistiche, ambientali e monumentali che il mondo ci invidia. Sono
convinto che con una migliore gestione
del personale addetto alla forestazione, con maggiori mezzi e unità lavorative
a disposizione, coadiuvate da personale tecnico amministrativo veramente
capace, il nostro territorio nazionale potrebbe essere tutelato e salvaguardato
a basso costo, rispetto agli elevatissimi oneri che sosteniamo, sia dopo ogni
tragedia sia per eseguire interventi errati fortemente vulnerabili su siti di notevole pregio architettonico,
ambientale e monumentale.
Arch.
Francesco Silvio Di Gregorio
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