La realtà sceneggiata e Viaggio magico nella Basilicata di Armando LOSTAGLIO
La realtà sceneggiata
Chi segue da anni le movenze, i vezzi
e le nevrosi di un attore straordinario qual è Antonio Albanese, non può non
apprezzare oltre misura il suo ultimo personaggio, portato in scena come lo
scorso anno su Rai 3 a
"Che tempo che fa" di Fazio: è il "ministro della paura". Parla di "realtà
sceneggiata", allude a bisogni collettivi che declinano nell'ottundimento e
nella negazione della realtà, che a suo dire è tutta sceneggiata. Il
personaggio incute paura con la sua maschera facciale e gli occhiali scuri: è
umorismo caustico il suo, si ammanta di Brecht e aspira perfino a Beckett;
acuti pungenti come in Flaiano che fa sorridere ed irridere di se stessi. "Gli
italiani sono irrimediabilmente fatti per la dittatura" scriveva appunto lo scrittore
pescarese.
E' sottile
il personaggio di Albanese,
si insinua come nessun altro nelle anomalie del nostro tempo. E'
comunque
informazione-deformazione la sua, è stravolgimento ironico di notizie,
eppure
lascia l'amaro in bocca. "L'abbondanza di informazione - scrive
Galimberti - ci
rende responsabili di ciò che sappiamo, e se non diventiamo sensibili a
quel
che sappiamo, diventiamo irrimediabilmente immorali, a colpi di
negazione". Siamo
comunque partecipi in questo gioco che sembra distante: lo cantava De
André (Canzone
del Maggio) "Per quanto voi vi crediate
assolti siete per sempre coinvolti". In questi giorni il verso è scritto
su un bianco lenzuolo davanti alla chiesa della SS. Trinità di Potenza,
dove si
è consumata la tragedia della giovane Elisa. Lo manifestano i giovani.
E' allora
nelle nuove generazioni il luogo ideale e materiale nel quale riporre la
speranza, l'argine contro il nichilismo.
Ancora
Galimberti: "La cultura dello
stordimento, quella della televisione e degli stadi per intenderci,
bolla tutto
questo come pessimismo. In realtà si tratta di qualcosa di molto più
grave che
Nietzsche aveva chiamato "nichilismo": il più inquietante degli ospiti, e
così
definito: "manca il fine, manca la risposta al perché. Che cosa
significa nichilismo:
che i valori supremi perdono ogni valore". Sono ormai 130 anni che
risuona
questo grido del filosofo tedesco, tenuto a freno e combattuto
dall'ottimismo
cristiano, nonostante le due guerre mondiali, lo sterminio nazista, la
fame nel mondo, la migrazione dei
disperati della terra, e da noi, occultato da quell'arma forse più
semplice ed
efficace che è la "distrazione", propagata a dosi massicce per evitare
di
pensare, di sentire e persino di percepire ciò che ci sta realmente
accadendo".
La luce si
intravede, proviene da
figure come don Luigi Ciotti, dalla sua opera umana e sociale. La sua
voce
suona davvero di fede, di coraggio, di prospettiva verso un futuro
migliore,
contro ogni paura e mistero. Contro il cielo plumbeo, lo stesso che in
questi
giorni, vige "sopra Potenza".
Viaggio
magico
nella Basilicata di Armando
Lostaglio
Matera.
"Non so se per profondo
egoismo o per pietà, ho rispetto per queste persone e le loro illusioni,
per
come rispondono alla crisi della presenza, alle mancanze, ai lutti, alle
malattie, alle perdite amorose, a questa vuota ragnatela di fili che
sono le
nostre vite, con riti e credenze, arrampicandosi nell'oscurità che
chiamano
luce".
Si conclude
con questo verso
conciliante il toccante reportage dalla Basilicata magica dal titolo
"Nove
grani di sale" che il settimanale D di
Repubblica ha di recente
pubblicato. Un itinerario fra anziane donne che ancora custodiscono e
mantengono vivo il senso della magia che Carlo Levi rese immortale nel
suo
capolavoro "Cristo si è fermato ad Eboli". Ma ancor di più, il servizio,
firmato da Marco Ciriello, si rifà alle esperienze di Ernesto de
Martino, ai
suoi testi antropologici come "Sud e magia". Il viaggio tocca Aliano,
Craco,
Stigliano, ma anche la devozione a San Rocco di Tolve, in una non
improbabile
commistione fra sacro e profano. Luoghi più o meno comuni dove "l'amore è
possesso, il cambio di donna un delitto, e la malattia una punizione".
E' il
caso di dire che il tempo in questa regione, come scrive l'autore del
servizio,
"capovolge la realtà".
A corredo
del viaggio, vi è un dialogo
con Dorothy Zinn, una antropologa statunitense che risiede a Matera. Ha
condotto diverse ricerche nel
Mezzogiorno su disoccupazione giovanile, immigrazione ed
interculturalità. In
Italia ha pubblicato (per Donzelli) "La raccomandazione - clientelismo
vecchio
e nuovo", mentre ha tradotto in inglese
"La terra del rimorso" di Ernesto De Martino. E farà lo stesso anche con
"Sud e magia". De Martino dunque quale
precursore di una nuova antropologia: la svolta storica, lo storicismo
di cui
la sua opera è piena, la riflessività consapevole che l'impresa
scientifica non
è oggettiva al 100%, sono alcune delle argomentazioni che riscontrano un
più
vivo interesse anche Oltreoceano. Non di meno - sottolinea la Zinn -
anche
l'attenzione gramsciana alle dinamiche fra "l'alto e il basso", e
l'impegno
etico che in de Martino rimane vivo.
Secondo
l'antropologa, il mondo
anglosassone ha molto da imparare da una rinnovata lettura di de
Martino, che
considera " una anomalia piacevole"; di contro intravvede invece la
difficoltà di lettura a causa di
una "complessità di scrittura". Eppure De Martino è stato poco studiato
all'estero. In America, durante la guerra fredda non si poteva certo
puntare
l'attenzione su uno studioso di area marxista. E pertanto è stato poco
diffuso.
Anche nella traduzione del libro "La terra del rimorso" c'è stato
bisogno di
inserire molte note per spiegare la sua ricerca. Ma questi testi
demartiniani
sono importanti oggi in quanto nell'incontro con l'altro, col diverso,
indicano
di non dimenticare chi siamo, aprendosi
al nuovo senza dimenticare le proprie origini. Si assiste dunque ad un
più
approfondito studio mediante le traduzioni dell'opera di de Martino, che
ne
analizzano l'impostazione teorica e l'analisi dei rituali.
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