Lavoratori di Atella: una prova
di coraggio di Armando Lostaglio, con una poesi di Davide Maria TUROLDOin ricordo di mons. ROMEO
Atella.-
Dai lavoratori della Mister day di Atella può nascere un nuovo corso nella
democrazia del lavoro. Sono finora una trentina i lavoratori dell'azienda
Vicenzi a Vitalba di Atella (già Parmalat) che, da un anno e mezzo in cassa
integrazione, si stanno organizzando per
mettere su una cooperativa, in grado di rilevare l'azienda e rilanciare
l'attività produttiva. Può davvero rappresentare per questa regione una notizia di valore assoluto, una inversione di
rotta che, se andrà in porto, potrà cambiare
il corso e la considerazione del lavoro industriale in questa regione, elevando
i lavoratori a veri protagonisti del proprio futuro.
Quei
lavoratori lanciano, seppur inconsapevolmente, una sfida a quanti
considerano il
sud come un eterno ricettacolo di assistenzialismo. Ma è una sfida
lanciata
anche al mondo istituzionale, a quello economico e sindacale di questa
regione,
e non soltanto. E' pure una sfida alla storia, a quanti hanno sventolato
(magari con poche convinzioni) bandiere da "Sol dell'avvenire", ai
cristiani
che di cristianesimo (nei fatti) ne emanavano ben poco, ai democratici
che
ambivano solo alla rappresentanza e quasi mai alla equità. Questa
notizia potrà
riempie di gioia quanti hanno guardato alle utopie "comuni" come a un
sogno dell'aldilà o,
al meglio, di chissà quale generazione
futura. I lavoratori di Atella la loro sfida, coraggiosa ed ambiziosa,
l'hanno ormai
lanciata. Adesso s'impegnino tutti, quelli che possono, a raccoglierla e
renderla vincente.
E'
questo solo l'inizio di una storia lieta, di quelle che potrebbero
entusiasmare
scrittori e registi impegnati, come quelli che hanno guardato sempre al
mondo
del lavoro come un luogo ed una occasione per un riscatto individuale e
sociale.
Pensiamo all'inglese Ken Loach ("Paul, Mick e gli altri") ai belgi fratelli
Dardenne ("Rosetta"), a Citto Maselli ("Cronache
dal terzo millennio"). Il film di Atella aspetta adesso la parola fine.
Con un
lieto fine.
(CineClub
"V. De Sica" Cinit)
In
memoria del vescovo Romero
In nome di
Dio vi prego, vi scongiuro,
vi ordino: non uccidete!
Soldati, gettate le armi...
Chi ti ricorda ancora,
fratello Romero?
Ucciso infinite volte
dal loro piombo e dal nostro silenzio.
Ucciso per tutti gli uccisi;
neppure uomo,
sacerdozio che tutte le vittime
riassumi e consacri.
Ucciso perché fatto popolo:
ucciso perché facevi
cascare le braccia
ai poveri armati,
più poveri degli stessi uccisi:
per questo ancora e sempre ucciso.
Romero, tu sarai sempre ucciso,
e mai ci sarà un Etiope
che supplichi qualcuno
ad avere pietà.
Non ci sarà un potente, mai,
che abbia pietà
di queste turbe, Signore?
nessuno che non venga ucciso?
Sarà sempre
così, Signore? »
(David Maria Turoldo)
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