Le
madri-coraggio
Le madri-coraggio della Basilicata,
pur nel proprio immenso dolore, sono emblemi di temperanza, di dignità e
rispetto. Si esprimono con grande equilibrio, con linguaggio semplice e mai
invadente. Si muovono con determinatezza: non sembri azzardato l'accostamento
con quelle madri argentine di Plaza de Mayo che, dagli anni '70, rivendicano la
scomparsa dei loro figli per ottenerne la restituzione: erano stati arrestati
illegalmente dai governi dittatoriali argentini e fatti sparire a decine di
migliaia: i desaparecidos fanno parte di una pagina oscura della storia del
Novecento, ferita mai del tutto rimarginata.
Come oscura
rimane la tragedia
tutta lucana dei decenni scorsi, la morte di Elisa, di Luca e Marirosa,
di
Tiziano, di Ottavia e di altre persone che non vanno lasciate
nell'oblio. E
come l'Associazione delle madri di Plaza de Mayo - che si identificano
con il
"foulard bianco" - così l'Associazione "Libera" di don Luigi Ciotti e
don
Marcello Cozzi mantiene viva la memoria e rivendica una giustizia
possibile. Madri-coraggio che sanno esprimersi con grande decoro,
nonostante il proprio
dolore che alberga nel profondo da troppi anni. Filomena Claps (madre di
Elisa)
e Olimpia Orioli (madre di Luca), quando hanno potuto esprimersi su
televisioni
nazionali, hanno sempre offerto una immagine di morigeratezza nelle
proprie
parole, nonostante l'ansia e la rabbia per una giustizia non sempre
giusta. Una
effigie nobile di donne lucane, che riscatta quella arcaica talvolta
relegata
al solo mondo contadino.
primono tuttavia quel dolore antico, una
Pietà
michelangiolesca dei giorni nostri, cui si accompagni quel verso di De
André
della "Buona novella" che dedica a Maria: "Ave, alle donne come Te,
Maria,
femmine un giorno e madri per sempre". Ben venga la giustizia, e sia
ora, ben
venga la verità, la chiede a gran voce la comunità lucana, la gente di
buona
volontà. Ben venga "il Padre amorevole che corre in aiuto del
figlio e squarcia tutte le nuvole e fa piovere dal cielo quella manciata
di
rose che noi umani chiamiamo Cristianesimo" (Alda Merini). Quelle madri
conferiscono una figura nuova di questa terra, ben lontana dal volto
delle
donne dipinte da Carlo Levi. Un'effige di sofferenza e dignità, ma
arricchita
di fiducia. Sta agli altri ora non renderla utopia.
Armando
Lostaglio
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