Lettera
aperta ai religiosi, politici e laici di
Tursi (da Rosa Sarubbi)
Forse,
oggi sarebbe necessario un nuovo appello come quello che fece Don Sturzo nel
1919 "agli uomini liberi e forti", ma questa volta rivolto "ai cattolici liberi
di Tursi". Sarebbe opportuno che i "cattolici liberi", quali uomini onesti e coraggiosi,
riportassero la politica sui binari
della moralità. Naturalmente qualcuno potrà dire che non è con la morale o col
moralismo che si fa politica. È vero, ma non la si fa nemmeno con l'immoralità.
La crisi politica e sociale che attraversa Tursi è anche religiosa. Eppure
molti laici tursitani, pur non frequentando le Sante Messe in Cattedrale, ma,
evidentemente altrove, mantengono ancora, dal punto di vista intellettuale, l'integrità
dei principi. Infatti, in molti di essi non vi è crisi di coerenza fra fede e
comportamento, fra quanto si dice di credere e quanto si pratica e si vive,
come succede, invece, in altri, dove
regna il permissivismo morale, frutto
non della distinzione, ma della netta separazione del diritto-dovere dalla
morale; nessun arricchimento etico ma, al contrario, un crescente pauperismo
morale, con comportamenti che distruggono la convivenza comunitaria locale.
Giovanni Paolo II in una enciclica " Veritas Splendor" scrisse che ""Ciascuno
di noi può avvertire la gravità di quanto è in causa, non solo per le singole
persone ma anche per l'intera società, con la riaffermazione
dell'universalità e della immutabilità dei comandamenti morali, e in
particolare di quelli che proibiscono sempre e senza eccezioni gli atti intrinsecamente cattivi" così che "[...]
solo una morale che riconosce delle norme valide sempre e per tutti, senza
alcuna eccezione, può garantire il fondamento etico della convivenza
sociale". L'oblio di questa morale conduce al dispotismo e al "Comportamento
tiranno" e delegittima il regime politico, così come il Papa ha indicato
nelle encicliche Evangelium vitae e Centesimus annus.
La ricostruzione
della società non sarà fatta con una
politica amorale - meno che mai di questi
tempi - ma per esigenza sociale; il ritorno ad Aristotele e a san Tommaso, e al
pensiero sviluppatosi a partire da loro, non deve soltanto essere d'ordine
intellettuale, ma anche morale, posto che, in definitiva, "è impossibile essere ragionevoli se non si è
buoni". La vita nella società, la vita di una comunità politica, è,
soprattutto, il comportamento dei suoi membri a partire da quelli più
rappresentativi che devono essere di buon esempio per le generazioni future.
Prof.ssa Rosa SARUBBI
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