Ripercorro
brevemente la mia esperienza di uomo-artista che ebbe come centro
geografico Tursi.Tre
anni fa ripercorsi la terra che vide nascere i mie genitori. Molte
volte nel corso della mia vita ebbi l'occasione di visitare la
Lucania, e di viverci, ma quella visita aveva il preciso e
inderogabile scopo di girare un film che facesse rivivere la
venerabile figura del filosofo antico Diogene di Sinope. Come
tutti gli esordienti non avevo la minima idea della forza che mi
accingevo a rievocare e di quale viaggio mi preparavo a vivere.
Ogni
film ha una lunga gestazione sulla carta. Questo momento lo chiamo
"oblio di cinema" (spiegherò più avanti cosa
intendo).
Dunque,
dicevo che il film inizia i suoi primi passi sulla carta, cioè
scrivendo pagine e pagine di sceneggiatura, copione ecc..., ed ero
ben contento di questo perché mi avvalevo della collaborazione
di Benjanin Florance, che conosce profondamente la filosofia
antica e la figura di Diogene che poi ha interpretato. Quindi, prima
di iniziare a "girare" il film, arrivammo in Lucania già
molto pronti e con le idee chiare.
Un
altro aspetto molto importante nella produzione di un film è
la scelta degli attori, e anche su questo punto fui molto fortunato.
Quasi l'intero casting fu fatto a Tursi, e non a caso. Avevo
visitato altri paesi, avendo la possibilità di chiamare
persone che già conoscevo, ma un'intuizione mi suggeriva di
concentrare le forze tutte su Tursi. Oh che felice lampo di luce
passò nella mia testa, quando vidi all'opera quei corpi,
quei volti trasfigurati dalla luce furiosa che si alzò nello
spazio cosmico per poi discendere ancora più infuocata sulla
terra ( la maggior parte delle scene si giravano dalle undici alle
tre di pomeriggio).
Mi
chiedo come la pellicola abbia potuto sopportare una tale luce, che
entrò nei miei occhi e li abbacinò. Mi sentivo come gli
antichi suppliziati che venivano accecati dal bacino rovente.
Capirete bene che è un po' difficile dirigere un film se si
è ciechi, eppure è quello che avvenne.
Tutta
la mia conoscenza sul testo composto da Benjamin Florance si dissolse
in una forma di deficienza mentale, il pensiero non riusciva più
a passare alla coscienza. Io ero assai preoccupato della mia
gravissima infermità e mi chiedevo come avrei mai potuto
portare a compimento il mio progetto. Mi lasciai andare,
letteralmente non pretesi più nessun controllo su di me e
quello che avvenne fu una sorta di miracolo, come si può
chiaramente evincere dalla visione del film.
Rimanevo
sbalordito dalla potenza della visione che ogni giorno mi si
presentava davanti. Potenza non dell'artificio della " messa in
scena", bensì intrinseca alle singole persone che
componevano il set.
Il
mistero atavico che emana dalla terra di Lucania è noto a
molti. Qui, quell'antica energia, si univa con gli uomini,
attirata su di noi e in noi operava. Alcuni la chiamano ispirazione,
cioè "qualcuno" che ti soffia, alita dentro. La cosa
incredibile era che si presentava un caso di ispirazione collettiva,
magnifico.
Io
cercavo il segreto di un uomo chiamato Diogene, uomo che per elezione
celeste ebbe la forza di dissolversi nel Logos divino. Ed ecco
davanti a me tutto questo. Non c'era bisogno di nessuna recita o di
quella ridicola finzione retorica che va di moda ora, le cose si
mostravano da sè, senza nessuna mia interferenza; pur essendo
ugualmente posseduto, riuscivo a registrare fedelmente l'accadimento
reale non simulato.
Con
questo voglio solo vagamente accennare la cosa più importante
che accadde in me. Vidi sorgere l'alba di una nuova e antica
metodologia artistica. Non ho mai più visto nulla di vagamente
simile: la bravura, l'intensità, oserei dire il realismo, se
non sapessi di venir frainteso, possedeva tutti. Ecco che si viveva
non più nell' "oblio di cinema", ma nella pienezza
dell'immagine arroventata, mortalmente rischiosa, esplosa già
nel suo essere atto reale. Ecco perché in una recente mostra
ho deciso di proiettare accanto al film montato anche il "girato",
per dimostrare l'autenticità della operazione artistica che
solo erroneamente porta il mio nome.
Marcello Tedesco*
*
Nato a Bologna nel 1979, Marcello TEDESCO frequenta l'ultimo anno
all'Accademia di Belle Arti di Brera, a Milano. La sua ricerca si
avvale di diverse modalità espressive: pittura, scultura,
video e cinema. La recente produzione comprende il lungometraggio in
pellicola Vita di Diogene, 2002, sulla vita del filosofo
cinico Diogene di Sinòpe, e un mediometraggio video tratto dal
poema "La ballata del vecchio marinaio" di Samuel
Taylor Coleridge. Tra le principali mostre, segnaliamo quelle del
2001: "ù zimmere" Villa Vogel ( Museo Luigi Pecci,
Firenze), video performance con Domenico Brancale, e Video.it
arte giovane a San Pietro in Vincoli (To), curata da Francesco
Poli. Sono del 2004: Free Pics In New Location (Ro) e Bos' Art
"direzioni diverse", convento dei Cappuccini Bosa, entrambe
curate da Giovanni Pintori; "Vita di Diogene", galleria
Orfeo Hotel di Bologna, curata da Elisa Laraia. Alcuni sui
lavori video sono nell'archivio della G.A.M di Torino, curata da
Elena Volpato e al Care off di Milano, curato da Mario
Gorni.
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