Papa Francesco
Per la nomina
dei papi e la valutazione dei carismi di cui sono stati portatori mi fidavo
ciecamente dei pareri di mia nonna Anna. La sua casa al paese dove ho trascorso
molte estati della mia fanciullezza, era tempestata di fotografie di Papa
Giovanni XXIII.
Era una sua appassionata devota. Gli piaceva l'umiltà, la semplicità e
l'immediatezza popolare di Roncalli. Questo papa, rappresentava in modo diverso
la pietà religiosa popolare. C'era
quella miracolistica più devota alla figura di Padre Pio e c'era quella di mia
nonna, più asciutta ed essenziale, messa alla prova dalla fatica dei campi che il
sole cocente amplificava.
Non si
attendeva miracoli ma le bastava
ringraziare ogni sera Dio donandosi momenti straordinari di contemplazione con i quali sapeva spegnere
gli affanni e le ansie della giornata. Ma non divaghiamo. Paolo VI invece era
troppo algido, dalla raffinatezza francese nello stile discreto e riservato,
pertanto con poca presa popolare. Al contrario Paolo VI piaceva a me per i
motivi uguali e contrari per i quali non piaceva a mia nonna. E poi mi aveva sfiorato la testolina quand'ero piccolo e
custodisco ancora gelosamente quelle fotografie. Piaceva invece molto a mia nonna Giovanni
Paolo (GP) I per la sua semplicità, la
sua carica umana e la sua umiltà. Wojtyla invece no! Troppo filosofo e lo
liquidava accusandolo di fare troppa politica.
Purtroppo non l'ha conosciuto
negli ultimi anni del suo pontificato quando, mostrando senza reticenze tutte
le sue debolezze e infermità, al di là del suo magistero ufficiale sempre
raffinato e profetico, con la sua umanità e con la sua gioiosa carica giovanile
non più sorretta da un fisico integro, attraverso la sua figura curva e dolente
ha impresso pagine memorabili di quel
ministero della sofferenza diretto ai poveri ed agli afflitti della
Terra. Poi è
venuto Ratzinger! Mia nonna non l'ha conosciuto e non gli sarebbe piaciuto per
gli stessi motivi per i quali non piaceva Paolo VI. Nei giorni dominati dalla storica notizia delle sue
dimissioni ho trovato difficoltà a
farmene una ragione ed a trovarne un senso. L'annuncio istintivamente mi ha
rievocato il magistero di Pietro II, l'ultimo Papa, descritto in chiave
apocalittica da Sergio Quinzio nel suo libro "Mysterium Iniquitatis".
Me lo ha
rievocato se non altro per la cifra del suo stesso papato. Spesso lasciato
solo, flagellato da un modernismo non necessariamente positivo e benefico,
sofferente per le divisioni interne alla Chiesa: affioranti o carsiche che siano. Il suo
raffinatissimo e coltissimo pensiero capace di individuare e denudare con
eleganti paradossi le contraddizioni logiche e gli aspetti irrazionali di
quel pensiero moderno che esclude dal
proprio orizzonte il sacro. Maltrattato rozzamente a colpi di clava dalla
cultura conformistica del nostro tempo che confonde i desideri con i diritti,
la tolleranza con il relativismo etico, le debolezze dell'uomo con il
nichilismo. Insomma un Papa ignorato!
Eppure il
magistero di Ratzinger è stato tutt'altro che anonimo. E' il Papa che ha definitivamente
de-rubricato il conflitto fra Fede e Ragione dimostrando anzi che senza una
ragione forte non può esserci una fede forte. Nella sua meravigliosa enciclica
Caritas in Veritate poi rilancia l'importanza del dono in economia e che essa sia informata da valori etici perché
possa dare frutti a lungo periodo. Tesi fra l'altro ripresa e rilanciata anche
da fior di economisti di fama mondiale e con premi nobel in tasca.
A questa mia lettura apocalittica , che il mio amico don
Pierino Amenta ha simpaticamente rimproverato, ne è subentrata un'altra più
dietrologica che non rinnega la prima.
Quella cioè di un Papa a cui stanno mancando le forze ed il vigore e che per
questo, si sentiva piccolo ed inadeguato rispetto alle grandi sfide del nostro
tempo. Dagli ultimi discorsi del Papa però trapelava l'ansia per un
rinnovamento non solo degli organigrammi, ma anche e soprattutto spirituale
della Chiesa e delle sue strutture interne. Non è certamente fare gossip
sospettare che il Papa forse non ha retto più le contraddizioni all'interno
della struttura burocratica che si sono sempre più complicate.
A queste mie
umbratili letture ha risposto meravigliosamente la nomina di Francesco! Prima
di tutto proviene dalla "fine del mondo! Ovvero da una terra molto lontana dove
la Chiesa è giovane, fresca, viva, carica di speranze. Questo è un evento
storico non per la novità geografica ma perché è chiaro che se fino al 900 l'Europa
è stata l'architrave trainante della Chiesa, oggi, essa è stanca, vecchia, appesantita forse anche da
tanti "averi" ed ha bisogno di essere "scossa" e sconvolta dalle nuove realtà
emergenti come quella Latino-Americana. Un'altra cifra è rappresentata dal nome
che si è scelto: Francesco I.
Un nome che sarebbe piaciuto tanto a mia nonna!
E' una scelta netta che viene fatta nel solco di ciò che ha rappresentato il
santo di Assisi: povertà, umiltà giocosità e creatività! In terzo luogo il modo con cui si è
presentato: non Papa ma Vescovo di Roma che si vuole mettere immediatamente in
relazione con il suo popolo. Anzi chiede al suo popolo di pregare per lui! E' una prospettiva rivoluzionaria perché rompe
con quella impostazione storica consolidatasi in Europa, che vede nel clero ancora
il primo dei 3 (o 4) stati sui quali si reggono le istituzioni. La Chiesa è
popolo di Dio...non Stato!
Francesco I è nelle mani e nelle preghiere del
suo popolo che affida il suo mandato. L'aver evitato di definirsi Papa potrebbe
anche essere visto come un gesto delicatissimo nei confronti di Ratzinger.
Ratzinger ha sicuramente perso il suo ruolo di Vescovo di Roma ma è ancora
efficace ed effettiva la sua investitura a Papa che dal punto di vista
sacramentale non può essere cancellata. E poi ditemi quello che volete, ma sono
contento che venga dall'ordine dei Gesuiti dai quaderni dei quali studio ormai
da più di 30 anni. E' ordine che avrei
abbracciato se non avessi trovato davvero irresistibili le ragazze! Insomma è
un Papa che avrebbe messo d'accordo me e
mia nonna una volta tanto!
Francesco
Vespe
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