Indro
Montanelli,
grande giornalista, amava dire: chi non ha memoria del proprio passato, non ha
futuro. In tal senso offro un contributo, tracciando una breve storia della
Polizia Municipale di Tursi, struttura per la quale ho speso la mia vita professionale.
Non potendo, per ovvie ragioni, andare molto indietro nel tempo, ho preferito
datare questo mio impegno dal 1861, cioè dall'unità d'Italia, affidandomi, per
quel che non è documentato in atti certi, alla memoria storica di tursitani
ammirevolmente impegnati nella conservazione e rievocazione di fatti del nostro
passato. Poiché l'impegno non è di poco conto, dovrò "abusare" con più scritti della
pazienza dei lettori.
A questa premessa, si aggiunga di ricordare che le origini
della Polizia Municipale si perdono nella notte dei tempi. Ogni organizzazione
sociale, infatti, ha tra i doveri primari quello di consentire la pacifica e
corretta convivenza dei suoi consociati. Assolve questo compito tramite la
Polizia
, termine che deriva dal greco polis (città), significando che in senso generale è individuata una struttura
preposta alla salvaguardia della sicurezza pubblica e del corretto svolgimento
della vita sociale, nonché alla prevenzione ed alla repressione di tutti quei
comportamenti non consentiti dalle regole che la società stessa si è data. La
storia plurisecolare dell'antica Roma ce la propone in varie forme, la più nota
è senza dubbio quella dei "pretoriani", e proprio un pretoriano, San
Sebastiano martire (la ricorrenza è del 20 gennaio), è stato assunto a patrono
dei Corpi di Polizia Municipale d'Italia. Successivamente, troviamo traccia di
tali strutture nel Medio Evo, considerate una delle massime espressioni delle
libertà dei Comuni, per la capacità di controllare che gli interessi del
"municipium" fossero tutelati.
Nel periodo storico di più pregnante interesse
per il nostro lavoro, riscontriamo che nella seconda metà del secolo scorso,
con la formazione della Stato unitario, nonostante l'accentramento della
cosiddetta "piemontesizzazione" statuale e la limitata autonomia riconosciuta al
Comune, rimasero intatte le potestà comunali di dettare norme vincolanti per i
propri cittadini e di amministrare in maniera indipendente gli interessi delle
comunità locali e quindi di controllare, attraverso organi appositamente
costituiti - le guardie comunali - che tali interessi non subissero turbative.
Venne, perciò, riconosciuta ai Comuni la potestà di dotarsi di una
propria polizia e di disciplinarla con norme proprie. Di conseguenza, il
primo ambito normativo è stato il Regolamento Comunale di Polizia Municipale
che detta le regole per il buon vivere cittadino, prevedendo sanzioni di natura
economica per le violazioni accertate. Per la sua naturale dipendenza dall'Ente
locale, la Polizia Municipale, al contrario della altre
forze di polizia, con le quali pur collabora nel perseguimento dei fini
istituzionali, non ha un coordinamento nazionale e la prima legge organica di
riferimento (n. 65) risale appena al 1986. Con tale legge quadro, sono stati
dettati i principi generali sulla formazione ed organizzazione dei
Corpi di Polizia Municipale, demandando alle Regioni, nello specifico costituzionalmente
delegate, di esplicitare più in dettaglio la materia relativa alla Polizia
Municipale. In materia la Regione Basilicata è stata una delle prime a
legiferare. Tuttavia, l'Amministrazione comunale di Tursi, precorrendo i
tempi, nel 1972 avvertì la esigenza di dare alla P.M.
un'organizzazione più razionale, istituendo la figura del responsabile del
servizio. Il primo agente che ha ricoperto tale incarico fu il compianto Enzo Cassavia, con i gradi di
Maresciallo Maggiore. (continua)
Luigi
Campese
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