Poesie e critica cinetelevisiva nell'etica di Armando LOSTAGLIO
Aveva
quasi smesso di nevicare.
La
sera era nitida come un disegno a carboncino."
(Boris
Pasternak)
Anche
questo è un regalo dell'inverno: non solo la neve, la pacifica, silenziosa
rivoluzione della neve. Ma il gelo che semplifica i colori; che rende tutto
semplice, nitido: una foto in bianco e nero, un paesaggio schizzato a matita.
Io,
in un angolo, sorrido.
(armando
lostaglio)
Mi
circonda una strana
consueta
malinconia
che, pur vitale,
odora
di festa e poi di luci spente...
Auguri
reiterati si fanno eco e poi
passano
secondo
l'oblio comune
Ma
i pomi illuminati sugli alberi
mi
fanno soggiacere all'unità della Festa... è quella
che
in fondo cerco
Che
cerchiamo, per capire,
o
non capire...
A
tutti noi, ugualmente
(armando...
Natale)
Lo spettacolo politico
Quanto si è avuto modo di ammirare in
questi giorni (come da una finestra sul balcone del Parlamento) è stato
edificante e formativo, ma solo nella misura in cui comprendere al meglio quale
"finale di partita" si giochi su di noi. Come in quel passaggio del film di
Fellini "8 e ½" nel quale ci si chiede "...In fondo cosa vuol dire destra? cosa
vuol dire sinistra? Lei è talmente ottimista da credere che in questo mondo
confuso e caotico ci sia della gente dalle idee così chiare da tenersi tutto a
destra o tutto a sinistra..."
Era il 1963, e sembra che Fellini e Flaiano (gli autori) l'abbiano scritto in
questi giorni di ansimante ricerca dell'ultimo voto, nell'agone del "costi quel
che costi, dobbiamo sopravvivere!". E nonostante ci si accorga di essere,
malgrado tutto, ad una corsa a premi dalla quale noi siamo irrimediabilmente
esclusi.
Poi ci si
lamenta che c'è tanto
distacco dal mondo politico, da quell'universo tanto edulcorato che
crea enormi distanze, che è
così assente rispetto a quanto si muove intorno nella quotidianità,
nelle
piccole cose dell'economia e dei rapporti umani. Di quanta qualità ci
sia nella
gente comune, in quella che non cerca gloria e che col proprio lavoro
fa grande questo paese. Lo aveva previsto Platone, quando scrive
nell'Apologia di Socrate: "La pena che i buoni devono scontare per
l'indifferenza alla cosa pubblica, è quella di essere governati da
uomini
malvagi".
Dal suo mondo così lontano (oltre due millenni fa) pochi
sarebbero
stati gli elementi che avrebbero differenziato quell'epoca fino ad oggi,
fino a
noi. La politica e il potere (in simbiosi purtroppo e non in antitesi)
con la
mancata ricerca del bene comune, hanno compromesso sempre più l'ideale
della
partecipazione, l'adesione ai principi di un'evoluzione collettiva, fino
al
punto da consentire a ciascuno di pensare che qualsiasi cosa si intenda
fare
per la comunità, debba necessariamente prevedere il proprio tornaconto.
Non c'è
dubbio che la degenerazione degli ultimi decenni abbia ampliato lo
specchio
deformato, ha creato ulteriori dicotomie, e infine concetti fondamentali
dell'ideologia e della pratica politica si sono fusi e confusi in un
tunnel
senza sbocco.
Pure Fellini era confuso prima di fare "8 e ½", era
assalito dai dubbi sul ruolo dell'artista in un mondo che cambiava (erano gli
anni del "boom"). Poi ha girato quel capolavoro, ineguagliabile. Ma Fellini non
c'è più. E neppure chi lo sostituirà mai. Non ci resta che quella finestra sul
balcone, da cui assistere inermi. Potrà mai bastarci?
Armando Lostaglio
Citto Maselli,
80 anni per il cinema
Francesco Maselli, ("Citto" per tutti) il 9 dicembre compie 80 anni. Come amico
del CineClub De Sica - Cinit, abbiamo voluto fargli gli auguri per telefono,
unendoci idealmente ai festeggiamenti che il mondo
del cinema gli ha organizzato per l'occasione presso la Casa del Cinema di
Roma. Non lo abbiamo purtroppo trovato in ottime condizioni di salute, come lo
era invece nel marzo scorso, quando è stato nostro ospite per una due-giorni a
lui dedicata, su "Cinema e dimensione sociale". Ma ci ha rivelato che non
appena si rimetterà, sarebbe felice di trascorrere alcuni giorni proprio in
Basilicata, ai piedi del Vulture, in questi luoghi che non conosceva e che ha molto apprezzato.
E in
quella occasione, con la proiezione del suo ultimo film "Le ombre rosse"
(presentato mesi prima alla Mostra di Venezia), Citto Maselli ha entusiasmato
per la lucidità e per la coerenza del suo impegno politico e sociale mediante le sue pellicole. Prima con il pubblico, quindi con gli
studenti del liceo di Rionero ed ancora con quelli dell'Università di
Basilicata, Maselli ha offerto notevoli spunti di riflessione sull'attuale
momento critico che attraversa la società, ed in particolare la Sinistra.
"Il cinema - ci aveva dichiarato - ha sempre avuto un peso nella vita sociale
di un Paese. Credo abbia il ruolo più importante. I sociologi del mercato sostengono che il cinema non abbia alcuna influenza sulla formazione
culturale perché sostengono che questa si crei all' interno delle lotte
sociali.
L'arte ha, invece, un'influenza irrazionale. Io sono dell'idea che la vita culturale di un Paese, come sosteneva Gramsci,
abbia un'influenza determinante sulla coscienza critica e sulla conoscenza e il
cinema su tutti per la sua complessità, la forza plastica, la forza delle immagini, grazie alla quale il cinema ha una grande
presa emotiva. Lenin diceva che Tolstoj con "Guerra e Pace" e con la critica
che ha rivolto alla grande aristocrazia zarista ha contribuito a preparare una coscienza critica. Il mio riferimento è Gramsci che
ha dato un peso fondamentale alla cultura." Citto Maselli è nato a Roma nel
1930, e da sempre è ritenuto l'enfant prodige del cinema italiano.
La sua militanza nel cinema lo ha portato a
collaborare con Zavattini, Antonioni e Visconti. Il suo debutto come regista è
del 1955 con "Gli sbandati". Tra le sue opere più acclamate vi è senz'altro "Lettera aperta a un giornale della sera"
(1970) e "Il sospetto" (1975) con Gian Maria Volonté. A lui si deve l'esordio
al cinema di una splendida Virna Lisi. Negli anni '80 dirige "Storia d'amore" e "Codice privato". Quindi "Cronache dal terzo millennio", e un paio
di anni fa "Le ombre rosse". Si prevede a gennaio l'inizio delle riprese di un
nuovo film. Con l'augurio che Maselli possa continuare a farci riflettere col suo cinema, vogliamo dedicare alla sua
tenacia, alla sua coerenza, questo verso di Sandro Penna: "Forse la giovinezza
è solo questo / perenne amare i sensi e non
pentirsi"
Armando Lostaglio (CineClub V. De Sica -
Cinit Rionero in Vulture, PZ)
La pirateria
di strada
E'
amara la constatazione che un qualsiasi automobilista, pur consapevole del suo
stato di ebbrezza, si metta alla guida col rischio di causare incidenti
mortali. E' pura pirateria, atti da condannare senza appello viste le
statistiche così drammatiche. E' stoica l'immagine del ciclista che, da solo o
in gruppo, si avventura sulle queste strade col rischio incombente che possa
accadergli qualcosa. Ma la passione è tanta e i rischi pure. Quattrocentonovanta
sono stati gli atti di vandalismo su strada a danno degli infaticabili ciclo-amatori;
purtroppo, ai tredici morti degli ultimi mesi si aggiungono i sette di domenica
scorsa in Calabria. Anche i pedoni sono spesso vittime di incidenti sulle
strade urbane. Un automobilista su quattro non si ferma dopo l'incidente: ben
il 21,4 per cento di chi ha travolto un pedone o un ciclista (è stato
accertato) era al volante in stato di ebbrezza, mentre il 16,3 per cento era
sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. Chi è spesso alla guida della propria
auto sa bene che una distrazione o un errore possono essere dietro l'angolo e
causare incidenti. Non è ammissibile invece la consapevolezza (anche se
offuscata) di mettersi alla guida non al meglio delle proprie condizioni
psicofisiche. Diventa un potenziale killer e, se recidivo (come nel caso di
qualche giorno fa in Calabria) perché non parlare di serial-killer? E quindi da
trattare come quei personaggi noti alle cronache giudiziarie di questi anni.
Un
altro particolare non andrebbe tuttavia trascurato: si tratta di quelle strade
piuttosto periferiche che spesso sono battute da maratoneti dilettanti e ciclo-amatori.
Versano in pessime condizioni di manto stradale, se non sterrate, e quando
piove diventano impraticabili. Mancano, insomma, sui nostri territori strade
transitabili per svolgere un minimo di attività sportiva all'aperto e, se ci
sono, (magari scoperte in maniera estemporanea) diventano disagevoli. Eppure
cresce la voglia di mettersi in tuta, anche nei periodi non proprio caldi. Ma una
maggiore considerazione di chi sovrintende alle strade, potrebbe essere un
deterrente agli incidenti?
A.L.
Trinchillo,
l'uomo "oltre" del villaggio
Girava per strada con un passo costante, il viso sempre sereno e un sorriso
stampato. Forse per questo lo chiamavano "Trinchillo", come una derivazione
dialettale di "tranquillo". Michele era un uomo servizievole, un uomo "oltre"
perché esprimeva innocenza nel suo sguardo. Tutti, a Rionero, lo consideravano
buono come il pane, malgrado vivesse ai margini. Una certa eredità l'ha
presa oggi Peppino, gira spesso con la stessa giacchetta, berretto storto e un
viso tracciato dalla malattia. Lo sguardo obliquo nasconde tuttavia una propria
bontà. Era commovente la sua presenza davanti alla Madonna durante la
messa di celebrazione della festa patronale: incurante delle centinaia di
fedeli, si appresta innocente davanti all'altare, alla Sacra immagine che
guarda immobile, poi si gira intorno e non batte ciglio. Avrà pregato a modo
suo, e poi è sparito, nella sua anonima dignità. Fino a una decina di anni fa
ogni paese aveva il suo personaggio particolare, che qualcuno chiamava matto
o scemo del villaggio (pessima espressione). " Erano istituzioni - scrive
Giacomo Papi - proprio come il prete, il panettiere , il medico condotto.
Integrati e rispettati, in qualche loro strano modo.
Poi è accaduto qualcosa,
hanno iniziato a sparire. E nessuno si è accorto che qualcosa accadeva
anche a noi. I matti oggi si vedono molto di meno, eppure sono molti di più."
Dalla legge Basaglia in poi (la 180 del 1978) molte cose sono cambiate: il
manicomio come marchio non esiste più, le cure arrivano prima e sono migliori.
Eppure gli specialisti non sanno dire se il disagio psichico aumenti (il 20%
della popolazione) perché stiamo più attenti in quanto lo sopportiamo di
meno. E anche se la sanità pubblica è un po' più efficiente, la società rimane
più assente. Le strade delle città maggiori si riempiono di senza tetto
(clochard o homeless o barboni li chiamano altrove). Potrebbero anche essere
quelli andati via dai nostri borghi? Da queste parti quelle persone "oltre"
hanno comunque avuto una loro dignità di presenza, di accettazione magari. A
Venosa l'esperienza è palpabile da sempre. "Ci chiamano infelici, ma non lo
siamo più degli altri. Se uno lavora come un matto, non lo chiamano matto. I
matti sono tutti diversi. Ma non possono o vogliono lavorare".
Lo scriveva la
poetessa lituana Valdis Kambala, tra un ricovero e l'altro. La letteratura, la
pittura, il cinema, la canzone hanno offerto alla follia pagine di spiccato
valore. Perché di "matti" è stato ricco il panorama culturale: il pittore
Antonio Ligabue ha dipinto opere estreme; Alda Merini (scomparsa un anno fa) ha
scritto poesie struggenti. "La pecora nera" è invece il film (delicatissimo)
che Ascanio Celestini ha portato alla mostra del cinema di Venezia, sul
disagio psichico trattato con ironia e lirismo. Ed ancora due canzoni fra le
più intense della musica italiana: "I matti" di Francesco De Gregori (del
1987) e "L'uomo coi capelli da ragazzo" di Ivano Fossati (1993). Erasmo da
Rotterdam aveva scritto nel Cinquecento "L'elogio della follia": alle persone
"oltre", ai folli, ai creativi senza tempo andranno le sue pagine. Intanto, su
uno spiazzo periferico di Rionero ha montato le sue tende un piccolo circo: ci
assale un senso fra lo stupore e una tenerezza un po' compassionevole. Ci sono
ancora persone che vanno in giro per divertire i bambini. L'anima di Fellini
aleggerà su di loro, idilliaca e dolce, come la follia quando è dolce e fuori
dal tempo.
Armando Lostaglio
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