Schiaffo
alla cultura
Un
altro schiaffo alla cultura italiana: giunge con la notizia che il produttore
del cine-panettone (pessima espressione ma si usa, Natale a Beverly Hills che
in questi giorni come da tradizione sbanca ai botteghini) abbia richiesto di
accedere a fondi ministeriali per il
riconoscimento quale film d'essai. Ovvero, cinema di interesse culturale, che
tra l'altro, con i suoi lauti introiti (asserisce il produttore) farebbe da
traino a quel cinema, magari colto, ma che non fa incassi.
Sarà
pure una provocazione, ma è l'ennesima prova
che è solo e soltanto l'economia più tracotante a dominare ogni spazio
cognitivo. E quindi anche il grande schermo, che dovrebbe, invece, proiettare
sogni, arte, cultura. Proprio l'opposto di quanto fanno da decenni i film ad
uso e consumo del ristretto periodo natalizio, trascorso il quale passano nel
dimenticatoio, non lasciando alcun ricordo né traccia già all'uscita della
sala. Ma tant'è. Film dominati da una
volgarità gratuita, immutabile nel tempo, sceneggiature scurrili senza né capo
né coda, con personaggi solitamente televisivi messi all'opera sullo schermo. Il
problema è che certo cinema insegue la televisione, mentre la televisione a sua
volta fagocita il cinema. E dire che il film in parola si avvale anche di tre
cognomi fra i più prestigiosi della storia del cinema (ma solo i cognomi) De
Sica, Gassman e Tognazzi. Il dramma ancestrale dei figli d'arte.
Armando Lostaglio - CineClub
"Vittorio De Sica" - Cinit
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