Taccuino televisivo - Due articoli di Armando LOSTAGLIO
La poetica di Blob e l'immondo de "Il
più grande"
Blob su Rai 3 qualche sera fa ha
trasmesso due minuti di autentica poesia.
Immagini di lavoratori di colore con i pochi averi (in buste nere)
mentre salivano sul pullman che da Rosarno li portava chissà dove; in
sottofondo a queste immagini la struggente canzone di Domenico Modugno "Amara
terra mia" che il cantautore cantò quale colonna sonora di uno sceneggiato
televisivo proprio su emigranti calabresi, alcuni decenni fa.
Altra serata, altro canale, Rai 1,
programma l'Eredità con la punta finale di maggior ascolto che è la cosiddetta
ghigliottina. Proprio qui si fa cenno ad uno sceneggiato televisivo che ha
innovato (in maniera originalissima per quei tempi) la maniera di girare in
televisione, portando sullo schermo grandi autori. Si tratta di Dickens e del
"Circolo Pickwick", girato da un grande regista come Ugo Gregoretti. Si era
alla fine degli anni '60, e questo geniale autore sconvolse la maniera di
girare in tv, rendendo protagonista lo spettatore, accompagnato nel mitico
Circolo dallo stesso regista con il microfono in mano. Particolare non da poco,
che però la puntata del quiz condotto da Conti ha completamente ignorato.
Grande televisione un tempo, con classici della letteratura resi davvero popolari.
Da una televisione colta ad un'altra che definire immonda sarebbe riduttivo. Il
riferimento è al programma di Rai 2 "Il più grande" condotto da un ennesimo
"senz'arte né parte" (come definirebbe Vaime), tale Facchinetti. Blob manda in
onda un lungo spezzone di questo programma nella parte in cui l'ospite Fiorello
sbeffeggia lo stesso programma, orrido che mette al televoto i grandi della
storia italiana, anche quella recente. In giuria ancora l'onnipresente Sgarbi, insieme
ad altre figure cosiddette di qualità. Il programma mette al voto personalità
dell'arte e del costume, lasciando ai "telecomandati" al telefono il giudizio
di chi sarà magari più importante. Immondo, esecrabile, ma a chi vengono in mente
queste idee? Chi le produce? Auspichiamo che l'auditel lo condanni e non vada
oltre nel mettere sullo stesso piano del "sei stato nominato" Padre Pio e
Galilei, De Sica e Caravaggio. E' verosimile ammettere che non essendoci più
idee edificanti, non ci sia più limite al nulla. E nessuno più si indigna.
Emanuelre Filiberto, ballerino e cantante, da "Ballando" a "Sanremo"
Emanuele Filiberto, da vincitore di "Ballando" a cantante di Sanremo: nel quesito di Tv Talk si chiede se "finisce
una dinastia". Ebbene, può darsi che finisca pure una dinastia, ma ne
ricomincia un'altra. Secoli di storia cancellate in nome dell'audience, per
figure "senza arte né parte" che continuano ad arricchirsi (nel tempo) da
consumati parassiti. La sua dinastia tanti danni ha prodotto ad una nazione di
poveracci (i nonni fuggiti lasciando l'Italia nel disastro della guerra e del
fascismo), suo padre pregiudicato che ha commesso alcuni anni fa un omicidio
(un giovane all'Isola del Cavallo) e che ha ancora oggi pendenze in corso per
truffe, giochi d'azzardo e prostituzione. E ora il figlio, principe si fa
chiamare, che col padre, dopo la riammissione in Italia dall'esilio, ha
richiesto un lauto risarcimento. E noi lo premiamo, lo sdoganiamo in tv (il
primo a farlo fu a "Quelli che il calcio" Fabio Fazio) ridendo sulla sua
pronuncia o una presunta (o finta) imbecillità; è l'amoralità diffusa di una
televisione che gioca al chi più ne ha più ne metta. Tanto uno in più uno in
meno, cosa cambia in questo squallore a pagamento. Proprio mentre si ricorda la
scomparsa di un grande come Beniamino Placido, analista televisivo ed
intellettuale fra i più colti al mondo, sparito da decenni da questa tv
Armando Lostaglio - Dir. CineClub
Vittorio De Sica Cinit Rionero in Vulture
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