Tagore, poeta dell'anima, più grande della vita
"Larger than life", più grande
della vita. Nessun'altra espressione potrebbe meglio definire il massimo poeta
indiano Rabindranath Tagore, uomo
dotato di un talento eccezionale e poliedrico, che alla poesia sapeva alternare
senza sforzo la musica, le scienze esatte, la filosofia e l'arte, trovando
anche spazio e tempo per la filantropia e la politica. È soprattutto grande
come poeta lirico, il cui pensiero, ispirato ad alti concetti filosofici e
religiosi, lo pone tra i più grandi poeti mistici del mondo. Le più famose
liriche gli valsero l'assegnazione del premio Nobel per la letteratura nel
1913.
Mistico, saggio, veggente, per
Tagore l'amore coinvolge tutto l'essere umano ponendolo in relazione a
Dio. Amore non solo come sentimento, quindi, ma realtà
completa di tutto l'uomo che, permeandolo e avvolgendolo, lo supera e lo
trasporta oltre ogni barriera tra l'umano e il divino. Per lui il
linguaggio dell'anima non conosce confini, non conosce tempo. Tagore, ultimo di
quattordici fratelli, nasce il 6 maggio 1861 nella città di Calcutta, il padre
è un ricchissimo bramino del Bengala, ma la sua vera fortuna è d'essere nato in
una famiglia dove si respira cultura e spiritualità. Il dolore per il poeta è
il concime indispensabile per far fiorire un bel verso, e di certo nella sua
vita i dolori non mancheranno. Nella casa del poeta a Jorasanko era vissuta sin
dall'età di otto anni, secondo il costume indiano per le spose, la cognata Kadambari,
donna di grande cultura e bellezza.
Gli era cresciuta vicino ed era la sua
compagna di giochi. Si suicidò quando il poeta, obbedendo all'imposizione del
padre, accettò di trasferirsi in un'altra abitazione. Per tutta la vita il
poeta porterà il dolore e il rimpianto di questa perdita, sentendosene
responsabile. La moglie Mrnalini, pazientemente gli rimane accanto con
semplicità donandogli cinque figli. Muore a ventinove anni. Una serie di
lutti, da quel momento, segna profondamente l'esistenza del grande sognatore:
muoiono due figli piccoli, il padre ed il segretario, amato
come un famigliare. Torna in mente il destino
del giovane Verdi, che perde tutti e cura le ferite con la musica. Per Tagore
la donna è portatrice dell'energia vitale e creativa che distribuisce
vita ed armonia alla famiglia, portatrice e custode della "luce", lei
stessa è luce. I suoi versi sono un incanto di bellezza ed espressività di
immagini di meravigliosa semplicità.
Nelle diverse liriche egli tocca
tutte le gamme di sentimento. Ma, volendo sintetizzare un breve ritratto
di quest'uomo " più grande della vita", è opportuno fare ricorso alle parole
del cantore irlandese W.B.Yeats: "i suoi versi con il trascorrere delle
generazioni li mormoreranno nelle grandi strade i viaggiatori e i rematori sui
fiumi". Una persona estremamente sensibile che, tramite le sue poesie, ci parla
di amore, di vita e di Dio. Le sue liriche, di una rara e sonora bellezza,
colpiscono il lettore perché hanno il dono di toccare gli angoli più remoti
dell'animo umano.
Antonella Gallicchio
Se tu non parli
riempirò il mio cuore del tuo silenzio
e lo sopporterò.
Resterò qui fermo ad aspettare come la notte
nella sua veglia stellata
con il capo chino a terra
paziente.
Ma arriverà il mattino
le ombre della notte svaniranno
e la tua voce
in rivoli dorati inonderà il cielo.
Allora le tue parole
nel canto
prenderanno ali
da tutti i miei nidi di uccelli
e le tue melodie
spunteranno come fiori
su tutti gli alberi della mia foresta.
(Rabindranath Tagore)
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