Tursi - La scuola tursitana interagisce col territorio per “fare cinema”, e una novella sul brigantaggio dello scrittore Carlo Alianello, diventerà tra aprile e maggio un film-video di circa 80 minuti interamente autoprodotto, con le musiche di Eugenio Bennato. E’ questa la scommessa vinta dai tre docenti elementari del team con le loro due classi del plesso di via Roma, Quinta A e B, dell’Istituto Comprensivo di Scuola materna, elementare e media “Albino Pierro”. Gli insegnanti Maria Anglona Ferrara, Settimia Bellitto e Luigi Caldararo, che è anche autore responsabile dell’intero progetto (già preannunciato a fine ottobre nel Collegio dei docenti, coerentemente con gli indirizzi del Pof approvati), hanno dovuto superare infatti molte incomprensioni, ma sostenuti con sensibilità e lungimiranza dal dirigente prof. Aldo Mario Zaccone, per realizzare la loro idea, didatticamente innovativa, pedagogicamente qualificante e scolasticamente inedita a Tursi, di un percorso inter-multi-disciplinare “dall’astrazione alla concretezza”, con il linguaggio audiovisivo in funzione espressiva e comunicativa, cioè di un film inteso come prodotto, opera, testo. Il cinema quindi non in funzione fruitiva, ricreativa o sussidiaria, ma come strumento produttivo di articolazione critica del sapere e della conoscenza, oltre che di sviluppo di potenzialità, abilità, competenze verso la “settima Arte”, intesa anche come spettacolo e artigianato-industria. Insomma, piuttosto che “capire con il cinema”, occorre “capire il cinema”, smontandone giochi, meccanismi, strutture, modelli, retoriche. La fase temporale “pre-filmica” si è rivelata dunque alquanto impegnativa. Certamente per il lavoro di adattamento e di sceneggiatura (ambientazione post-unitaria del 1861-64 in 15 scene, solo 4 in interni) del maestro Caldararo, che è, ricordiamolo, pure affermato pittore e scenografo, qui anche costumista e regista. Ma anche per risolvere parecchi problemi di natura finanziaria (l’Istituto è impegnato aggiuntivamente “solo” per circa 2600 euro, mentre altre prestazioni sono senza oneri), d’ordine giuridico (l’acquisizione dei diritti d’autore del testo e delle musiche, poi concessi gratuitamente e con liberatorie perché trattasi di “meritoria iniziativa senza fini di lucro”), scelta degli attori e dei personaggi e della troupe (praticamente tutti i 45 ragazzi saranno coinvolti), di definizione e approntamento di luoghi e scene (tra Policoro, Valsinni e il centro storico di Tursi), di compatibilità dei collaboratori interni-esterni alla scuola (un nutrito gruppo di genitori per la cucitura dei costumi, ma alcune divise sono fornite dall’Arma dei Carabinieri, e gli apporti della truccatrice Carmela Logioia, dei tecnici per le riprese, Nicola Pontevolpe, Giuseppe Galeazzo e Nicola Crispino, e per la masterizzazione del filmato, prof. Salvatore Alfredo Ferrara). Assolutamente gratuita “nel corso di tutto il lavoro per la realizzazione del film” la consulenza di Salvatore Verde, docente referente per il cinema dell’Istituto. Si spera di avere la presenza alla prima visione scolastica del musicista Eugenio Bennato, che ha dimostrato subito disponibilità, curiosità e apprezzamento per il progetto, tanto da esprimersi personalmente in tal senso con Caldararo, chiedendo la conciliabilità della data con gli impegni. CARLO AIANELLO: IL CINEMA E LA TELEVISIONE Tursi – Per il grande pubblico Carlo Alianello (Roma,1901 - 1981) è l’autore del romanzo-affresco “L’eredità della priora” (1963), finalista al Premio Campiello e da molti considerato il suo capolavoro, dal quale Anton Giulio Majano trasse le sette puntate televisive, trasmesse su Rai-Tv Rete 1 nel 1980, con Alida Valli e la colonna sonora di Eugenio Bennato e i Musica Nova. Lo stesso regista aveva realizzato nel 1956 lo sceneggiato televisivo con Gino Cervi ”L’alfiere”, dall’omonimo romanzo d’esordio dello scrittore, che aveva collaborato alla sceneggiatura. Alianello, infatti, è stato anche notevole soggettista e sceneggiatore cinematografico, tra gli altri con Augusto Genina (“Maddalena”,1953), Luchino Visconti (“Senso”, 1954), Roberto Rossellini (“Viva l’Italia”, 1961). Di chiare origini lucane, il padre era potentino e il nonno di Missanello, oltre che, a suo modo, grande romanziere, polemico contro certa storia ufficiale dei vincitori “unitari”, sinceramente consapevole dell’importanza della “questione meridionale”, tanto che oggi gode di una certa riscoperta anche da parte dei “nordisti”, se questi considerano il libro “La conquista del Sud. Il Risorgimento nell’Italia Meridionale” “tra i testi che non possono mancare nelle biblioteche dei veri padanisti”. Proprio da quest’ultima opera è tratta la novella “Le scarpe di Pasquale”, che è forse la storia di un incidente come tanti della Storia risorgimentale italiana. Nel senso che narra probabilmente un fatto realmente accaduto in Basilicata, come riferitogli dal genitore, che era anche un Colonnello Regio. Così Caldararo ci sintetizza il fatto che l’ha ispirato: “Un pastore lucano promette alla fidanzata di vestire buone scarpe. A Picerno baratta una pelle di pecora con un paio di stivali, ma viene arrestato dai gendarmi piemontesi, anche perché aveva un coltello in tasca, come usava al tempo. Ignaro che le calzature fossero appartenute e sottratte ad un carabiniere ucciso, Pasquale, sospetto brigante, viene quindi processato e condannato alla fucilazione, perché ritenuto colpevole pur essendo innocente. Muore con i vestiti laceri e con ai piedi le scarpe, come i signori oppressori”. A quando un film “poetico” tratto dalle opere o dalla vita del grande Albino Pierro?
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