Tursi – Dura ma civile protesta dei genitori degli alunni dell’Istituto comprensivo “Albino Pierro” di Tursi che avevano iscritto i propri figli alla classe Prima della Scuola elementare, con la richiesta della frequenza al “tempo pieno” poi rivelatasi vana per un chiaro indirizzo di politica scolastica nazionale e regionale di “contenimento”. Infatti, non si è compreso il motivo generale e specifico di tale decisione, proprio perché, come avviene in gran parte d’Italia, la realtà scolastica tursitana ha già una consolidata tipologia di funzionamento a tempo pieno, cioè per otto ore al giorno dal lunedì al venerdì, nella frazione di Panevino e nel principale plesso di via Roma, dove sono interessate una classe Prima ed un Seconda. Con l’esito negativo attuale, si va così ad interrompere una continuità di servizio all’utenza, compromettendone una soluzione didattica scelta, e creando difficoltà anche ai docenti dichiaratisi disponibili. In effetti, dopo la formulazione della proposta di rito, approvata regolarmente dal Collegio dei docenti, è accaduto che le iscrizioni scolastiche dello scorso gennaio, poi posticipate fino a febbraio, abbiano registrato un favore di consensi per la tipologia didattica “allungata”, che prevede, ricordiamolo, la presenza di due docenti per ciascuna classe, rispetto al modulo normale con il team di tre insegnanti su due classi. Successivamente il Consiglio d’Istituto aveva deliberato sulla richiesta dei genitori e anche la Rsu aveva recepito in tal senso l’approvazione dell’organico funzionale. Intanto sui giornali divampava la polemica sulla mancata riforma annunciata, sullo slittamento del contratto per il personale, sull’aumento milionario ai soli direttori e presidi, oggi dirigenti scolastici, e un po’ meno ai segretari, oggi direttori generali dei servizi amministrativi, mentre passava in secondo piano anche la tremenda riduzione degli organici, in Basilicata con oltre cento unità in meno e il blocco di fatto del funzionamento del tempo pieno, autorizzando così chiunque ad ipotizzare una supplenza dei privati, persone fisiche e giuridiche, nell’offerta formativa pomeridiana per i ragazzi. Nel nostro piccolo, i genitori hanno avuto modo di conoscere, disapprovare e contestare le clamorose affermazioni della Ministra Letizia Moratti, in merito tutte tranquillizzanti ma non veritiere. Sta di fatto che coloro che avevano operato una scelta sono stati smentiti e devono urgentemente ripensare i propri convincimenti pedagogici ed educativi, oltre ad attrezzarsi, non senza conseguenze economiche per le famiglie, sul tempo scuola settimanale e lavorativo. Di tutto questo, negli ultimi mesi dell’anno scolastico, ne hanno parlato prima le mamme in gruppo dei bambini della Scuola materna di via Luciano Manara, più volte direttamente con il dirigente prof. Aldo Mario Zaccone, e poi altri genitori che, a fine giugno, hanno formalizzato una sollecitazione di spiegazioni e di motivazioni, recepita anche dal Consiglio scolastico presieduto dall’avv. Giuseppe Lasalandra. Per il dirigente Zaccone “la richiesta del tempo pieno è legittima e sostenibile, pur in una situazione amministrativa rinnovata e con indirizzi chiari, ma il cui esito prescinde dalla volontà locale, come è a tutti noto”. Sono davvero molti i genitori, anche filo berlusconiani, che ritengono sostanzialmente che la specifica battaglia meriti almeno una bandiera, contro “l’apatia e il menefreghismo imperanti”. Salvatore Verde
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