Nova Siri - Serata speciale a “CinemadaMare”, con uno dei più eclettici e poliedrici attori italiani di talento: Allessandro Haber,56 anni, con esperienze importanti nel teatro, in televsione e nel grande cinema autoriale, tra gli altri con Marco Bellocchio, Pupi Avati, i fratelli Paolo e Vittorio Taviani, Peter Del Monte, Neri Parenti. Il vulcanico Haber ha incontrato gli ospiti stranieri e i giovani autori italiani, prima dell’intervista del direttore della rassegna Franco Rina. Ha presentato anche il suo “Scacco Pazzo”, film che segna il debutto nella regia. Lo abbiamo incontrato nel tardo pomeriggio di giovedì, incontenibile come sempre, ma contento di essere diventato, per la prima volta e da pochi giorni, padre di una bambina.
D. Auguri. Ci sarà un nuovo Haber nel futuro? Grazie, sono davvero felicissimo. Avverto una maggiore responsabilità. Credo sia il mio capolavoro, qualcosa che mi sopravviverà. E questo ti spinge a riflettere sui valori della vita, sulla reale importanza delle cose, magari fino a ieri non considerate. Più di altri attori, impegnati trasversalmente nei media, ha dimostrato una sensibilità per la professione, che può servire ai giovani per scoprire il loro talento. Sono stato tenuto in vita dalla mia grande passione. Più lavoro e più mi piace farlo, e non mi sono mai annoiato,essendo, in fondo, pezzi della mia vita. Prediligo il teatro, proprio perché il tutto dipende da me in scena, che cresce continuamente, mentre nel cinema è il regista il vero direttore d’orchestra, nel bene e sbagliando. Io amo questo mestiere e non ho mai fatto calcoli, concedendomi nella totalità debordante. Invece, bisognerebbe essere più lucidi e misurati. Ma nella vita preferisco dare, piuttosto che ricevere. Senza il talento nulla avrei potuto. Come è arrivato alla regia? Non volevo farlo, solo perché sollecitato da tempo. Poi ho pensato di fare un film tratto da una commedia che avevo interpretato già nel 1992 per la regia di Nanni Loy, avendo trovato un produttore e una storia avvincente e poetica dell’attore Vittorio Franceschi, , ben recensita dalla critica ma sfortunata a livello distributivo. Ma sono soddisfatto del lavoro svolto e mi cimenterò ancora. A cosa sta lavorando? Con la voglia che ho sempre di ricercare e di non adagiarmi, farò una turnè teatrale con “Zio Vania” dello Stabile di Bologna con la regia di Garella, poi un film bellico con il grande Monicelli, e successivamente continuerò ad esibirmi come chansonnier, attività nella quale, sfidando pubblico e mercato, mi sto dedicando pienamente, essendo ormai al terzo disco. I film-corti sono importanti? Certamente si, ed oggi è più facile di ieri con l’economicità del digitale I corto diventano dei bei biglietti da visita per i produttori. Ma bisogno capire se c’è il talento vero, con autocritica e ironia, per andare avanti. Occorre la passione, la tenacia, lo sforzo di volontà, e le scuole servono solo parzialmente.Ma alla fine il talento sarà premiato, perché se c’è verrà fuori, in qualsiasi settore (scrittura, regia, fotografia, montaggio, ecc.). Che rapporto ha con la nostra regione? Conosco abbastanza la regione. Potenza non mi piace molto, ma Matera e Maratea sono fantastiche. Qualcosa, ho fatto nella città dei Sassi, tanti anni addietro, con un grande regista che ha purtroppo lavorato poco: Luigi Di Gianni (“Il tempo dell’inizio”). Salvatore Verde
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