Il corto tursitano di Caradonna e Giliberti
Tursi - Solo un immenso amore
per il cinema può spingere una variegata troupe di otto giovani di talento, di
età compresa tra 26 e i 35 anni, e già
con un loro significativo curriculum, a completare le riprese in digitale del loro
impegnativo cortometraggio in pieno agosto, per due giorni sotto il sole
cocente della Rabatana e tra i calanchi argillosi del paesaggio lunare tursitano,
sostenuti da un non piccolo budget e perfino con l'utilizzo di una steadycam.
"Volevamo fortemente questo ambiente a-temporale e incontaminato, in grado di
evocare il potere del silenzio e di presenze anche sciamaniche. Avevamo visionato
i luoghi lo scorso anno in giugno,
ospiti del cortese Luigi Campese, e decidemmo subito che alcune riprese
sarebbero state fatte nel territorio di Tursi, paese natale del nostro amico e
collaboratore Emilio, che ce lo aveva suggerito", così il regista tarantino Francesco Caradonna
nel motivare il
loro gradito ritorno operativo, osservato con insistita curiosità dagli
abitanti.
Ispirato da un racconto di Carlos
Castaneda (1925-1998), prolifico scrittore e antropologo peruviano, che ha
studiato a lungo anche etnologia e parapsicologia, il corto è una
rielaborazione in forma di monologo ma visivo-visionario, che dovrebbe durare
una decina di minuti e sarà pronto per il prossimo Natale.
Completano il gruppo:
i direttori della fotografia Emanuele
Cerri (milanese, della Road Movie) e il tursitano Emilio Giliberti (anche operatore della steadycam), il montatore Marco Battiloro (napoletano), l'art
director Lucia Emanuela Curzi (di
Senigallia) e gli artisti-inventori-attrezzisti di Taranto Michele Calabrese e Mirko
Linke, con gli attori Diego
Pitruzzella e Monica Migliaccio.
Salvatore
Verde
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