Tursi - C’è una curiosità tutta cinematografica e di prim’ordine che lega direttamente l’Olanda alla Lucania e che non si è mai più ripetuta. Il riferimento è al geniale regista dei Paesi Bassi Joris Ivens (1898-1989), che, con l’americano Robert J. Flaherty (1884-1951), l’inglese John Grierson, (1898-1972) e il russo Dziga Vertov (1896-1954), completa il quadrato ideale nell’Olimpo dei grandi documentaristi della storia del cinema mondiale. Il film di Ivens risale al 1960, quando realizzò “L’Italia non è un paese povero”, tre puntate in b/n per la TV italiana (ma ebbe anche una versione cinematografica di 110’) commissionatogli da Enrico Mattei, ideatore e fondatore dell’Eni, la società italiana statale per il petrolio e il gas naturale. La descrizione realistica dell’indagine (in tre tempi: “I fuochi della Valle Padana”, “Due città due alberi”, “Incontro a Gela”), proprio mentre si manifestano i cambiamenti del boom economico, unisce in una dimensione positiva il contrasto tra antico e moderno, tra il lavoro agricolo ed industriale, quasi in sintonia con gli sforzi italiani per la indipendenza energetica, con coerenza ad un livello spettacolare elevato. Ma furono proprio le contrastate immagini girate in Lucania, di povertà e di arretratezza, quelle ritenute più interessanti e che suscitarono un dibattito intenso nella “borghesia illuminata” e l’intervento censorio dei dirigenti della Rai, tanto che il documentario amputato fu presentato come “Frammenti di un film di Ivens”. Menzione speciale per le altre importanti e sorprendenti collaborazioni: Paolo e Vittorio Taviani, Valentino Orsini, co-autori della sceneggiatura, con lo stesso Ivens; Giovanni (Tinto) Brass, assistente alla regia; fotografia di Mario Dolci, Oberdan Troiani, Mario Volpi; co-montaggio di Maria Rosada; musiche di Gino Marinuzzi; autori del commento, letto da Enrico Maria Salerno, erano Corrado Sofia e Alberto Moravia. Unico e irripetibile. Salvatore Verde
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