Tursi - Importante ritorno tursitano
del settantenne italoamericano John
Giorno, uno dei più grandi autori della Pop Art letteraria americana e fra
i massimi esponenti della "beat generation newyorchese", e del talentuoso regista
Antonello Faretta, 31 anni, fondatore e direttore artistico del Potenza Film Festival, nella
circostanza accompagnati in auto dall'amico Gerardo Marmo, giovane architetto. Una visita privata e quasi
turistica, che si è rivelata feconda di sviluppi, "ma anche un viaggio alle origini delle mie radici" ci chiarisce con
immediatezza il poeta. Al termine del
cordiale incontro antimeridiano con il neo sindaco Antonio Guida, presente anche Natale
Vallone, assessore alla Pubblica istruzione, Sport, Turismo e Ambiente, è
stato annunciato per settembre, infatti, una serata in onore degli illustri
ospiti, "confermando certi impegni
pregressi, quale segno di gratitudine per film di poesia che ha avuto nella
nostra Rabatana una struggente location". Sarà quella l'occasione per
presentare in anteprima mondiale (poi a Barcellona e Madrid) l‘attesissimo dvd
del loro pluripremiato "Nine Poems in
Basilicata un poetry film con John Giorno". La versione di prossima
distribuzione conterrà anche il corto "Down
Comes The Rain"(Scende la pioggia), girato in questi giorni a Maratea, e
una intrigante intervista esclusiva di Faretta (come sempre anche sceneggiatore
e montatore, oltre che produttore per la sua Noeltan Film) al poeta, con
ricordi, curiosità, incontri e scandendo le tappe fondamentali della carriera
artistica, vissuta da protagonista da circa mezzo secolo negli Usa. Realizzato nella
primavera del 2005 e girato in selezionati luoghi accomunati ai versi "cinematografici"
del poeta (tra Aliano, Brienza, Castel Lagopesole, Castelmezzano, Craco,
Tricarico e Venosa), il film originario ha vinto nel mese di ottobre del 2006
lo Zebra
Poetry Film Award di Berlino e sta raccogliendo all'estero notevoli
apprezzamenti di pubblico e critica, proprio con il corto "Just Say No To Family Values", ripreso
nella Rabatana di Tursi. Durante la lavorazione, John Giorno ci aveva
dichiarato le origini alianesi dei suoi avi materni appartenenti alla famiglia Panevino, ma gli avevamo fatto notare probabili
ramificazioni di queste parti (nell'attuale frazione denominata appunto
Panevino, a circa 15 chilometri dall'abitato tursitano,
c'è la masseria della nobile famiglia, mentre nel centro storico si conservano
ancora i resti ammodernati del palazzo con l'antico stemma, ndr). A quel punto
ci confidò: "Sono stato qui altre quattro
volte e intendo ritornarci, perché sento che il mio destino debba incrociarsi
anche con Tursi". Promessa mantenuta ed emozionante curiosità finalizzata
alla ricerca puntuale delle radici
lucane. Molte le sue domande di storia locale, dalle arance tursitane alla
presenza arabo-saracena, dai Templari ai Doria, dal prete scomunicato Don
Filippo Panevino alla collocazione liberale e patriottica della famiglia, dal
poeta Pierro all'abbandono dell'antico quartiere, con i collegamenti nominali e
le rielaborazioni interiori. "Il
patrimonio genetico non può non avere una qualche forma di proiezione sull'essere,
quindi anche sul mio qui ed oggi", ci traducono Antonello e Gerry. "John Giorno appare ed è del tutto
riconciliato e le sue meditazioni di buddista tibetano ci offrono continui
spunti per una considerazione altra dell'esistenza e del senso pieno del vivere",
ci sussurra Faretta, i due formano ormai
un binomio di elevata creatività artistica, di empatica sintonia e di generosa
collaborazione intergenerazionale. Il potente lirismo e la prosa autobiografica
sono inscindibili nello stile dei versi
di Giorno (che li declama sempre nella propria lingua anglo-americana), agevolati
dalla sapienza tecnica e visiva del regista potentino.
Il pranzo in Rabatana, nel Palazzo dei Poeti di Paolo
Popia, con il saluto del poeta Antonio
Popia, hanno completato la visita, dopo il percorso nel centro storico, in
piazza Plebiscito, all'esterno del palazzo Brancalassso e nella scuola
dell'Infanzia "C. Ayr", dove è stato realizzato il film "Modo armonico
semplice-L'asilo di un Maestro" (offerto loro con amicizia). Si è discusso
molto sul significato dello stemma (un calice che sovrasta una coppia di pani,
nel mezzo la striscia di terra con tre fiori), sotto l'arco del palazzo
Panevino e dentro la casa. Poi
l'insistita perlustrazione della chiesa di Santa Maria Maggiore e l'incanto dei
suoi piccoli tesori d'arte: il trittico della scuola napoletana di Giotto, il
presepe in pietra di Altobello Persio
e gli affreschi di Giovanni Todisco e
Sabatani, con rapimento estetico di autentica commozione da parte di John
Giorno, che ha aggiunto: "C'è qualcosa che mi spinge verso questa realtà, sento
di essere vicino ad avere delle risposte". Poi la foto del set, esattamente
come due anni addietro, e la tristezza nell'apprendere la precarietà delle
condizioni, visitandola comunque, dell'anziana figurante utilizzata, la signora
Antonietta. "Tursi e il territorio
sono un set naturale e straordinario e di incomparabile bellezza" dice Faretta,
"anzi, avendo la disponibilità di contenitori adeguati, si potrebbe pensare
addirittura di far radicare una scuola di cinema", mentre gli indico l'ex
municipio e l'ex convento di san Francesco. Infine, gli abbracci, il saluto ed
un arrivederci a presto, al tramonto.
Salvatore
Verde
LE RISPOSTE
DI JON GIORNO, MEDITATORE BUDDISTA TIBETANO.
D. Mister John Giorno, è stato di parola. Un
ritorno inatteso ma graditissimo, certo riferibile anche alle sue origini
turstane, oltre che di Aliano.
R. Si, e capiterà ancora. La ricerca delle mie
radici, in questa fase della mia vita, è davvero fondamentale. Ho notizie
accurate ma non ancora lineari degli avi
nel corso dei secoli. Dall'archivio di Tursi mi aspetto qualche novità di
rilievo. Il sindaco Antonio Guida è
stato assai gentile ad incaricarti di ricostruire la genealogia dei Panevino
dal 1750 ad oggi e te ne sono grato. A settembre spero che sia pronta. La
ricerca ha valore autoriflessivo, quasi per decifrare il Dna della mia
personalità.
Vinta la battaglia personale contro il cancro e
dopo la perdita di sua madre nel 2004, il pensiero della morte incombente quanto
e se è stata mitigata dall'anelito immortale della poesia?
La mia meditazione buddista tibetana mi pone
diversamente di fronte a tali questioni
esistenziali, il mio pensiero è rivolto al presente e ad incidere sulle
coscienze di chi incontro, frequento e conosco, soprattutto attraverso la
poesia.
Ma non può ignorare che la posterità si occuperà
ancora del suo genio artistico e creativo, scandagliandone aspetti, risvolti e
rilevanze?
Potrà capitare, ma di quello che accadrà dopo, mi
importa poco. Sono temi che afferiscono maggiormente al pensiero cattolico.
Da un millennio le nostre sono "terre del
silenzio", con Pierro assumono la caratteristica anche del "ricordo". Che
valore ha la memoria?
Conosco la
poesia del grande tursitano e il senso della tragedia, ma con la meditazione tutto
deve essere orientato alla comprensione compassionevole del mondo, elevandoci
dal dolore in un percorso interiore verso la felicità. Poi, o si rinasce o si
diventa luce.
Salvatore
VERDE
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