Tursi - Un pomeriggio d’agosto tursitano con il bravo Antonio Petrocelli, dopo un anno. Intelligente caratterista del cinema italiano, di recente è stato ospite di CinemadaMare nella penultima serata, in compagnia di Domenico Fortunato e Rocco Papaleo (neo vincitore del premio Gaber, come apprezzato chansonnier). Nato a Montalbano Jonico, dove vivono i genitori e la famiglia della sorella, l’attore è abituale frequentatore del lido di Scanzano Jonico, ritornando spesso nei luoghi che lo hanno visto crescere, prima di emigrare a Firenze, “studente, ma con la passione per il palcoscenico già delineata”. Laureato in Lettere, indirizzo storico, autore di “Volantini”, “quasi un romanzo autobiografico”, vive in Toscana ed è consigliere comunale, “indipendente di sinistra”, nella fiorentina San Casciano in Val di Pésa. Dotato e istintivo, con una lunghissima carriera di brevi parti in opere d’autore, anche importanti nella storia del cinema italiano (N. Moretti, M. Bellocchio, F. Nuti, G. Bertolucci, G. Battiato, D. Lucchetti, M. Ponzi, C. Mazzacurati, Enzo Monteleone, Vincenzo Terracciano), ha appena terminato la sit-com “Il Mammo” e la lunga tournèe teatrale di “Un virus nel sistema”, entrambi con Enzo Iacchetti, “amico da un ventennio”, mentre è nelle sale con il film “Lavorare con lentezza” di Guido Chiesa. Si è concesso una pausa mercoledì, per ritornare nella “Città del poeta Albino Pierro, ed è bene specificarlo sempre, perché non tutti conoscono e amano la poesia”. Lo attendiamo nella centrale piazza con il sindaco Salvatore Caputo. Il tempo di un dissetante al bar e si cambia programma. Con la sua auto ci rechiamo, per un sopralluogo, verso la mitologica località “Pietrasanta”, presso il Santuario di Anglona. Nel breve percorso, uno scambio d’impressioni sull’esperienza amministrativa, con vivaci duetti in dialetto tursitano, che l’attore conosce e parla benissimo: “le leggi ci sono e occorre applicarle, sanzionando furbi ed evasori, perché è inutile negare che la crisi ci sia, ma gli enti locali non possono scaricare tutto sui cittadini, pur dovendo loro garantire standard di servizi accettabili”. Poi, il riconoscimento della zona, riporta il discorso sul cinema, quasi un rimpianto evocativo. “Ero proprio qui con Giuseppe Bertolucci, intorno al 1985. Avevamo scritto la sceneggiatura ed eravamo pronti al ciak, con il produttore Claudio Bonivento. Un mese prima delle riprese, il film non si è fatto. Dovevo essere il protagonista del mio soggetto dal titolo ‘Mio padre è un cafone’. Con quell’esperienza fatta a 32 anni, prevedibilmente lo sviluppo della carriera sarebbe stato diverso. Successivamente sono ritornato in possesso dei diritti, ma i tempi ormai erano mutati”. Durante il giro di ritorno, sulla collina della Basilica minore, ci mostra perfino dove si situava un set. Visitiamo l’antica sorgente sotto la collina, nota dai tempi dei romani e ai visitatori inglesi e francesi dei secoli XVII-XIX. Il viaggio è sempre un po’ liberatorio e i ragionamenti spaziano oltre l’impegno politico, offrendoci una lunga interpretazione dei versi di Ruzzante-Angelo Beolco, da lui adattati dal padovano cinquecentesco al lucano, con forti contaminazioni arcaiche e pierriane. ”Ormai il testo teatrale è pronto e anche l’organizzazione scenica, con un mio amico musicista, manca un produttore per il debutto”. Arrivati in Rabatana, ricorda che “lo scorso anno c’erano i lavori in corso”. Entriamo nelle grotte sotto il sito del castello, sovente scambiate come “rari esempi di antica cultura ipogea” (risalgono al 1955-65, ndr.). Dalla sommità collinare, con la suggestiva visione panoramica al tramonto, Petrocelli apprezza “il parcheggio ampio e l’intervento non invasivo di ingegneria rurale, molto funzionale”. Si è fatto buio. Prima del rientro, una visita al “Palazzo dei Poeti”, vecchie case adibite a moderna struttura turistica. Nota che “c’è molto dell’idea toscana di recupero: stuccatura e faccia a vista (invenzione dei restauratori, essendo le case toscane con l’intonaco)”. Il giovane Paolo Popia ha appena il tempo di dedicargli “U’ sprtòne” dell’amatissimo Pierro, che ha “conosciuto personalmente”.
Salvatore Verde
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