Tursi - Un sabato primaverile da ricordare a lungo nel rapporto tursitano con il cinema. Per la prima volta un’accreditata produzione nazionale (l’intraprendente Loups Garoux e lo storico Istituto Luce, con la collaborazione del Centro Sperimentale di Cinematografia, Cinecittà Holding e Ministero per i Beni e le Attività Culturali) ha presentato alla stampa non solo regionale un film, inusualmente, nelle fasi conclusive della lavorazione, scegliendo la Rabatana. Proprio nell’antico borgo molto caratterizzato dalla presenza araba dei Saraceni, si sono effettuate cospicue parti delle riprese, tra i suoi vicoli in saliscendi, le antiche abitazioni e il paesaggio sorprendente, utilizzando parecchie comparse, con i loro volti segnati dalla vita e dal tempo. Merito di Marta Bifano, già apprezzata attrice teatrale, cinematografica e televisiva, regista del mediometraggio “Sexum Superando la vita di Isabella Morra”, biografia della giovane, ma immortale poetessa lucana, vissuta nel ‘500 a Favale, l’odierna Valsinni, dove, “non a caso lo scorso 15 dicembre sono stati effettuati i provini”. Durante l’incontro è stato anche proiettato in anteprima un quasi “prossimamente” di 7’ del film in gran parte girato in Basilicata, e non a caso è stato sottolineato il contributo del comune valsinnese, della Regione e dell’Apt Basilicata, del Cosvel di Rotondella, del Corpo Forestale dello Stato e della Comunità montana Basso Sinni. Un appuntamento che è andato oltre la passerella pure gradevole dei protagonisti, tutti prevedibilmente contenti: “della straordinaria esperienza in atto, perché Isabella è viva da cinque secoli e lo aspettava”, ha detto Michaela Ramazzotti (Isabella), bel volto destinato a divenire credibilmente la nuova icona morriana; “per il divertimento provato nel fare questo lavoro, facendomi trovare una parte di me, in un luogo che ha molto da dire con dolcezza”, ha riferito Tommaso Ragno (Diego Sandoval); “per l’emozione scaturita dalla storia di una donna sensibile e sfortunata, in questo pomeriggio di fascino, romantico e remoto”, ha rivelato Aldo Signoretti, Hair styling (premio Oscar 2001 per “Moulin Rouge” di Baz Luhrmann). Sulle stessa scia le parole di “gratitudine e ammirazione“ di Orsetta De Rossi (Luisa Brancaccio), di Michele Di Virgilio (Antonio Barattuccio) e di Luca Capuano (Marcantonio Morra). Date le circostanze, è apparso con una vis polemica eccessiva politicamente, l’intervento di Pino Micol (Giovan Michele Morra), “pur in una terra sconosciuta e magica, dove il bello è nutrimento per l’anima”, insieme con quello dell’etnomusicologo di Tricarico Antonio Infantino (consulente e autore di brani musicali), “con più riconoscimenti all’estero, da lucano nel mondo”, volendo affermare pure “l’opportunità di sprovincializzarsi, anche tramite il cinema”. La regista haspiegato, infatti, il motivo della conferenza e spronato “le Istituzioni ad investire maggiormente nella cultura, anche per il ritorno d’immagine enorme”, chiarendo che “si vuole portare il film, girato in Hd, ad una lunghezza quasi normale di 70 minuti, con un finanziamento aggiuntivo di circa 250.000, richiesto a enti pubblici e soggetti privati della regione, a fronte dei 400mila prima necessari, mentre un film medio costa in Italia almeno un milione di euro”, inoltre, ha aggiunto pure che “molte maestranze sono lucane, comprese alcune parti affidate a talenti attoriali locali, come Erminio Truncellito (Decio Morra), di Valsinni, Michele Russo (Torquato), di Bernalda, e Paolo Popia (il Poeta), di Tursi”. Con emozione, infine, la Bifano ha confermato “la possibilità per il film, dopo la ripetizione di alcune scene (girate nei pressi di Roma, ma inutilizzabili) nel bosco di Valsinni, di una vetrina (dopo il Festival di Cannes) anche a Venezia e in altre principali capitali mondiali”. E la sceneggiatrice Francesca Pedrazza Gorlero, autrice del geniale, coraggioso e moderno suicidio-omicidio di Isabella, “simbolo e anelito di libertà”, sorprendendo gli astanti, cast compreso, ha rivelato di “aver scritto il film in forte relazione con i luoghi visitati e selezionati”. Alle sollecitazioni plurime, per i rappresentanti istituzionali, tra loro Francesco Solimando della Camera di Commercio di Matera, ha replicato un garbato ma incisivo Gaetano Fierro (assessore regionale riconfermato), che ha ricordato a tutti “quanto la Basilicata sia una terra ‘aristocratica’, anche per la qualità degli apporti dati alla storia del cinema italiano e oltre, dove i luoghi hanno una parte importante, una sorta di ‘Arcadia’ dei giorni nostri; e se il poeta deve anche dar da mangiare all’anima, non per questo si deve generalizzare sulle carenze, sapendo che esistono buoni e cattivi politici, come ce ne sono tra gli intellettuali e gli stessi cineasti”. Il sindaco di Tursi Salvatore Caputo, infine, ha invitato “i professionisti dello spettacolo ad avere una comprensione generale e compatibile dei problemi e delle soluzioni, poiché un approccio monosettoriale è di per sé limitante, soprattutto per un’arte selettiva ed elitaria, che necessita di ingenti capitali”. La riunione si è tenuta nella sala convegni del “Palazzo dei Poeti”, il nuovo albergo-ristorante della famiglia Popia, ringraziata da tutta la troupe, prima di trasferirsi al completo a Metaponto, nel tempio di Era, dove, pare, sia morto Pitagora. Un’ottima chiusura per un film che aspira(va) ad entrare nella intrigante mitologia produttiva ed artistica del cinema italiano. Salvatore Verde
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