Nova Siri – Nel pomeriggio di giovedì abbiamo incontrato Andrea Purgatori, il noto giornalista inviato speciale del “Corriere della Sera”, ospite di “CinemadaMare”, per l’intervista del direttore Franco Rina. Un ritorno soprattutto come sceneggiatore pluripremiato di cinema e televisione, accompagnato da Laura Ippoliti, sceneggiatrice anch’essa di talento. - D. Un apprezzato ritorno, dopo un anno. R. Si, sono molto contento, per una bella iniziativa in un momento di grande crisi del cinema italiano. Se una piccola-grande realtà si impone all’attenzione nazionale, credo vada riconosciuto e sostenuto, spero, anzi, di ritornare ancora nella vostra regione, che ha ricchezze da offrire non soltanto ai cineasti. - In questo periodo è cambiato qualcosa nel sistema dei media? Certamente si ed in peggio. Ma parlo anche come membro del Comitato direttivo dell’associazione nazionale degli autori e produttori indipendenti. Infatti, la produzione cala, i finanziamenti pubblici sono finiti e il ricostituito “fondo” sarà un fatto minimo, tant’è che il prossimo anno si toccherà il minimo storico: 30-40 film. Inoltre, il cinema della Rai è sempre più commerciale e altrettanto fa Medusa-Mediaset, con il risultato di imitare la televisione, cioè di rincorrere il mercato e l’audience, a scapito della qualità. - La legge Gasparri porterà dei miglioramenti al sistema, e alla produzione di qualità? No, perché rinforza solo il polo commerciale, che non ha tra i suoi fini quello di elevare il livello culturale. Quindi gli investimenti saranno solo nella direzione dei film di cassetta, magari buoni per aumentare il richiamo della pubblicità. L’esatto contrario del passato recente in Rai, che prescindeva dal facile successo e finanziava opere coraggiose e di valore, con Rosi, i Taviani, Bertolucci, Cavani, Olmi e altri. Ecco, tale specificità si va perdendo. - Stranezza italiana: tante emittenti che si sforzano di… assomigliarsi, nonostante la moltiplicazione dei canali. E’ così. La favola dei canali digitale si scontra con la necessità del molto danaro occorrente per riempirli di contenuti qualificanti. Quelli satellitari lo hanno tentato invano con budget esigui, poi rinunciando. E lo stesso accadrà con il digitale, che si specializzerà sempre più in canali di nicchia, che non attraggono la pubblicità. E il cerchio si chiude, o, il che è lo stesso, ricomincia.
- Dunque, se i soldi sono nel mondo della televisione… No, sono nella pubblicità. Che non ha interesse ad investire dove non c’è il ritorno rispetto agli obiettivi voluti, come nel caso dei canali nuovi.Con il duopolio, il pluralismo sbandierato è solo virtuale, il mercato libero delle televisioni.non esiste. I grandi investitori sono scoraggiati, perchè la battaglia si può fare solo con il terzo polo, possedendo però almeno due canali. - La pubblicità è da sempre più orientata sulle televisioni generaliste, ma gli esperti dicono che sia in crisi, almeno di contenuti. Non lo credo affatto.Magari lo fosse, perché si libererebbero risorse ampie.Per i contenuti certamente si , si pensi ai reality show. - Nel cinema italiano si muovono alcuni nuovi autori? Muccino è sicuramente bravo a girare, ma anche Garrone, Sorrentino. Con le nuove leve capaci e dei buoni sceneggiatori, si possono affrontare i grandi temi vivificando l’importante tradizione italiana dei film di impegno civile, e stimolare gli spettatori. I fatti di Scanzano Jonico sarebbero una buona storia. Salvatore Verde
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