Nova Siri - Assieme al vincitore del premio Oscar Giuseppe Tornatore, Vincenzo Cerami è stato l’ospite di “CinemadaMare”, edizione 2003, che ha maggiormente richiamato e coinvolto il grande pubblico del Metapontino. Memorabili serate magiche, ma bisogna aggiungere la “Serata Fellini” del giornalista Vincenzo Mollica, che si sono replicate quest’anno con la “Serata Troisi” dello stesso Mollica, con la presenza del regista olandese Frans Weisz e l’arrivo di Margarethe von Trotta, autrice di valore mondiale. Quasi normale, dunque, il ritorno atteso e gradito del poliedrico Cerami, alla rassegna novasirese, in svolgimento fino a domenica 15 agosto, intervistato mercoledì dal direttore della rassegna Franco Rina, in piazzeta Troisi alle ore 22. Giornalista, scrittore-romanziere e sceneggiatore di cinema, forse il più grande in Italia, oltre che di radio, teatro e musical, Cerami ha segnato il suo percorso creativo con la versatilità di un talento naturale ed una corrosiva vena sarcastica.
Un ritorno entusiasmante. C’è calore umano vero in questa rassegna, ormai importantissima non solo in Italia. A cosa sta lavorando? Posso dire solo il titolo: “La tigre e la neve”, che uscirà l’anno prossimo. Sembra proprio un sodalizio artistico, quello con Benigni, destinato a rimanere nella storia del cinema mondiale come altri famosi. Ringrazio, ma è una valutazione demandata alla posterità. Più che con altri: Sergio Citti, Gianni Amelio, Marco Bellocchio, Giuseppe Bertolucci, Ettore Scola, Antonio Albanese, con Roberto Benigni ho fatto sei film, divertendomi molto, ed ogni volta pensavo fosse l’ultimo. Talento di scrittura e formazione tecnica, sono un binomio importante per i giovani? Negli Usa gli sceneggiatori guadagnano più di molti registi, perché è lì il talento iniziale di un progetto, per fare cinema e televisione. Poi si richiede una complessa e plurima partecipazione di altre capacità, perciò consiglio sempre i giovani di tentare in gruppo, intorno ad un progetto.La tecnica si può apprendere strada facendo. Tuttavia, alcuni sono arrivati a fare cose degne senza una precisa formazione. I giovani devono fare cortometraggi per arrivare al lungometraggio? Non necessariamente, soprattutto ai tempi nostri con l’ausilio del digitale, perché basta molto poco, ed adeguando i risultati alle risorse dispiegate. Ma la realizzazione di un corto è del tutto differente e molto più difficile rispetto al lungo, anzi, la regia non è neppure l’aspetto più rilevante,essendo la costruzione breve dell’impianto narrativo.Come pure l’apporto degli attori, sovente costituito da amici e persone improvvisate. Insomma, il corto non deve mai essere un lungo striminzito. Farà mai una regia? Ribadisco, no. All’inizio mi manca la capacità relazionale e diplomatica, e poi si perde troppo tempo, dall’ideazione alla realizzazione. Inoltre, aristocraticamente, scrivere è molto più difficile. Come ha visto la Basilicata, in questo anno intenso nei media? La gran parte degli italiani sensibili, vi hanno seguito con partecipazione e preoccupazione. Era l’enorme contraddizione dei nostri tempi. Da meridionale, ero sicuro che ce l’avreste fatta. La gente del Sud sembra buona e molto spesso vota male, però quando ci sono i problemi veri sa incidere. Salvatore Verde
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