La
Basilicata alla LXVIII Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di
Venezia: le ambientazioni di Ferrario, la regia di Matera, le interpretazioni di Arisa, Furlò e Zullino, i contributi della Cauzillo e le iniziative di Lostaglio, Rina e Russo.
Lucani(a)
in Laguna. Non (solo) un nuovo slogan pubblicitario e neppure una sorta di (auspicabile)
gemellaggio di celluloide, ma una ricognizione delle presenze e del positivo
apporto dei conterranei alle opere e alle iniziative dell'appena conclusa Mostra
Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, diretta dall'autorevole Marco Muller, in scadenza di mandato dopo
otto anni.
Il Leone d'Oro per il Miglior film della 68° edizione è stato vinto
con merito dal film russo "Faust" del geniale Aleksander Sokurov, mentre al film "Terraferma",
dell'italiano Emanuele Crialese, è
andato il Gran premio speciale della
Giuria, presieduta da Darren
Aronofsky e composta
da Eija-Liisa Ahtila, David Byrne,
Todd Haynes, Mario Martone, Alba Rohrwacher, André Téchiné.
E il
rapporto cinema e Basilicata? A ben vedere non è (stato) difficile, per dirla
con Roland Barthes, trovare i frammenti
di un legame amoroso, duraturo, intenso e vario al contempo. A parte la
selezione ufficiale dei film in concorso e fuori concorso e la sezione
"orizzonti" (le nuove correnti del cinema mondiale), con relativa
retrospettiva, la sezione "controcampo italiano", quella delle nuove linee di
tendenza del cinema italico, è stata senza dubbio la più partecipata
direttamente.
Infatti, la giovane Vania
Cauzillo, tra le responsabili dell'associazione culturale "L'Albero" di
Melfi, ha contribuito alle ottime ricerche d'archivio per la realizzazione del
documentario del pugliese Alessandro
Piva, "Pasta Nera"(60 min.,
presentato il 6 settembre), sulle
famiglie del nord che accolgono i bambini meridionali negli anni 1947-52, con
alcune scene ad Avigliano. Nel 150° dell'Unità d'Italia e sulle orme della
storica spedizione Mille, l'affermato regista Davide Ferrario per "Piazza Garibaldi" (111 min.,
proiettato l'8 settembre) risale criticamente la penisola, effettuando alcune
riprese del documentario anche a Nova Siri e Tursi, Brindisi di Montagna e
Potenza. Il maturo attore materano Pascal Zullino è tra i protagonisti dell'apprezzato film sul dramma degli infanticidi "Maternity Blues" (93 min., visto
il 7 settembre) di Fabrizio
Cattani (i due, anche qui con la bella Andrea
Osvart, avevano già lavorato insieme e in "Il Rabdomante", del 2007,
pluripremiata pellicola materana).
È arcinoto il debutto della cantante potentina Arisa, anche neo
giurata del programma X-Factor su Sky, come attrice in "Tutta colpa della musica" (97' min., passato l'8 settembre) di Ricky Tognazzi, sull'amore
nell'età di mezzo, interpretato tra gli altri da Stefania
Sandrelli, Ricky Tognazzi, Marco Messeri, Elena Sofia Ricci, Debora Villa,
Monica Scattini. Significativo
pure il rimando alla sezione "Giornate degli autori", promosse autonomamente
dalle associazioni dei registi italiani "Anac" e "100 Autori", in
collaborazione con la "Settimana internazionale della critica" del Sncci, "Cinema & Storia/100+1.
Cento film e un paese, l'Italia", con due film: l'evento speciale di "Voi siete qui" (85 min., giovedì 8), documentario
della memoria dei grandi protagonisti dei film girati a Roma, ideato da Alessandro Boschi e dal grande critico Alberto Crespi, diretto dal giovane
talentuoso Francesco Matera,
originario di Montalbano Jonico (figlio di Donato, oggi
in pensione, noto anestesista e responsabile dell'ambulatorio antalgico -
agopuntura - dell'ospedale di Torregalli a Firenze); "Ruggine"
(109 min.), una favola inquietante e cupa di Daniele Gaglianone, con Filippo Timi, Stefano Accorsi, Valerio
Mastandrea, Valeria Solarino e con il dodicenne di Bernalda, Giuseppe Furlò (figlio di Enrico e Silvia Salvato, residenti a
Bari, dove frequenta la scuola Secondaria di 1° Grado).
Senza
minimizzare il dinamismo collaterale: la presenza di "CinemadaMare" e del
direttore Franco Rina, invitati e
ospiti del sindaco di Venezia; la proiezione di "Albe dentro l'imbrunire"
(21min.), sulla vecchiaia in un casa di riposo di Rionero in Vulture, paese
natale dell'autore e critico Armando
Lostaglio, vice presidente nazionale del Cinit-Cineforum Italiano; la
diffusione del progetto pilota Ichnos Network, per il cinema digitale e le sale
in HD in Basilicata, sostenuto dalla regista Marta Bifano, da Donald
Ranvauld, produttore anglo-italiano,
e Gaetano Russo, architetto
bernaldese al Maxxi di Roma. Insomma, pur esprimendosi con valori tipici
dell'antropologia di questa terra, i cast tecnico-artistici delle opere
selezionate e talune ambientazioni ed eventi collegati hanno di certo lasciato
il segno.
Salvatore
Verde
NOTE
VENEZIANE
Alessandro
Piva,
"Pasta Nera"
Sinossi - 1947-1952.
La guerra è finita e l'Italia è devastata, ma l'entusiasmo per la nascente
democrazia attraversa il paese. Nel clima di collaborazione tra le forze
antifasciste per la ricostruzione, migliaia di famiglie di lavoratori del
centro-nord aprono le loro case ai bambini provenienti dalle zone più colpite e
di più antica miseria del Meridione. L'iniziativa in poco tempo diventa un
movimento nazionale, proponendo una concezione della solidarietà e
dell'assistenza che trova le sue radici nei valori della Resistenza, indicando
soluzioni concrete ai problemi più urgenti, supplendo talvolta all'assenza
delle istituzioni. Sono le donne le protagoniste indiscusse dell'enorme
macchina organizzativa: attraverso l'Unione Donne Italiane e i comitati
organizzati in ogni città, riescono tra mille difficoltà a portare quei
bambini, laceri e denutriti, in un contesto di dignità e di riscatto. I
protagonisti di questa storia, ormai nonni, ricordano con i loro occhi di
bambini questa esperienza inedita creando un cortocircuito emozionale tra
infanzia e anzianità. Attraverso i loro racconti, i rari documenti filmati
dell'archivio Luce e gli archivi fotografici privati, Pasta nera dà corpo
alla memoria storica di uno dei migliori esempi di solidarietà tra Nord e Sud
del nostro paese.
Commento
del regista
- Questa è una storia ricostruita attraverso i tanti ricordi di un viaggio
fatto da bambini, ma in fondo è un'unica grande storia di solidarietà italiana.
Il tempo del racconto è scandito dai protagonisti ripresi nelle loro case, nei
luoghi dell'infanzia tra i loro oggetti, le poche foto custodite gelosamente. E
poi la Storia, quella della ricostruzione. Archivi, cinegiornali e filmati
storici contestualizzano il paese in clima postbellico: le città sventrate, la
forza indomabile delle donne, la condizione infantile nelle grandi città, e poi
la fame. Quella sì che si ricorda. Così come il colore di quella pasta, nera,
che dopo anni di guerra sembrava la cosa più buona del mondo.
Davide
Ferrario, "Piazza Garibaldi"
Documentario (111' min', lingua: vari dialetti), con letture di Salvatore Cantalupo,
Luciana Littizzetto, Marco Paolini, Filippo Timi. Il documentario è stato
girato anche a Tursi.
Sinossi - "Piazza
Garibaldi" è un toponimo che si incontra in qualsiasi città italiana. È la
metafora della nazione e della sua storia. Come nel fortunato e premiato La
strada di Levi, Ferrario si mette in viaggio: stavolta sulle orme della
spedizione dei Mille. L'obiettivo: verificare il rapporto tra passato e
presente, partendo da Bergamo, una volta "Città dei Mille" e oggi roccaforte
padana, per arrivare fino a Teano. Il viaggio è pieno di sorprese, incontri,
riflessioni: un grande road movie attraverso la storia e la geografia del
paese, cercando di rispondere a una domanda assillante: perché noi italiani non
riusciamo più a immaginarci un futuro?
Commento
del regista
- La scadenza del 2011 era inevitabile. Il centocinquantenario dell'Unità
d'Italia mette in corto circuito, per quelli della mia generazione, un
principio e una (provvisoria) fine: 50 anni fa, al tempo del centenario,
eravamo bambini proiettati verso un futuro pieno di promesse; oggi siamo uomini
fatti, in un mondo pieno di dubbi e di domande. Quale modo migliore per
rispondere a queste domande che quello di mettersi in viaggio alla ricerca
della nostra identità di italiani? Un viaggio non arbitrario, ma storico e
simbolico: quello della spedizione dei Mille, il mito da cui tutto è partito.
Per provare a capire come il senso di quella parola che tanto odiavamo -
"patria" - è cambiato; e perché.
Fabrizio Cattani, "Maternity Blues"
Film
drammatico con Andrea Osvart, Monica Birladeanu, Chiara Martegiani, Marina
Pennafina, Daniele Pecci, Pascal Zullino.
Sinossi
- Quattro
donne diverse tra loro, ma legate da una colpa comune: l'infanticidio.
All'interno di un ospedale psichiatrico giudiziario, trascorrono il loro tempo
espiando una condanna che è soprattutto interiore: il senso di colpa per un
gesto che ha vanificato le loro esistenze. Dalla convivenza forzata, che a sua
volta genera la sofferenza di leggere la propria colpa in quella dell'altra,
germogliano amicizie, confessioni spezzate, un conforto mai pienamente
consolatorio ma che fa apparire queste donne come colpevoli innocenti. Clara,
combattuta nell'accettare il perdono del marito, che si è ricostruito una vita
in Toscana, sconta gli effetti di un'esistenza basata su un'apparente normalità.
Eloisa, passionale e diretta, persiste ogni volta nel polemizzare con le altre:
un cinismo solo di facciata. Rina, ragazza-madre, ha affogato la figlia nella
vasca da bagno in una sorta di eutanasia. Vincenza, nonostante la fede
religiosa, sarà l'unica a compiere un atto definitivo contro se stessa. Ha
ancora due figli, fuori, e per loro riempie pagine di lettere che non spedirà
mai.
Commento
del regista
- Maternity Blues
ha il nome dolce di una musica lontana, invece è una sindrome assassina, una
depressione post partum che porta una madre a uccidere il proprio figlio. Il
testo teatrale From
Medea di Grazia Verasani, da cui è tratta la sceneggiatura, nasce
non solo come riflessione sull'istinto materno ma anche come accusa contro una
società che ha sempre bisogno di creare mostri e giudicare un malessere che non
andrebbe liquidato con leggerezza. Nel film non c'è traccia di giudizio nei
confronti delle protagoniste, ma neppure di giustificazione e, tanto meno, di
assoluzione. C'è semplicemente la fotografia delle loro vite, raccontate
dall'ospedale psichiatrico giudiziario dove stanno scontando la loro pena e
contemporaneamente cercando di "curarsi" con il supporto di psichiatri.
Ricky
Tognazzi, "Tutta Colpa Della Musica"
Film con Stefania
Sandrelli, Ricky Tognazzi, Marco Messeri, Elena Sofia Ricci, Debora Villa,
Monica Scattini, Arisa.
Sinossi - Questa è la storia di un "secondo
amore". Giuseppe ha cinquantacinque anni, è sposato, ha una figlia, ma non si
può certo dire che sia felice. Grazia, la moglie, presa dal suo radicalismo
religioso (è una fervente testimone di Geova), da anni ha con lui un rapporto
di fredda indifferenza e anche Chiara, la figlia, che ha seguito la madre nella
sua infatuazione religiosa, non si può dire che abbia poi questo gran dialogo
con lui. Napoleone, l'amico di tutta una vita, lo convince a darsi una
scrollata e a provare a "vivere", cioè ad andare con lui a cantare nel coro
della città, una sala in una chiesa sconsacrata, dove i "ragazzi" della loro
generazione possono ancora divertirsi liberamente e provare a "rimorchiare".
Giuseppe si fa travolgere dalla nuova vita e si innamora di Elisa, una
bellissima donna di mezza età conosciuta al coro. Elisa, pur non volendo
staccarsi dalla propria famiglia, alla quale è legatissima, non potrà fare a
meno di vivere con Giuseppe una vera e propria storia d'amore, più coinvolgente
e importante di quanto lei stessa potesse aspettarsi. Riusciranno a mettersi in
gioco fino in fondo? A superare le ragioni che si oppongono a un loro possibile
futuro?
Commento del
regista - Siamo al
fatale adagio degli amori senili, o magari no, facciamo "mezza età inoltrata",
s'il vous plaît. Però, anche a voler giocare d'astuzia col rapporto fra le
parole e le cose, la sostanza resta quella: le chiome incanutiscono o nel
peggiore dei casi si volatilizzano, la pelle - forse stanca degli anni di
splendore - comincia a rilassarsi e perdere il suo tono, i muscoli acquistano
consistenze da latticino, le pance dilagano, le ossa si decalcificano (ma come
si permettono?)... e tutto in barba a ogni infaticabile e coraggioso sforzo di
tenere in piedi la baracca. Il corpo, diventando un beffardo e maligno
aguzzino, suggerisce che è meglio fermarsi un po' e mettersi alla finestra a
guardare. Ma fosse solo questo... Il fatto è che qui si consuma la più assurda e
maledetta delle schizofrenie: il corpo va per la sua strada, e invece il cuore...
Francesco
Matera, "Voi siete qui"
Evento
speciale, documentario (col. e b/n, HD, 2011) ideato e scritto
da Alessandro Boschi e Alberto Crespi, prodotto da Dario Formisano, diretto da Francesco Matera. Una produzione Eskimo, in collaborazione
con La 7 e con Cinecittà Luce, realizzata con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Direzione Generale
Cinema e di Roma Lazio Film
Commission, con il contributo di R-evolution
Film&Television e di on the
DOCKS, con Angelina Chavez e Alberto
Crespi e l'amichevole partecipazione
di Furio Scarpelli, Peppino Rotunno, Giuliano
Montaldo, Luciano Vincenzoni, Maurizio Ponzi, Ettore Scola, Vito Annichiarico, Carlo
Lizzani, Mario Monicelli, Gianni Amelio, Vincenzo Cerami, Nanni Moretti, Paolo
Ferrari, Paolo Virzì, Sabrina Ferilli, Carlo Verdone, Ferzan Ozpetek, Marco
Bellocchio, Gigi Proietti, Claudio Mancini, Armando Trovajoli. Aiuto regia Igor
Molino Padovan; riprese Christian Yari Schembri, Giulio Frediani,
Luca Silvagni;presa
diretta Saverio Damiani; montaggio Igor
Molino Padovan, Lorenzo Scoles, Francesco Matera; musiche
originali Simone Santini; organizzazione
Andrea Meccia; rights
clearing e ricerche iconografiche Antonio
Cecchi; vendite internazionali e distribuzione On
The Docks.
Sinossi - Alberto è un giornalista e
critico cinematografico con una passione speciale per la "geografia del
cinema". Angelina è una giovane fotografa straniera, trasferitasi a Roma
da pochi anni. Alberto ha finalmente deciso di dedicarsi a un vecchio progetto:
scrivere un libro - un saggio a metà strada fra la guida turistica e la
ricostruzione storiografica - con l'ambizione di indicare tutti, o quasi, i
luoghi di Roma dove sono state girate sequenze di film famosi. Ritorna perciò
su alcuni di quei set, mentre Angelina documenta, attraverso la macchina
fotografica, i sopralluoghi e le interviste di Alberto. «È grazie ai film che
vi sono stati girati, alla loro "memoria", che Roma, da antica diventa viva e
contemporanea. Ma memoria non è nostalgia. I classici della storia del cinema
che incontrerete in questo film sono davvero nostri contemporanei, a condizione
di riuscire a vederli e ricordarli».
Commento del regista - È un road
movie metropolitano nel corso del quale si attraversa la città di Roma alla
ricerca di molti suoi luoghi resi famosi da grandi film del cinema
italiano. Per rivedere le immagini di
quei film, e magari parlarne con qualcuno dei protagonisti. Per verificare
quanto e come la città sia cambiata (e continui a cambiare). Per testimoniare come il cinema - che ha
raccontato la città occupata negli anni del nazi-fascismo, la sua rinascita dopo
la guerra, la ricostruzione, il boom economico, la speculazione edilizia... -
abbia finito col diventare il vero grande cronista della vita di Roma. È la
scritta che compare sulle mappe, nei centri commerciali e negli itinerari
turistici, per far capire alla gente dove si trova. Noi l'abbiamo idealmente
portata in giro per Roma, rintracciando i luoghi della città dove sono state
girate sequenze di film celeberrimi. Abbiamo fatto un lavoro sulla memoria, ma
non sulla nostalgia. Perché i classici della storia del cinema che incontrerete
in questo film sono nostri contemporanei, a
condizione di riuscire a vederli e ricordarli. A condizione di "usarli",
farli entrare nelle nostre vite. E'
grazie ai film che vi sono stati girati, alla loro "memoria", che Roma, da
antica diventa viva e contemporanea. Ritrovare i luoghi della città, ricreare
le inquadrature dei grandi film del passato, è stata per tutti noi una grande
lezione e un grande onore. Grazie davvero a quei cineasti - registi, attori,
sceneggiatori, direttori della fotografia - che si sono lasciati coinvolgere in
questo viaggio. Sono loro i garanti della memoria, e i custodi della sua
modernità (Francesco Matera)
Roma strada aperta. A particolari rievocazioni logistico-cinefile, diari on the
road, soliti luoghi e a case saturnine ma un sacco belle, febbre per Cinecittà,
capitolini buongiorno, notte e giornata tutta davanti. A Furio e Mario che
sentiamo presenti. "Voi Siete Qui" di Francesco Matera con Alberto ‘Virgilio'
Crespi e Angelina ‘Beatrice' Chavez (coordinamento di Alessandro Boschi) è scorrevole-rivelatrice,
divertente-rigorosa mappatura rabdomantica di sessanta anni di Cinema nella...
sua città: va per dialoghi su cambiamenti urbani e di periferia, per segni e
sensi (Scarpelli magistrale prologo-epilogo, Monicelli acutissimo) ben oltre i
meri ricordi, con scene di film ripensate oggi da registi&attori, e anche
da un pianoforte. Bello, utile, seminante. Grazie a Trovajoli, Lizzani,
Rotunno, Scola, Montaldo, Proietti, Amelio, Verdone, Ozpetek, Moretti, Virzì e
al sempre più giovane di tutti Monicelli. (Maurizio
di Rienzo)
Francesco
Matera è
nato a Firenze nel 1974. Si forma come regista nell'emittente
musicale Videomusic, per la quale dirige trasmissioni in diretta e registrate: Vertigine,
For you, Arrivano i nostri, Viruzz, Surfing, Nightfile, @File. Per La7 cura
la regia di sei edizioni del programma La valigia dei sogni e di
numerosi speciali di approfondimento cinematografico. Ha realizzato più di
trenta reportages in tutto il mondo per la trasmissione televisiva Alle Falde del Kilimangiaro su RAI3. Ha
collaborato con il Ministero per gli Affari Esteri per la realizzazione di due
documentari nell'ambito della cooperazione internazionale in Senegal "Primoca" e "Papel". Ha
diretto numerosi video istituzionali e promozionali (Sasch, Telecom,
Castrol, Sat Areoporto di Pisa, CBI Navi, Apt Versilia, Harmony Music, Le
Chiantigiane).
Daniele Gaglianone, "Ruggine"
Interpreti: Filippo
Timi (Dr. Boldrini), Stefano
Accorsi (Sandro Adulto), Valerio
Mastandrea (Carmine Adulto), Valeria
Solarino (Cinzia Adulta), Giampaolo Stella (Carmine Bambino), Giuseppe Furlò (Sandro Bambino), Giulia Coccellato (Cinzia Bambina), Giacomo Del Fiacco (Tonio), Leonardo Del Fiacco (Andrea), Annamaria Esposito (Betta), Alessia Di Domenica(Rosalia), Giulia Geraci (Margherita), Michele De Virgilio (Padre Sandro), Anita Kravos (Madre Sandro), Giuseppe Vitale(Cosimo), Cristina Mantis (Sig.ra Mauriello).
Soggetto: Stefano Massaron; sceneggiatura: Daniele Gaglianone, Giaime Alonge, Alessandro Scippa; musiche: Evandro Fornasier, Walter Magri, Massimo Miride, Le Luci Della Centrale
Elettrica, Vasco Brondi; montaggio:
Enrico Giovannone; costumi: Lina Fucà; scenografia: Marta Maffucci; fotografia:
Gherardo Gossi; suono: Vito Martinelli; casting:
Marita D'Elia; aiuto regista: Nicola Scorza; produttore:
Gianluca Arcopinto, Domenico Procacci;
organizzatore generale: Michela Rossi; produzione: Zaroff Film, Fandango;
in collaborazione con Rai Cinema; formato di proiezione: 35mm, colore; ufficio stampa: Studio PUNTOeVIRGOLA / Fandango Press Office; vendite estere: Fandango; ambientazione:
Taranto e Roma. Il film è stato
sostenuto da: Ministero per i Beni
e le Attività Culturali (MiBac): 1.000.000 euro (Interesse Culturale), Apulia Film Commission. Tratto dal libro "Ruggine"di Stefano
Massaron, 238 pp, Einaudi, collana Einaudi. Stile Libero, 2005.
Sinossi
: "Ruggine" racconta la difficile pre-adolescenza
di una "banda" di ragazzini, immigrati meridionali nel desolato quartiere gli
Alveari alla periferia di una grande città. Nella terra di nessuno, tra città e
campagna, un grande deposito - immenso "mostro" di rugginosi rottami metallici
- è il luogo del gioco e dell'avventura. D'improvviso un altro mostro irrompe,
stavolta in carne ed ossa. Due bambine vengono violentate e uccise e d'un
tratto tutto cambia: le scaramucce tra bande avverse, le esplorazioni, i primi
timidi sentimenti, l'affannosa ricerca del proprio ruolo nel gruppo vengono
cancellati dal pericolo, in quell'estate di paura che ciascuno porterà nella
memoria come un insostenibile fardello. Trent'anni dopo Sandro, Carmine, Cinzia
sono ancora marchiati da quell'esperienza incancellabile che ha traumaticamente
segnato la fine dell'infanzia.
Armando Lostaglio, "Albe dentro
l'imbrunire"
Commento dell'autore - Un
breve viaggio (30 minuti) nella
memoria di alcuni ospiti della Casa di riposo Virgo Carmeli di Rionero in
Vulture (Pz), istituto fondato nei primi decenni del secolo scorso da una donna
minuta quanto straordinaria: Maria
Luigia Tancredi. Sono lampi di ricordi come albe (appunto) che illuminano
l'imbrunire della loro esistenza, travagliata e dolorosa: generazioni che hanno
combattuto duramente per la sopravvivenza quotidiana. Corono un piccolo sogno:
parlare con delicatezza della terza età, della sofferenza di quella generazione
che ci ha regalato, col loro sacrificio, la libertà di pensiero e di
espressione, prima ancora che economica. Il film cerca di mettere in luce la
microstoria, fra poetica e impegno civile. Al fianco, quindi, di quanti si
battono (come l'attuale responsabile della Casa, Rosa Preziuso) per conferire una maggiore dignità e sostegno a
questi luoghi di tenerezza e di carità. Il documentario è stato
realizzato grazie alla sensibilità, prima ancora che alla professionalità, di Pino Di Lucchio, che ne ha compiuto
scrupolosamente le riprese ed il montaggio, interpretando lo spirito di leggerezza
che il film intende avere.
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