Tursi - Pluripremiato regista olandese di cinema, televisione e teatro, Franz Weisz, 65 anni, è un artista colto, eclettico e sensibile, con una emotività solare ed una ricchezza interiore che subitaneamente si percepisce, anche dal suo ottimo parlare italiano. Pur avendo vissuto e lavorato abbastanza in Italia, è una scoperta assoluta. Merito ascrivibile a Franco Rina, direttore artistico della Rassegna “CinemadaMare”, organizzata dal Centro Lab di Roma, che lo ha voluto come ospite d’onore della manifestazione estiva che si svolge a Nova Siri, quest’anno gemellata proprio con i giovani cineasti del “Paese dei Tulipani”. Nato ad Amsterdam il 23 luglio1938, cinque anni dopo la fuga in Olanda del padre, di origini ungheresi, Weisz, ha svolto da noi la sua formazione tecnica e culturale, diplomandosi in regia al Centro sperimentale di Cinematografia di Roma nel 1962 (con il corto “Ping pong e poi ... “). Qui ha consolidato rapporti, come con Silvano Agosti, rivelatisi poi amichevolmente duraturi, che gli hanno consentito di debuttare nel film a episodi “Gli eroi di ieri, oggi, domani” (1964), con Paolo Graziosi, e di realizzare, due anni dopo, l’importante “Het Gangstermeisje, (La ragazza gangster, 1966), con Gian Maria Volontè, presentato al Festival di Berlino, seguìto poi da “Charlotte” (id./Charlotte S., 1980), forse il suo capolavoro, coprodotto da Rai e Bbc, e da “Een Vroux van het noorden” (Una donna del nord, 1999), con Massimo Ghini. In quarant’anni di carriera, ha continuato ad alternare corto metraggi famosi nel mondo, citiamo almeno “Een Zondag op het eiland van de Grande Jatte” (t.l.: Una domenica sull’isola di Grande Jatte,1964), “Made in Paradise” (1968), “Entrèe Brussels” (1978), e “Cranky Box” (1993), a film tv lunghissimi, come “Bij nader inzien” (t.l.: Il grande freddo,1991), serie di sei ore, “Op afbetaling” (t.l.: Il tradito, 1992), di 180’, e “The Successor” (1997), di 200‘ in 4 episodi, rivelandosi uno straordinario direttore di attori e attrici, molto spesso vincitori di premi come protagonisti. Non a caso, ultimamente, è stato impegnato molto anche in apprezzati lavori teatrali: “Python” (2000), “Grace, the musical” (2001), “That’s Life” (2002). La sua fama però è legata al cinema.Oltre al citato “Charlotte”, presentato a Venezia, dove il regista passò come tedesco, senza impressionare molto, tra i suoi film più interessanti bisogna ricordare almeno“Naakt over de schutting” (/t.l.: Nuda dietro la siepe, 1973), “Rooie Sein” (t.l. La ragazza dai capelli rossi, 1975), presentato a Mosca, “Havinck” (1987), presentato a Cannes, “Leedvermaak”, 1989 (t.l.: Il piacere della sofferenza), premiatissimo e designato nella candidatura all’Oscar; “Hoogste tijd”, 1995 (t.l.: Chi è di scena). Molti suoi film sono disponibili in video e dvd, ma non sempre in versione italiana o inglese. Salvatore Verde
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